Pianaccio, comune di Lizzano in Belvedere, sull’appennino emiliano; un borgo di case che dalla provincia di Bologna guarda alla Toscana, respirando quell’aria che scende dal modenese e nel cui cielo volteggia l’aquila reale. Non poteva che nascere in un posto del genere Enzo Biagi, un maestro del giornalismo italiano e internazionale.
E oggi, Pianaccio, ha voluto provare a sdebitarsi verso Enzo Biagi; dedicandogli quella strada che l’ha visto nascere, crescere, formarsi, prendere le decisioni importanti della sua vita; come quando ha percorso quella via che oggi porta il suo nome per andare a cercare i partigiani. Per dir loro che si riconosceva in quella voglia di libertà di pensieri, di parole e di opere che lo ha portato a scegliere da che parte stare. Per dire che voleva combattere da giornalista quella guerra che si combatteva a colpi di fucile, ma anche con quelle parole che Enzo Biagi era così bravo da addomesticare.
Tante le personalità che sono volute essere nella Pianaccio di Enzo Biagi, per portare il ricordo e la responsabilità della memoria di una persona che ha saputo dare un indirizzo al giornalismo del dopoguerra; così come tante sono state le persone normali che si sono riconosciute nella gratitudine verso un moderno “cantastorie”, che ha saputo portare nelle case degli italiani la vivacità di un periodo straordinario – nel bene e nel male – della storia del nostro Paese. Con la chiarezza e la sobrietà che solo un “montanaro” è in grado di maneggiare con cura e amore.
C’erano i suoi amici giornalisti, con i quali ha fatto un pezzo di strada insieme; e c’erano i giovani che avrebbero voluto camminare al suo fianco. C’erano gli amministratori che lo hanno voluto ricordare: quelli di Lizzano, che gli han dedicato la memoria del paese e quelli di Bologna, che l’hanno ringraziato per aver portato la “bolognesità” in giro per il mondo. Ma tutti hanno reso omaggio alla capacità di Biagi di comprendere e di farsi a propria volta comprendere, in quello spirito di correttezza e di etica professionale e umana che lo ha sempre contraddistinto.
C’era Loris Mazzetti, amico e collaboratore di una vita, che ha ricordato episodi professionali dal risvolto umano che hanno caratterizzato il lungo connubio che li ha visti insieme. C’era Beppe Giulietti che ha dedicato un accorato discorso alla professionalità straordinaria di un uomo straordinario; e che ha auspicato che la Rai possa concedere al Centro studi nato oggi a Pianaccio tutti i video che riguardano Enzo Biagi: «Perché sia possibile avere riunita in un unico posto tutta la documentazione necessaria a svolgere studi, predisporre tesi di laurea, documentarsi su un testimone del nostro tempo».
Al termine delle celebrazioni, la figlia Bice insieme ai nipotini Matteo e Enzo, hanno scoperto la targa su cui è impresso il nome del giornalista scrittore di Pianaccio.
Davanti al centro di documentazione Enzo Biagi anche una statua, dell’artista giapponese Yasuyuki Morimoto, con la quale è quasi possibile avviare un dialogo.
Cento anni fa, a Pianaccio nasceva un grande uomo e un bravissimo giornalista. Da oggi il nome di Enzo Biagi è ancor più fortemente legato a quel paese da cui è partito, senza mai abbandonarlo per davvero.