Angelo Vassallo ha insegnato ai cittadini della sua Pollica e all’Italia intera che le favole esistono anche nella vita reale, ma il lieto fine è tutt’altro che scontato.
Il 5 settembre del 2010, mentre percorreva in auto il solito tragitto che lo conduceva a casa, a sbarrargli la strada ha trovato la morte.
Nove colpi di una pistola calibro 9 esplosi a raffica contro Vassallo, ancora seduto nella sua auto, con il finestrino parzialmente abbassato e il freno a mano tirato: queste le uniche certezze legate agli ultimi istanti di vita di un sindaco diventato un’icona della bella politica.
Questo il brusco finale imposto alla favola del “sindaco-pescatore” da una spietata logica criminale.
Un omicidio avvolto nelle misteriose ombre dell’incertezza, malgrado i dieci anni trascorsi da quella sera che ha sancito un punto di non ritorno per la comunità di Pollica, il piccolo comune cilentano che Vassallo ha forgiato a immagine e somiglianza dei suoi sogni, ergendolo a modello di quello stile di vita capace di “coltivare” centenari, tramutando la sua Acciaroli nella famigerata “perla del Cilento”.
La favola di Vassallo nasce tra le onde di quel mare che ha difeso e salvaguardato con le unghie e con i denti, proprio perché quando era un pescatore ha maturato un rapporto privilegiato con quella forza oscura che tanto può dare e tanto può togliere all’uomo.
“Chi ha trascorso una vita intera in mare non può avere paura degli uomini”: questo è quanto resta di Vassallo, a 10 anni dalla sua scomparsa. La saggezza di un uomo semplice che tra le onde di quel mare che amava tanto ha cullato il sogno di una società migliore.
Eppure, Angelo Vassallo, non era un sognatore né un visionario. Era un pescatore, quindi abituato a barcamenarsi tra mille difficoltà e ad osteggiare i pericoli più impervi ed insidiosi, perché generati da un amico che ti conosce bene e che in un lampo si rivela capace di tramutarsi in un ostile nemico, senza preavviso, generando quella furia indomabile che solo il mare sa sviscerare.
Il destino di Angelo Vassallo era tristemente scritto nelle onde di quel mare che tanto amava. Quel pescatore diventato sindaco per conferire un’essenza terrena ai suoi sogni è stato tradito da qualcuno che conosceva bene e di cui si fidava. Nei giorni precedenti al brutale assassinio, Vassallo aveva cercato con insistenza un contatto con la Procura di Vallo della Lucania. Ai familiari aveva confessato di aver scoperto qualcosa che avrebbe preferito non sapere. Una verità scomoda che lo rendeva irrequieto e che probabilmente lo ha condannato a morte.
La favola del “sindaco-pescatore”, consacrata dalla carica ricoperta da Vassallo per ben tre mandati vestendo la fascia tricolore del comune di Pollica, a dispetto della morte del suo temerario protagonista e dei silenzi e dei misteri che ancora avvolgono quell’efferato delitto, ha lasciato un ricordo indelebile nella coscienza sociale della sua comunità che ancora oggi, sfogliando quelle pagine, pregne di ricordi e momenti felici, ma anche di incredulità e lacrime amare, non può fare altro che rivolgere lo sguardo verso il cielo per dedicare un pensiero a quell’uomo semplice dal carattere scontroso che ha dato tutto quello che aveva, compresa la sua stessa vita, per realizzare quel sogno condiviso dall’intera comunità.
L’esempio, il credo politico, l’etica, la morale, la stravaganza, il carattere burbero che gli ha conferito la fama del sindaco tutto d’un pezzo, ma sempre pronto a scendere in campo per aiutare i suoi concittadini, la dieta mediterranea, le lotte a tutela dell’ambiente e contro la speculazione edilizia e lo spaccio di droga: questi i tratti salienti di una favola che ha portato il comune cilentano di Pollica alla ribalta nazionale ed internazionale.
Come puntualmente accade in ogni favola degna di essere definita tale, spetta ai cattivi il compito di stravolgere i sogni di felicità.
Il prestigio conquistato da Acciaroli ben presto finisce nel mirino della camorra e dei colletti bianchi.
La droga che inizia a sbarcare nei luoghi della movida acciarolese, i lavori per la realizzazione del porto e un’infinità di progetti volti a riempire di cemento le verdi colline che lambiscono quelle acque cristalline: Vassallo si ritrova così ben presto a destreggiarsi tra onde torbide ed indomabili, per giunta sconosciute perfino ad un pescatore esperto e navigato come lui.
E’ in questo clima di isolamento ed omertà che matura il brusco epilogo della favola del “sindaco-pescatore”. Tradito da qualcuno di cui si fidava, abbandonato al suo triste destino, malgrado le continue e vane richieste d’aiuto inoltrate per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nel suo comune durante la sua ultima estate.
E soprattutto l’omertà di chi sapeva e ha taciuto che ha consentito di giungere al decimo anniversario della morte di un uomo giusto e di un sindaco onesto, senza conoscere il nome dei responsabili della sua morte.
Nonostante i dieci anni trascorsi da quella tragica sera, la favola del “sindaco-pescatore” continua a rivendicare verità e giustizia.