Caro Direttore,
Sono costretto a chiederti una replica alle dichiarazioni imprecise e false del segretario Fnsi Lorusso.
Una premessa è doverosa.
Non ci sono distinguo nel dire no con fermezza a un clima di odio e intolleranza nel paese e sul web che investe i vertici della Federazione.
La rete è esattamente come la vita.
Se si insulta e si minaccia qualcuno si attivano le forze dell’ordine e la Magistratura.
Se a essere attori di queste ”prodezze” sono giornalisti li si deferisce all’Ordine o al sindacato se iscritti.
Stampa Romana nella sua pratica quotidiana respinge una cultura di odio e violenza, difende ovunque la libertà di informare, si è attrezzata per tutelare in giudizio i colleghi accanto alla Fnsi, ha promosso iniziative con Ossigeno per l’informazione a tutela dell’articolo 21, coniuga libertà, diritti, difesa dei posti di lavoro, attenzione ai precari, solidarietà concreta (vedi il fondo Covid per sostenere freelance e disoccupati).
Non ci sono dubbi e divisioni su questo.
Mi sorprende e mi amareggia invece una filippica del segretario che sostanzialmente accusa il “polo del rancore” e in modo neanche troppo velato il sottoscritto di collegamenti con le “centrali dell’odio”.
Credo che qualsiasi tipo di valutazione, specie in un clima del genere, debba essere ancorato ai fatti.
È in fondo il nostro mestiere.
Lorusso sostiene che avremmo sostenuto chi voleva il taglio del contributo pubblico all’editoria.
Falso.
I documenti di stampa romana approvati in direttivo all’unanimità da tutte le componenti sindacali dicono l’esatto contrario, inclusa la richiesta di uno sciopero nazionale sul tema.
Io personalmente ero in piazza Mattei su un palco a sostenere Radio Radicale e rivendicare il suo ruolo pubblico davanti a qualche centinaio di persone.
Avrei chiesto al presidente dell’INPS Tridico il commissariamento dell’Inpgi.
Lorusso fa torto alla mia intelligenza e anche alla sua visto che è anche consigliere di amministrazione dell’Inpgi.
Inps non ha alcun potere nei confronti dell’Inpgi, tantomeno quello di commissariare.
Ho invece chiesto a Tridico se i vertici dell’Inpgi avessero chiesto una stima all’INPS sul numero dei comunicatori che sarebbero dovuti entrare in Inpgi mettendo al riparo bilanci in ripetuto profondo rosso.
Ne ho ricevuto risposta negativa.
Il tutto alla presenza di Tridico, di due collaboratori del Presidente dell’INPS e di cinque colleghi dell’ufficio stampa che il sindacato tutela nella loro vertenza.
Sulla grave situazione Inpgi il
Direttivo di stampa romana ha votato a maggioranza svariati documenti sul tema sulla richiesta di misure urgenti per salvare l’istituto con ogni mezzo consentito dalla legge del 1994.
Su tutti questi passaggi e’ possibile una rapida verifica.
Certamente rivendichiamo un metodo di lavoro: l’ascolto, il dovere della verità con i colleghi e il confronto con tutte le istituzioni.
Per noi le istituzioni democraticamente elette non hanno colore. Abbiamo
Parlato (o provato a farlo) avant’ieri con Lotti, ieri con Crimi oggi con Martella, tutti sottosegretari con delega all’editoria. Claudio Durigon, stretto collaboratore di Matteo Salvini, interlocutore molto cercato dai vertici Fnsi e Inpgi, non aveva deleghe sul tema.
Per la maggioranza che guida stampa romana il sindacato unitario ha senso se il suo raggio di azione non coincide con il perimetro della propria ombra ma anzi si allarga, tiene conto delle differenze tra i colleghi che sono una ricchezza e cerca sponde e radici nella società civile, traguardando i cambiamenti epocali che attraversano e stressano il nostro sistema.
Un sentimento che ci ha animato anche durante il nostro congresso, vinto democraticamente, in cui abbiamo chiesto a tutte le componenti sindacali di assumere la responsabilità di un governo unitario. Controcorrente che esprime oggi la maggioranza in Fnsi si è sottratta all’invito, non proponendo ai delegati un programma alternativo di governo.
E lo spirito che ci anima sarà ovunque di includere colleghi e non di escluderli, ascoltarli e non metterli alla berlina.
Ho raccontato fatti, dunque torno all’inizio.
Non credo di poter commentare il riferimento alle minoranze che detengono centrali dell’odio.
È una affermazione molto grave.
Se si hanno prove, si corre al primo commissariato o alla caserma dei carabinieri.
Non possiamo permetterci un clima da guerra civile tra colleghi.
Per questo faccio una proposta per smetterla con questo clima da caccia all’untore (di Ordine stampa romana non si occupa anche se fa specie leggere che un Covid che cresce di 200 contagi al giorno sarebbe un pretesto rispetto alla rinvio del voto, un voto che invece democraticamente ci auguriamo molto partecipato. Ovviamente rispetteremo le decisioni dell’Ordine).
Ognuno riconosca all’altro un merito.
Io sono pronto.
E tu segretario?