BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Turchia, la lunga estate calda dei giornalisti. A luglio due al giorno davanti ai giudici

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Un’ estate di nuove violazioni e di bavagli ha caratterizzato la quotidianità dei colleghi dell’informazione in Turchia. A raccontarcelo, in una sorta di diario – report dell’ultimo mese Barà Yarkada, oggi deputato del principale partito di opposizione, il Partito popolare repubblicano di opposizione, ma per lunghi anni giornalista.
Dal primo al 31 luglio Yarkada ha monitorato e raccolto tutti i casi di libertà di stampa negata e di diritti violati, oltre alle pressioni nei confronti dei giornalisti turchi sistematicamente registrate a luglio, quando ogni giorno una media di due giornalisti si è trovata davanti a un giudice.
Nel report Yarkada ha documentato, solo lo scorso mese, 60 procedimenti a carico di operatori della stampa, l’oscuramento di due canali televisivi per cinque giorni, due nuove inchieste a carico di altrettanti giornalisti, annunci pubblici tagliati per cinque giorni a una testata, una denuncia penale presentata contro un cronista, un attacco armato contro un altro collega e molto altro.
Un lavoro meticoloso e minuzioso quello del deputato del Chp che ha elencato le violazioni dei diritti affrontate dai giornalisti su base quotidiana.
Eccole di seguito:

1 luglio 2020: il Consiglio Supremo della Radio e dell Televisione (RT-K) ha oscurato per cinque giorni le emittenti Halk TV e TELE 1.

2 luglio 2020: il caporedattore del sito di notizie T24, Dian Akàn, è comparso davanti a un giudice per rispondere dell’imputazione di “aiuto consapevole a un organizzazione terroristica come esterno”. Accusa poi archiviata.

3 luglio 2020: Il corridspondente di Artà TV Ankara, Sibel Hortas è stato arrestato in relazione alle proteste di alcune associazioni di fronte al Parlamento.

4 luglio 2020: l’Ufficio del Presidente del Parlamento ha presentato una denuncia penale contro l’editorialista Y’lmaz sdil con l’accusa di “denigrare pubblicamente il Parlamento” e di “incitare il pubblico all’inimicizia e all’odio”.

6 luglio 2020: il direttore delle comunicazioni presidenziali Fahrettin Altun ha intentato una causa per danni contro il quotidiano Cumhuriyet per un redazionale intitolato “Abusi edilizi al Bosforo” in merito alla sua casa a Kuzguncuk, Instanbul.

7 luglio 2020: intentata una causa contro gli attori Metin Akp’nar e Majdat Gezen con l’accusa di aver insultato il Presidente.

13 luglio 2020: arrestato il giornalista Murat A’rel e trattenuto nell’ospedale carcerario di Silivri.

14 luglio 2020: avviata un’indagine contro Nurcan Kaya, un editorialista del sito di notizie Art.

14 luglio 2020: avviata un’indagine contro il giornalista Can szàelik dal quotidiano Szc.

16 luglio 2020: il giornalista G’khan Balcà è stato vittima di un attacco armato mentre stava lasciando la sua abitazione a Eekmekày nelle prime ore del mattino.
16 luglio 2020: condannato a 2 anni, 9 mesi e 22 giorni di carcere per “propaganda di un’organizzazione terroristica il giornalista Deniz Yàcel, assolto in precedenza dall’accusa di “incitare il pubblico all’inimicizia e all’odio”.

17 luglio 2020: picchiati da un gruppo di persone non identificate il giornalista dell’Agenzia Mezopotamya, Aye Sorme e il reporter di Jinnews, Sznur De’er.

22 luglio 2020: il giornalista Rojhat Doru accusato di “appartenenza a un’organizzazione terroristica” per aver inviato 2.000 lire turche (TRY) a un detenuto.

24 luglio 2020: su richiesta della Direzione Provinciale dei Servizi Familiari, Lavoro e Sociali di Muà, è stato imposto un “divieto di trasmissione e pubblicazione” delle notizie riguardanti Fatma Altànmakas, una donna uccisa dal marito dopo messere stata aggredita sessualmente dal fratello dell’uomo con cui era sposata.
24 luglio 2020: imposta la censura e il divieto di diffusione di notizie sul ministro del Tesoro e delle Finanze Berat Albayrak, pubblicate sui siti Szc, T24, Odatv e Toplumsal Haber perché “violano i suoi diritti personali”.

25 luglio 2020: la testata Sendika org denuncia che da 136 giorni continua a essere oscurata nonostante una sentenza della Corte costituzionale datata marzo 2020.

31 luglio: la Direzione generale penitenziaria ha negato l’accesso ai giornalisti del quotidiano Evrensel nel carcere di Gaziantep sostenendo che non era autorizzato a seguire le udienze pubbliche.

E la lunga estate calda degli operatori dell’informazione turca non è ancora finita.
In centinaia sono ancora in carcere, a rischio di contagio Covid – 19 per il sovraffollamento dei luoghi di detenzione Turchia.
Un paese dove i giornalisti possono essere processati e imprigionati a causa dei commenti dei lettori alle loro notizie.
In più di un caso i procuratori, leggendo i messaggi sotto gli articoli pubblicati sulle edizioni online o sui social, hanno avviato indagini per “provocazione del popolo”.
Un pretesto per poter colpire la stampa non allineata.


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