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Iran: la giornalista esule Masih Alinejad è sotto attacco

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Come riportato da Iran Human Rights nelle ultime settimane i funzionari della Repubblica islamica dell’Iran hanno intensificato le pressioni sulle famiglie dei giornalisti iraniani che vivono in esilio.

Iran Human Rights afferma di essere in possesso di documenti specifici secondo cui le forze di sicurezza iraniane continuerebbero a fare pressione sulla famiglia di Masih Alinejad, giornalista e attivista per i diritti umani che vive negli Stati Uniti. Pressioni che la stessa giornalista ci ha confermato.

La figura di Masih arriva alle cronache internazionali nel 2014 quando ideó la campagna dal titolo “My stealthy freedoom” (la libertà rubata delle donne iraniane) nella quale invitava le ragazze iraniane ad inviarle foto senza velo per poi postarle sui social network.

Successivamente nel Maggio del 2017 la Alinejad progettó una nuova protesta contro il velo obbligatorio, i cosiddetti #WhiteWednesdays, i Mercoledì Bianchi. Una campagna in cui incoraggiava le donne a togliere il velo, rigorosamente bianco, tutti i mercoledì in segno di protesta. Molte ragazze parteciparono; l’appuntamento era in Via Enghelab una delle strade principali di Tehran. Enghelab in iraniano vuol dire proprio ‘rivoluzione’. La polizia non consentí le proteste e molte ragazze vennero arrestate. In carcere in Iran ancora oggi ci sono molte donne, che stanno scontando la pena inflitta dalla Magistratura iraniana, solo per aver protestato pacificamente contro un obbligo che ritengono ingiusto e discriminante, senza alcuna opportunitá di scelta. In seguito con una pena pesantissima venne arrestata anche la loro ‘difensora’, l’avvocatessa Nasrin Southoudeh che si trova tutt’ora in carcere.

Alla metá di luglio anche il fratello della Alinejad, Alireza Alinejad, che era stato arrestato lo scorso settembre 2019 ha ricevuto una condanna definitiva a otto anni di reclusione. Le motivazioni della accusa sono dovute al fatto di essere il fratello di una attivista ed in particolare di aver denunciato il piano messo a punto dall’Iran per catturare sua sorella al di fuori dell’Iran.

L’autrice dell’articolo in esclusiva per Articolo 21, ha parlato con Masih Alinejad, che al momento si trova negli Stati Uniti ed é inevitabilmente preoccupata e  turbata per l’arresto di suo fratello e per le sorti della sua famiglia.

“Hanno portato con la forza mia sorella piú piccola in televisone – ci ha raccontato – le hanno fatto fare una falsa confessione estraendole una finta confessione e obbligandola a rinnegarmi pubblicamente.  Sono andati a casa di mia madre, che ha 70 anni chiedendole anche a lei di ripudiarmi, ma lei si é rifiutata. 

Mi madre ha urlato alle Guardie della Rivoluzione e gli intimate che fossero tornati nuovamente a chiederle di testimoniare contro di me, lei si sarebbe cosparsa di fuoco e sarebbe morta davanti ai loro occhi.

Dopo 10 giorni da quell’evento, hanno arrestato mio fratello perché aveva denunciato in un video sui social il progetto strategico delle guardie Iraniane con lo scopo di farmi rapier in Turchia. Per questo motivo é stato condannato ad otto anni di reclusione.

Tutta questa pressione sulla mia famiglia ha il solo scopo di farmi smettere di rivendicare il diritto alla libertá per le donne iraniane.

Vogliono farmi stare zitta. Tengono la mia famiglia in ‘ostaggio’ solo per punire me.

Tenere le famiglie dei giornalisti, che sono all’estero in ostaggio é nel dna delle autoritá iraniane. Il mio cuore oggi é spezzato, mi sento frustrata e il dolore é fortissimo; ogni giorno penso alla mia famiglia che forse non rivedró mai piú, ma io non smetteró di parlare e di denunciare quello che avviene in Ira. Perché nel momento in cui lo faró ci saranno altre famiglie, come la mia, che verranno prese in ‘ostaggio’ dalle autoritá iraniane.”

Nel video di suo fratello Alireza Alinejad, in lingua farsi, ma con i sottotitoli in inglese si legge che le Guardie Rivoluzionarie dell’Iran avrebbero proposto alla famiglia di Masih almeno 60/70 milioni di Toman da spendere per fare un viaggio in Turchia di almeno 7-10 giorni e di chiedere a Masih di raggiungerli.

“É evidente – si legge nel video – che questo viaggio era programmato per arrestare mia sorella. Era tutta una tattica per arrivare in contatto con lei. Mi madre lo ha capito subito e per questo si é immediatamente rifiutata di cooperare con le autoritá.”

Secondo Alireza il prezzo offerto alla famiglia era troppo alto per un viaggio in Turchia e per una cattura, lui sospetta invece, che si sia trattato di un’offerta come il Prezzo del Sangue; ovvero l’idea era quella di uccidere Masih in Turchia e ricompensare la famiglia della loro perdita.

In queste ultime settimane Masih é stata ripetutamente minacciata sui social media di essere rapita.

Il direttore dell’IHR, Mahmood Amiry-Moghaddam ha dichiarato: “La minaccia del rapimento e dell’esecuzione sui social media è un atto criminale e gli autori di queste minacce devono essere perseguiti. Le minacce alle famiglie di attivisti, arresti non autorizzati e condanne a morte sono diventate all’ordine del giorno in la Repubblica islamica. Tuttavia, gli amministratori e gli utenti dei social media non dovrebbero consentire al cyberspazio di diventare un rifugio sicuro per le minacce e la repressione degli attivisti e dei giornalisti della società civile “.

Iran Human Rights si legge in un comunicato al quale ci associamo, condanna fermamente la repressione della libertà di espressione all’interno del paese e la sua estensione agli attivisti al di fuori dell’Iran e chiede l’intervento di sindacati, organizzazioni per i diritti umani e il Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran per salvare la vita ai giornalisti iraniani e difensori dei diritti umani.


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