In uscita il 20 agosto nelle sale italiane, “Little Joe” narra di Alice, una scienziata nel campo della ricerca fitogenetica, che lavora in un laboratorio dove si studiano i vegetali e si creano specie botaniche mai viste. Alice e il suo team hanno dato vita a un nuovo fiore scarlatto che ha delle qualità stupefacenti: è capace di interagire emotivamente con l’uomo. La pianta, se conservata in un’atmosfera confortevole e se trattata con affetto, rende felice chi la coltiva. Così Alice decide di portarla a casa perché interagisca con suo figlio e le dà il nome di Little Joe. Col passare del tempo però accadono fatti inquietanti: l’umore del suo bambino si trasforma e anche alcuni tratti caratteriali dei colleghi, ma non sempre in meglio e con emozioni lontane dalla persona originaria. Alice ha paura di non riuscire a controllare Little Joe e teme i suoi effetti, perché la presenza silenziosa del fiore sembra ingigantire fragilità e disfunzioni presenti in ciascuno …
Le interpretazioni di questo horror, senza violenza, del tutto basato sulla suspense psicologica, sono molteplici perché la regista apre la porta a intuizioni e sottintesi, ma non dà una lettura chiara dei significati, restituendoli alla sensibilità di ciascuno. La felicità prodotta dall’interazione con un vegetale sembrerebbe suggerire l’importanza del rapporto positivo con l’intero creato a causa della nostra dipendenza da ogni forma di vita, ma nello stesso tempo l’omologazione dei sentimenti e l’assenza d’istintiva empatia tra umani, rileva il raccapriccio per un mondo massificato e innaturale. Una riflessione che gli studi sulla genetica non hanno esaurito.
In concorso a Cannes nel 2019, “Little Joe” dell’austriaca Jessica Hausner, è valso alla protagonista Emily Beecham il premio quale migliore attrice ed é stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI.
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