Il via libera all’alleanza fra PD e M5S alle elezioni locali, in nome dei “subdoli” principi di trasparenza, onestà, cambiamento, ambiente e sviluppo sostenibile, di fatto, segna la fine di quella sinistra che voleva essere progressista e riformista in favore di un movimento che vive di radicalismo, di populismo e che s’infrange giocoforza nella logica di governi spuri. Il PD, invece di porre mano a un nuovo progetto politico e sociale di democrazia interna (ad es. il ritorno ai circoli), ritessendo il rapporto con la società, dunque, ritornando alle origini della vera sinistra sociale, legata ai bisogni concreti della classe lavoratrice, con un progetto ambizioso e con strumenti di gestione democratica alternativi a quelli usati sino a ora, va verso la democrazia digitale cancellando, di fatto, il valore di quella parlamentare frutto delle radici storiche della resistenza antifascista. Con l’alleanza penta stellata, allo stato attuale, il PD muore perché rinuncia ai suoi valori storici ed ideologici. La rinascita di una nuova sinistra sociale, dunque, non può restare più solo una visione ideologica ma deve diventare un’esigenza reale di cui ha urgente bisogno la società italiana. Giustizia sociale, anziani e nuove generazioni, saranno le nuove sfide da affrontare mediante piani straordinari per i pensionati e per l’occupazione giovanile e i disoccupati. Non nascondiamoci dietro un dito: va rifondato lo Stato sociale, considerando i nuovi poveri e cioè i giovani e gli anziani facilitando l’accesso al lavoro e ai servizi sociali e medico sanitari. La vera sinistra sociale non può non considerare l’elaborazione di piani straordinari d’investimento nei settori della giustizia, della sanità, dell’agricoltura, dell’ambiente, delle infrastrutture e del turismo. Va rivista la spesa pubblica, con nuove politiche sociali e contemplando soprattutto le periferie evitando di concentrarla prevalentemente nelle città. Non si può non attuare una riforma radicale di scuola e università facilitando le famiglie nel sostegno agli studi dei propri figli, eliminando le baronie ed evitando lungaggini anacronistiche che non tengano conto delle nuove tecnologie e del mondo del lavoro. Va ricostruita radicalmente la pubblica amministrazione, tagliando tutti gli sprechi inutili e dannosi. Tutto ciò deve essere sostenuto dalla nascita di una nuova sinistra sociale con un nuovo patto di democrazia e soprattutto di rappresentanza politica con la società civile, ricomponendo l’immensa frattura che si è creata tra politica di sinistra e cittadinanza a ogni livello. Una vera sinistra sociale non può non sostenere idonee politiche sociali sul problema della sicurezza nei quartieri e nelle città, garantendo diritti e doveri nel rispetto di un sistema di regole che assicuri il rispetto della legalità. Un patto sociale forte e concreto va stipulato con le diverse comunità locali e nazionali per stroncare mafie, corruzione ed evasione fiscale. La nuova sinistra sociale non può essere arrendevole verso questi tre problemi che assassinano l’Italia. Libertà, verità e giustizia, sono valori inderogabili, e con essi la dignità della persona umana collocata al centro dei valori fondanti del nuovo partito. I giovani devono sentire il sano profumo delle nuove politiche sociali e culturali rigeneranti, unitamente a una visione di società del futuro, concreta, visibile e nella quale l’uomo è il fine e non il mezzo della nuova politica del futuro. Libertà e giustizia sociale, diventino i veri pilastri della nuova sinistra sociale, e costituiscano – come diceva Sandro Pertini – un binomio inscindibile.
Vincenzo Musacchio, giurista, professore di diritto penale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA) e ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato anche allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.