La guerra in Medioriente sta riprendendo, non solo in Siria, ma ora anche tra Israele e gli Hezbollah.
Dalle riprese atroci televisive in due angolazioni, puntate sulla zona della doppia deflagrazione al porto, non si evincono scie di missili o di bombe aeree, nè di colpi a lunga gittata lanciati dal mare.
Dalla prima esplosione però, costellata di molti piccoli focolai esplosivi, sembra che siamo stati usati ordigni in serie, fino alla deflagrazione principale che ha alzato una sorta di fungo atomico.
Altro che solo un deposito di migliaia di tonnellate di nitrato di ammonio, inerte, seppure pericoloso e velenoso, usato anche per formare il ghiaccio sintetico, oltre a preparare le cosiddette semplici “bombe sporche”.
Mancano informazioni non strumentalizzate da interessi politici di parte, sia libanesi sia internazionali.
Da solo quel nitrato non esplode.
Deve essere miscelato e “spolettato”, oppure stimolato da un incendio o da altra esplosione.
Negli Stati Uniti, ne 1947 al porto di Texas City, l’esplosione analoga fu causata dall’incendio di una nave militare francese. Altra nave francese sempre militare, per una collisione prese fuoco e procurò l’esplosione del suo nitrato di ammonio ad Halifax , Canada nel 1917.
In entrambi i casi, si levò una specie di fungo atomico e vi furono centinaia di morti.
Più di recente, nel 2015, esplose un deposito di nitrato di ammonio nel porto cinese di Tientsin, a seguito dell’esplosione di un’altro sylos contenente nitrocellulosa. Oscure le cause, centinaia di morti.
Certo, a Beirut erano sotto sequestro da 6 anni e sembra fossero di proprietà dei fondamentalisti islamici sciiti Hezbollah, finanziati dagli iraniani, ma comunque al governo insieme ad esponenti sunniti e cristiano-maroniti.
Quindi un “sito sensibile”, conosciuto anche dai servizi segreti israeliani e americani.
Vedremo come si indirizzeranno le indagini. Nessuno dei protagonisti di questa “dirty war” dichiarerà mai di aver contribuito ad una strage così inusitata e feroce.
Ma certo questo atto bellico si inserisce nella strategia pre-elettorale aggressiva del presidente Trump, che subito ha parlato di terrorismo, suffragato da informazioni militari.
Ma l’evento potrebbe anche determinare le probabili quarte elezioni anticipate, ipotizzabili a seguito alle possibili dmissioni del governo “bicolore” con Netanyahu, contestatissimo per la crisi economica e sanitaria e per l’indebolimento interno e internazionale del premier reazionario e bellicoso, inseguito da inchieste giudiziarie, ormai prossime al giudizio.