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Ponti e non muri. L’attualità del nostro manifesto contro il linguaggio d’odio (consegnato al presidente Mattarella)

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“Il ponte fa un mestiere straordinario: tiene assieme, unisce, nella realtà e nella metafora. I ponti non hanno il diritto di crollare: sono i muri che non hanno il diritto di crescere, di essere costruiti”. Le parole di Renzo Piano risuonano con la forza straordinaria di una dimostrazione concreta, il Ponte San Giorgio nato dal suo ingegno, che in queste ore ricuce una città e un Paese.

Parlano anche a noi di Articolo 21, quelle parole: perché un altro ponte, quello nato dalla mano e dalla generosità di Mauro Biani, lo abbiamo fatto arrivare qualche giorno fa fin sul Quirinale. Il disegno con la stilografica che fa da passerella per attraversare il mare in sicurezza è giunto nelle mani del Capo dello Stato. Glielo hanno consegnato la Federazione Nazionale della Stampa e Articolo 21 al termine della cerimonia del Ventaglio convocata dall’Associazione Stampa Parlamentare. Lo hanno dato a Mattarella insieme alla Carta di Assisi, la prima dichiarazione di fratellanza siglata da credenti e non credenti, il manifesto contro il linguaggio d’odio sottoscritto da esponenti di tutte le confessioni, che sempre più dimostra di avere saputo cogliere un nodo fondamentale di questi anni: l’hate speech come ordinario e devastante strumento di azione politico-mediatica, come quotidiano avvelenamento del dibattito pubblico.

Preoccupazioni che i mesi di pandemia e (forse) di post-pandemia non hanno certo permesso di arginare. Dopo un’iniziale fase di sospensione, quando i numeri della tragedia in atto negli ospedali avevano messo la sordina alle strumentalizzazioni, la macchina della propaganda ha infatti ripreso a correre a pieno regime, tornando a puntare sui migranti per risalire nei sondaggi. Un giornale oggi titolava: “vogliono spargere immigrati per l’Italia”, come se le persone fossero virus. Ma è solo uno delle decine di esempi di inciviltà mediatica che alcune testate hanno esibito senza pudore.

Nell’incontro Mattarella ha invece tributato un importante riconoscimento a quell’informazione professionale che ha saputo contribuire “all’educazione e al senso di responsabilità dei cittadini…Una opportunità, forse inattesa, che rilancia il ruolo del giornalismo, opposto alle fabbriche della cattiva informazione, di quelle che siamo abituati ormai a definire fake news, notizie contraffatte, per esprimersi in italiano”.

Un’opportunità che la Carta di Assisi ci chiama a cogliere, mettendo a frutto anche il riconoscimento come ente formatore che qualche giorno fa l’Ordine dei Giornalisti ha dato ad Articolo 21. Motivo in più per sviluppare, regione per regione, momenti di riflessione che vedano insieme i professionisti dell’informazione e tutti coloro che, in ogni ambito della vita associata, sono interessati a chiudere le “fabbriche della cattiva informazione” svelandone i meccanismi.


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