Giovedì 17 settembre il presidente della fnsi Giuseppe Giulietti sarà a Sassoferrato, in provincia di Ancona, luogo di nascita di Italo Toni, il giornalista scomparso 40 anni fa a Beirut insieme alla collega Graziella De Palo. Giulietti, accompagnato dal segretario regionale Sigim Piergiorgio Severini e dal presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti delle Marche, Franco Elisei, incontrerà Aldo, il fratello del giornalista e Alvaro Rossi, amico di Italo, che in questi decenni con la famiglia ha contribuito a mantenere la memoria di questo tragico evento. La delegazione alle 11 si recherà nel viale che l’amministrazione comunale ha voluto dedicare al suo concittadino e alle 1130 parteciperà a una conferenza stampa nel corso della quale verrà fatto il punto sulle indagini, riaperte, come è noto, dalla Procura di Roma, dopo gli elementi di novità introdotti da un nuovo testimone.
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Italo Toni e Graziella De Palo erano appassionati di Medio oriente. Lui aveva 51 anni; lei, romana, 24.
Avevano unito le loro strade professionali: lui era noto per un reportage, anni prima, pubblicato da Paris Match, sui campi di addestramento palestinesi. Lei collaborava con Paese Sera, si fa occupata di traffico d’armi, che partiva dall’Italia per raggiungere frange di terroristi. Quando decidono di andare insieme in Libano, il paese è devastato da cinque anni dalla guerra civile e dal conflitto arabo-israeliano.
Arrivano a Beirut il 23 agosto, dopo avere preparato il viaggio con Nemmer Hammad, rappresentante Olp in Italia.
Il giorno prima di scomparire, il primo settembre, erano stati all’ambasciata dove avevano confidato i loro timori, raccomandandosi: “se entro tre giorni non avrete nostre notizie, date l’allarme”.
La mattina della scomparsa lasciano l’hotel Triumph a bordo di un’auto che era passata a prenderli, mandata dall’organizzazione palestinese Al Fatah.
Difficile sapere cosa sia successo: nei giorni precedenti si sarebbero recati a Zahlek, tra Beirut e Damasco: un’area molto pericolosa, preclusa ai palestinesi, dove fiorisce il mercato della droga e delle armi.
Da quel giorno sono passati 40 anni di silenzi, omertà, anche falsità, depistaggi operati, non solo dai servizi segreti deviati. Tante le ipotesi, ma le uniche certezze sono: la restituzione, quattro anni dopo la scomparsa, degli effetti personali, privi però degli oggetti più importanti, come le macchine fotografiche e gli appunti redatti.
Si è parlato di legami con la strage di Bologna (nella quale resiste l’ipotesi di una pista palestinese); si è fatto riferimento al cosiddetto “lodo Moro”, che avrebbe messo al riparo l’Italia da attentati, garantendo nel contempo libertà di movimento ai palestinesi. Si parla di una condanna a morte firmata perché i due avevano visto cose che non avrebbero dovuto vedere…
Un’altra pista è legata a Stèfano Giovannone, capocentro Sismi a Beirut. Graziella era arrivata a lui, lo citava nella sua inchiesta. Inspiegabilmente proprio a lui è stato assegnato il compito di indagare sulla scomparsa dei due giornalisti.
“Questi 40 anni, afferma Giulietti, non ci portano solo a ricordare o a cercare una verità al buio. Ci sono elementi di attualità che derivano da novità nelle indagini, con testimonianze inedite in grado di rivalutare le indagini, strada sulla quale la procura di Roma ha cominciato a muoversi”.
“C’è, poi, aggiunge Aldo Toni, la pressante richiesta di togliere il segreto di stato sulla vicenda, apposto da Bettino Craxi nel 1984 e mai rimosso. La nuova richiesta è stata recentemente rigettata dal governo senza un plausibile motivo”. Accanto ad Aldo c’è Alvaro Rossi, uno dei più cari amici, c’è la comunità di Sassoferrato, cui, aggiunge Giulietti, va il ringraziamento di tutti per il ruolo avuto nel tenere viva l’attenzione sulla vicenda.