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«Parole non pietre», un’alleanza per costruire ponti e non muri e steccati

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Il mondo della comunicazione deve darsi dei principi. Anche in questo campo potremmo fare partire una sorta di “fase tre”

Ci sarà una “fase tre” anche per l’informazione? L’esperienza del Covid servirà a recuperare sobrietà, profondità, ricerca di un nesso tra le cose e le parole? Il virus, ovviamente, non ha fatto altro che esasperare e amplificare vizi e virtù preesistenti, e non solo nel campo dell’informazione. Mai come in questo periodo la parola, ma anche il silenzio, hanno scandito il tempo di vita. Una buona parte della popolazione, giornalisti compresi, ne hanno approfittato per costruire i ponti della solidarietà, della cura reciproca, del sostegno a chi lottava e lotta per difendere la sua vita e quella degli altri.

Questi ponti, per essere realizzati, e per reggere nel tempo, hanno bisogno di una comunicazione, e dunque di una parola, che sappia distinguere tra allarme e allarmismo, tra descrizione della paura e creazione della paura, tra informazione scientifica e campagne internazionali promosse dalle nuove e potenti industrie della falsificazione, che sono qualcosa di più e di più inquietante della singola “bufala” o fake news. Ancora oggi siamo nel pieno di questo contrasto che, per altro, è anche un contrasto tra chi, come le chiese evangeliche, crede nei valori della fratellanza, dell’inclusione, della solidarietà e della giustizia sociale, e chi adora i muri del razzismo, del livore, dello sfruttamento e alimenta guerre, torture, uso delle armi, tratta degli esseri umani.

La lotta contro virus e veleni richiede anche una grande capacità di difendere le democrazie e di tutelare i diritti sociali, civili e politici, messi nel mirino dalle peggiori espressioni del sovranismo internazionale dagli Stati Uniti al Brasile, dall’Ungheria alla Polonia, dalla Turchia all’Egitto, dall’Iran alla Cina. Al centro di questa campagna c’è la cancellazione del diritto alle differenze e alla diversità, in tutte le sue forme: politica, sociale, religiosa, sessuale, culturale.

Ciascuno Stato pretende di essere “padrone a casa sua” e di cancellare chi è minoranza nel suo territorio. Il populismo svela la sua natura di essere l’ennesi- ma variante dell’oligarchia, dove gli ultimi hanno la sola funzione di battere le mani sotto il balcone, reale o mediatico, del capo di turno. Non casualmente, in questi paesi, si stanno moltiplicando le leggi bavaglio e la chiusura dei siti Internet e delle voci sgradite. Questa campagna non mira solo a colpire il singolo cronista, quanto a impedire, a ogni cittadino, di essere informato e di poter così maturare un suo libero convincimento.

Da qui la necessità di realizzare, anche in Italia, una rete che si ponga l’obiettivo di rendere effettivo il libero esercizio del diritto di cronaca e il diritto della comunità nazionale a essere informata. Negli scorsi mesi, insieme alla comunità valdese, abbiamo sottoscritto la carta «Parole non pietre», firmata da credenti di ogni confessione e da non credenti e che si pone l’obiettivo di usare le parole come strumento di conoscenza, di approfondimento, di illuminazione dei mondi oscurati, di contrasto alle fabbriche dell’odio e del falso.

«Dare voce a chi non ha voce, illuminare territori oscurati…»: questi alcuni degli obiettivi che oggi, dopo le ultime tragedie, sembrano ancora più urgenti e irrinunciabili. Ora, insieme, dobbiamo dare sostanza ai principi, trasformarli in azione quotidiana, dando forza e sostegno alle tante esperienze che, sempre e da sempre, realizzano progetti di solidarietà e di crescita condivisa.

Nelle prossime settimane, 9, 10 e 11 ottobre, saremo tutte e tutti convocati in Umbria per il consueto appuntamento con la marcia Perugia-Assisi che, quest’anno, assumerà anche l’aspetto del contrasto ai virus e proporrà di rimettere al centro delle nostre esistenze la “cura” degli altri, intesa nel senso più ampio. Perché non approfittare, anche di questa opportunità, per rilanciare la carta «Parole non pietre» e definire un nostro comune progetto per cominciare a depurare i pozzi, anche quelli dell’informazione, dai veleni dell’odio, del razzismo, del disprezzo per le differenze e le diversità?

Immagina: disegno di Mauro Biani, per gentile concesione dell’autore

Fonte: Riforma.it


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