“Basta rassegnarsi a minacce e insulti, per troppo tempo qualcuno li ha derubricati a fenomeni folkloristici. Esattamente come venivano considerati i casi di razzismo”.
Beppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della Stampa (FNSI) spiega così la decisione di denunciare chi ha vomitato contro di lui e contro i cronisti che fanno semplicemente il loro mestiere offese e intimidazioni. Una questione che riguarda da vicino anche noi di ResQ, che stiamo provando a mettere in mare un’altra nave per salvare i profughi. Perché il casus belli è stato – sembra quasi una barzelletta – la falsa notizia del cane mangiato dai migranti di Lampedusa. “E invece era una vicenda molto seria – ci spiega al telefono Giulietti – perché era partita una campagna per dimostrare che i migranti sono selvaggi, così farabutti da rubare il cagnolino di una donna lampedusana. La fase successiva sarebbe stata la caccia all’untore: i migranti che mangiano i cani e portano il Covid”. Quando alcuni giornalisti – Angela Caponnetto in particolare – hanno documentato che era solo brutale provocazione è cominciato – denuncia Giulietti – “un pestaggio mediatico violento. Dovevo intervenire per difendere il buon lavoro fatto dai giornalisti. E così sono diventato anch’io oggetto di minacce e diffamazioni”. Se riavvolgiamo il nastro degli attacchi più violenti degli ultimi mesi contro i cronisti balza all’occhio che finiscono nel mirino giornalisti che provano a smontare falsità, che svelano accordi sottobanco con delinquenti libici per frenare l’immigrazione (Nello Scavo, Nancy Porsia), che descrivono le violenze del regime siriano (Asmae Dachan e Riccardo Cristiano), che denunciano il disinteresse nel salvare i profughi (Sergio Scandura), che indagano sulle reti fasciste (Paolo Berizzi), che scoperchiano gli intrecci sovranisti di Steve Bannon con l’Internazionale Nera e le manovre contro Papa Francesco (la redazione di Report).
“E’ così: la Bestia e i suoi mandanti stavano preparando il manganello mediatico per risalire nei sondaggi – aggiunge Giulietti – dovevano trovare un nuovo capro espiatorio su cui indirizzare il risentimento”. E ancora una volta i migranti erano le vittime predestinate.
Resta un dubbio: c’è davvero questo filo rosso che collega questa armata negazionista e sovranista, che spaccia notizie false sui migranti, vezzeggia Lukashenko e contesta che ci sia un’emergenza Covid? “Eccome se c’è – s’infervora il Presidente della FNSI – la fabbrica delle fake-news è articolata, ha bisogno di contestare i capisaldi logici per far vincere la “pancia”. Gli attacchi alle ONG di questi anni facevano parte di un’operazione più vasta di smantellamento degli istituti democratici. A livello internazionale l’armata sovranista sta, guarda caso, con Lukashenko e Putin non con l’opposizione democratica, con Trump e Bannon, con Orban. A proposito di Orban: con il sindacato dei giornalisti e con Articolo21 avevamo organizzato un convegno online contro il “bavaglio ungherese” e siamo stati bersagliati da attacchi informatici. Diamo fastidio – aggiunge Giulietti – perché vogliamo la libertà d’informazione, la serietà, i riscontri: l’ABC del giornalismo. Anche persone come voi di ResQ danno fastidio: siete concreti, praticate la solidarietà, smontate i pregiudizi”.
Chi conosce Beppe Giulietti sa che mette un carico di passione in ogni iniziativa che organizza: anche in questo caso. “Troviamoci il 9 ottobre alla Perugia-Assisi: i giornalisti, i cronisti minacciati, le ONG, le associazioni per pensare a come reagire, a come bloccare la fabbrica delle fake-news”.
Ma in attesa di quell’appuntamento che fare? Giulietti ha le idee chiare: “ho già pronto l’esposto/querela contro chi mi minaccia ma non mi limiterò a questo: andrò all’Osservatorio sui cronisti minacciati, al Viminale (è l’unico caso in Europa: c’è da essere preoccupati!) per portare l’elenco delle minacce ricevute da decine di giornalisti che fanno bene il loro lavoro”.
Un messaggio finale: “non mi accodo a chi dice che occorrerebbe una legge contro le fake-news: sarebbe come dire che non si fa nulla in attesa che arrivi un provvedimento legislativo”. Invece – spiega Giulietti – “le leggi ci sono già. Sulla rete non vale la Costituzione? Non si applica la Legge Mancino? Il problema sono i controlli. E’ come per i morti sul lavoro: le leggi ci sono ma se non si potenzia le rete degli ispettori è come non applicarla. E così vale anche per l’hate-speech e le fake-news”.