È una bella storia quella delle ragazze milanesi che amavano il calcio e osarono sfidare il Duce. Erano gli anni 30,il fascismo voleva le donne a casa a sfornare figli per la patria,loro invece volevano giocare a calcio e diedero vita alla prima squadra femminile di calciatrici a Milano. Federica Seneghini ci racconta la loro storia come fosse un romanzo,ma i fatti sono realmente accaduti,come reali sono gli insulti e gli sberleffi che ricevettero sui giornali dell’epoca allineati al regime.Sono state delle pioniere,hanno avuto coraggio a seguire le loro passioni nonostante l’opposizione del regime fascista.Altre ragazze le imitarono e un squadra di calciatrici nacque anche ad Alessandria.Arrivarono addirittura a immaginare una sfida pubblica,una vera partita ma i fascisti dissero no e quell’incontro non ebbe mai luogo. Sono passati oltre 80 anni,le donne oggi giocano a calcio,non portano più la gonna sul campo ma sono insultate allo stesso modo,come ci ricorda Federica Seneghini che si è ispirata nei dialoghi a quelli ascoltati in occasione dei Mondiali di calcio femminili disputati in Francia nel 2019. Ancora oggi le calciatrici italiane non hanno raggiunto la parità con i colleghi maschi vezzeggiati strapagati e coccolati.Nonostante il successo ai Mondiali,dove la nazionale maschile non si era qualificata, rimane una questione aperta il trattamento delle calciatrici come professioniste e non come dilettanti.Qualcosa si muove molto lentamente.A giugno è stato deciso un processo graduale a partire dal 2022 che dovrebbe garantire alle calciatrici contributi pensione e assicurazione sanitaria come succede a tutti i lavoratori.Meglio tardi che mai, ma è davvero molto tardi