Rompere finalmente il muro di gomma che ci divide dalla verità sulla scomparsa di Italo Toni e Graziella De Palo di cui si sono perse le tracce a Beirut i 2 settembre del 1980. E proprio mercoledì, a 40 anni di distanza, il Presidente della Camera, Roberto Fico, riceverà i fratelli delle vittime Aldo Toni e Fabio De Paolo con il loro legale, l’avvocato Preziosi, insieme ad una delegazione della Federazione Nazionale della stampa Italiana, composta dal Presidente Giuseppe Giulietti, dal segretario Raffaele Lorusso, e dall’avvocato Giulio Vasaturo, oltre che dal segretario dell’UsigRai, Vittorio Di Trapani. Come si sa, a giugno scorso l’avvocato Vasaturo ha depositato istanza alla Procura di Roma per ottenere l’immediato sequestro, presso la presidenza del Consiglio dei ministri e le strutture di intelligence, di tutti gli atti inerenti il caso. Pochi giorni prima il fratello di Italo Toni aveva ricevuto un diniego dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri cui aveva fatto istanza rituale di acquisizione degli atti. Per l’ennesima volta Aldo Toni si è visto rispondere: “…questa Amministrazione non ritiene di accedere alla richiesta in oggetto”. Troppo poco quello che si sa finora. I giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo scomparvero a Beirut, rapiti e uccisi da una fazione estremista dell’Olp.
“Siamo rimasti profondamente amareggiati da questo nuovo smacco ai familiari dei due cronisti uccisi a Beirut e all’intera comunità dei giornalisti italiani – aveva commentato a caldo l’avvocato Giulio Vasaturo – A quarant’anni dalla scomparsa di Italo Toni e Graziella De Palo non vi è alcun motivo plausibile in grado di giustificare questa reticenza di Stato. Tutti i personaggi coinvolti in questa oscura vicenda sono morti e quei pochi ancora in vita sono oggi sicuramente ben lontani dal Libano. C’è qualcuno, evidentemente, ancor oggi, che vuol impedire che si giunga a conoscere la verità sulle circostanze in cui furono uccisi Italo e Graziella e sui depistaggi che ne conseguirono che, com’è noto, coinvolsero direttamente il Sismi». Infatti l’inchiesta coordinata a suo tempo dalla Procura di Roma portò, nel 1985, all’arresto del colonnello Stefano Giovannone, capocentro a Beirut del servizio segreto militare, e alla condanna di un sottufficiale dei Carabinieri, addetto all’Ambasciata italiana in Libano, per aver favorito, con la divulgazione di informazioni riservate, i presunti responsabili dell’omicidio dei due giornalisti. Nei mesi scorsi, a seguito di una segnalazione della famiglia De Palo, il caso è stato ufficialmente riaperto dalla Procura di Roma. Le indagini sono ora affidate al procuratore aggiunto Francesco Caporale e al sostituto Francesco Dall’Olio. Ora la Fnsi, che non intende mollare il pressing per arrivare alla verità, chiede formalmente al Presidente della camera la desecretazione di tutti gli atti e mercoledì verrà consegnata copia dell’esposto inviato alla Procura per ottenere il sequestro degli atti di interesse investigativo.