C’é qualcosa che non torna in questa complicata e confusa vicenda Covid in Italia. Tra l’aumento dei contagi e le teorie negazioniste, ormai non sappiamo piú a chi credere. Eppure i morti dei mesi scorsi dovrebbero bastare di per sé per mantenere alta la guardia.
Qualcuno é giá nel panico dopo la ripresa dei positivi, altri si lamentano dichiarando che il Covid non sia mai esistito, altri sono sicuri sia un’invenzione politica per tenerci in ostaggio fino alle prossime elezioni.
Non so quale di questa sia vera, so solo che ieri martedí 18 agosto ho portato mio figlio al parco divertimenti Zoomarine a Pomezia vicino Roma e sono ancora sconvolta per quello che ho visto.
Ho denunciato tutto sui social mostrando una foto da me scattata alle ore 11.30 durante uno spettacolo di animali acquatici.
Volendo trascorrere una giornata diversa dalle altre, insieme ad alcuni amici dodicenni di mio figlio, avevamo deciso come ogni anno, di andare al famoso Parco divertimenti.
Proprio nella convinzione che il virus sia ancora in circolo e che il distanziamento, cosí come ci é stato spiegato ad oltranza, sia uno dei metodi piú sicuri per evitare il contagio, ho chiamato personalmente la segreteria del parco giochi per assicurarmi che fossero rispettate tutte le normative anti Covid-19 all’interno dello stesso. Mi hanno risposto che il protocollo anti Covid é stato autorizzato dalla Commissione provinciale e che rispettano le disposizioni ministeriali. Hanno aggiunto che il distanziamento sarebbe stato garantito nei ristoranti e che dalle ore 18,00 avrebbero chiesto a tutti l’uso obbligatorio delle mascherine. Mi sono fidata e sono andata.
Arrivo al Parco, pago il parcheggio e vedo giá da fuori una lunga fila alla biglietteria. Mi avvicino per entrare e noto che nessuno aveva le mascherine, non c’era nessuno a controllare la temperatura e neanche il distanziamento.
Alle ore 10.00 di mattina i migliaia di lettini intorno alle piscine e nelle altre aree erano giá stati presi per cui in molti hanno iniziato a sdraiarsi a terra con gli asciugamani.
Dagli altoparlanti si sente qualcuno invitare il pubblico a recarsi presso la Baia dei bipedi, perché a breve sarebbe iniziato lo spettacolo delle foche e dei leoni marini. Centinaia di persone iniziano a dirigersi verso il luogo indicato, salgono in fretta le scale per accapararsi il posto migliore. Nessuna mascherina, nessun distanziamento. I responsabili del parco vestiti di rosso, senza mascherine anche loro, non fanno niente per impedire la calca, anzi mi dicono di sedermi accanto ad un altra signora per non farmi rimanere in piedi.
Sono rimasta qualche secondo senza parole, come stordita da tutta quella gente. Dopo mesi di chiusura in casa, dopo le mie vacanze in Emilia Romagna in cui tutto era supercontrollato, mi sono ritrovata in mezzo a centinaia di persone che mi respiravano sul volto in volto senza problemi. Per mesi ho evitato feste, inviti e ogni forma di assembramento per non correre il rischio di essere veicolatrice del virus alle persone deboli a me piú vicine. Ieri mi é sembrato di aver vanificato tutte queste mie rinunce e accortezze.
Ho provato educatamente a distanziarmi da una signora accanto a me, per cercare almeno quel mezzo metro di spazio per distanziarmi un po’, e questa inizia a gridare “Vittorio Vittorio vieni c’é posto qua!”. Aveva capito che mi ero spostata per concedere lo spazio a suo marito, che era rimasto in piedi sopra la scalinata.
Mio figlio con gli amici non trovando posto sugli spalti si é seduto sulle scale e il ragazzo del personale che avrebbe avuto l’obbligo di garantire la sicurezza lo ha lasciato sui gradini con il suo amico, assicurandosi peró che ci fosse lo spazio per far salire e scendere le persone. Ho scattato delle foto, fino a quando non si é formata un’altra fila per andare a fare la foto rituale con il leone marino. Anche qua nessuna mascherina, nessun distanziamento.
Ho iniziato a lamentarmi con le persone che erano con me ed ho fatto vari giri anche nelle altre aree ma la situazione era piú o meno la stessa. C’erano file kilometriche per fare gli scivoli d’acqua, per fare i giochi; c’erano file alle casse per mangiare, per prendere un caffé, una bottiglietta d’acqua, per andare in bagno, negli spogliatoi, ovunque senza alcun distanziamento, tutto documentato dalle mie immagini.
Alle ore 15,00 altra richiesta dall’altoparlante: “sta per iniziare lo spettacolo dei delfini” stessa scena delle ore prima allo Stadio dei delfini.
Nel frattempo la mia foto postata sui social, che mostrava gli spalti affollati ha cominciato a girare e forse anche qualche altro indignato come me, aveva allertato le autoritá competenti.
Arriva poco dopo la polizia locale, erano in tre ed hanno fermato lo show dei delfini. Sempre dall’altoparlante una voce dice: “Purtroppo dobbiamo interrompere lo spettacolo per mancato distanziamento, tornate alle ore 18 muniti di mascherina.”
Si sente un ‘buuuu’ collettivo. “Abbiamo pagato il biglietto, abbiamo diritto allo spettacolo, alle sei non ci siamo” – dice uno – “eh ancora co stu coviddi, coviddi non ce n’é piú” – grida un’altra.
Un signore tutto tatuato, si fa prendere dall’isteria, i suoi bambini inizano a piangere perché volevano vedere i delfini e se la prende con la moglie e con i ragazzi che lavorano nel parco.
Vado personalmente incontro alla polizia locale e spiego che quello che sta accadendo é illegale e sarebbero dovuti intervenire molto prima. Uno di loro mi risponde che erano arrivati solo allora e che di piú non potevano fare. Hanno scattato qualche foto e se ne sono andati via.
Passa un quarto d’ora, in cui rimango in piedi sotto al sole inebetita a godermi le infauste reazioni della gente, alcuni non sapevano cosa fare se tornare ai lettini o attendere la ripresa dello spettacolo.
Siamo alle 15,30 e come se nulla fosse accaduto lo spettacolo riprende, genitori e bambini tutti rigorosamente senza mascherine con un caloroso applauso accolgono nuovamente i delfini che continuano la loro esibizione.
Sono trascorse 24 ore da questi episodi e sono ancora sconvolta. Lo scempio al quale ho assistito ieri, credo sia un pessimo esempio di come si possa trarre profitto sulla pelle degli altri. Se il cittadino é indisciplinato, é dovere della struttura garantire il rispetto delle regole.
Spero che questa pessima esperienza non abbia conseguenze per me o per la mia famiglia. Perché in una situazione cosí confusa e in un’emergenza sanitaria che sembra non essere finita, é davvero intollerabile un atteggiamento cosí irresponsabile.