Una pagina che non doveva mai essere scritta, ma la testardaggine del Governatore della Sicilia Nello Musumeci, lo ha fatto andare avanti. Accompagnato dalla scontata condivisione del suo Governo, che nulla a che fare con la professione di cattolico offerta da qualche assessore regionale. Quasi più per pulirsi la coscienza, come spesso alcuni praticanti della religione cattolica sanno fare, a disprezzo dei veri cattolici. Già l’ordinanza firmata da Musumeci che imponeva ai prefetti e ai sindaci di sgomberare entro le ore 24 del 24 agosto i centri di accoglienza dove si trovano i migranti arrivati dalle coste del nord Africa, era rimasta carta straccia, nessuno l’ha applicata. Musumeci ha tentato anche il bluff dichiarando come proprio merito lo svuotamento del centro di Pozzallo, ma a smentirlo è stato il sindaco della cittadina ragusana, i 62 migranti positivi al Covid sono stati trasferiti, ha spiegato il primo cittadino di Pozzallo, grazie ad una interlocuzione con il Viminale.
Ecco il punto, le istituzioni tra loro debbono colloquiare, e non farlo a colpi di ordinanze e ricorsi, ricorso che in questa occasione è stata, lo riconosciamo una via obbligata. Il Tar della Sicilia, con un decreto cautelare monocratico a firma del presidente della Terza Sezione, Maria Cristina Quiligotti, depositato ieri pomeriggio, ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza del governatore della Sicilia Nello Musumeci, che aveva disposto lo sgombero di hot spot e centri di accoglienza migranti dell’isola. La sospensiva era stata chiesta dal Governo, il cui ricorso verrà discusso il 17 settembre. Le misure previste dall’ordinanza di Musumeci, lo sgombero dei migranti dai centri di accoglienza e il divieto di ingresso nell’isola, «sembrano esorbitare dall’ambito dei poteri attribuiti alle regioni» si legge nel decreto cautelare perché «sebbene disposte con la dichiarata finalità di tutela della salute in conseguenza del dilagare dell’epidemia da Covid-19 sul territorio regionale, involvono e impattano in modo decisivo sull’organizzazione e la gestione del fenomeno migratorio nel territorio italiano, che rientra pacificamente nell’ambito della competenza esclusiva dello Stato».
Il Tar va giù pesante, tale genere di ordinanze «sono idonee, da un lato, a ingenerare difficoltà di coordinamento tra le autorità deputate alla gestione delle relative attività, avuto riguardo alle competenze rispettivamente spettanti a ciascun attore istituzionale e potrebbero esse stesse creare le condizioni di potenziale pericolo per la salute e l’incolumità pubblica che avrebbero, invece, inteso scongiurare, attesa l’evidente difficoltà di organizzare nei ristretti tempi indicati l’attività di sgombero, in condizioni di sicurezza, di un consistente numero di migranti ospitati in diverse strutture situate nell’intero territorio della Regione siciliana e il loro trasferimento sul territorio nazionale, in modo tale da contenere l’ulteriore trasmissione del virus sia tra di loro che nella popolazione locale e, infine, nei confronti degli stessi operatori chiamati all’attuazione concreta delle misure».
Insomma non solo l’ordinanza esula dalle norme, non solo risulterebbe incapace a garantire l’obiettivo prefissato, non diffondere il virus nella Regione, ma semmai provocherebbe conseguenze sul contenimento del Covid 19, considerati i trasferimenti che secondo Musumeci dovevano farsi nel resto d’Italia. Come se la Sicilia non facesse parte dell’Italia e quindi chi si ne frega se andremmo a distribuire positivi nelle altre Regioni. Quasi quasi viene da sentire dire da parte di qualcuno, ma speriamo che non sia Musumeci il soggetto, il vecchio “io me ne frego” di un famoso, tragico, ventennio. Musumeci bocciato dal Tar anche sotto un altro aspetto: «non è dato ricavare che sia stata svolta un’idonea istruttoria al riguardo a supporto del provvedimento, in mancanza di specifici riferimenti o richiami agli accertamenti svolti e alle relative risultanze» tanto che «l’esistenza di un concreto aggravamento del rischio sanitario legato alla diffusione del Covid-19 tra la popolazione locale, quale conseguenza del fenomeno migratorio, che, con il provvedimento impugnato, tra l’altro, si intende regolare, appare meramente enunciata, senza che risulti essere sorretta da un’adeguata e rigorosa istruttoria».
Non escludiamo che il Governatore Musumeci desista ancora prima del pronunciamento del Tar. E questo perché abbiamo la netta sensazione che non c’entra la prevenzione dal Covid 19 – che come dimostrato dai dati si è diffuso a causa di una forte carenza dei controlli negli spostamenti di turisti e residenti, tanto che da ieri sugli aliscafi della Liberty Lines, da e per le isole minori della Sicilia, assieme a tantissimi turisti viaggiano vigilantes con tanto di abbigliamento quasi militare (hanno pure gli anfibi) per controllare il rispetto delle norme anti virus da parte dei passeggeri – ma semmai la questione è propriamente politica. La adesione del presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci a quella parte politica che da anni mostra la sua parte peggiore, quella razzista, ruolo oggi interpretato non solo da settori della destra, non solo estrema, ma anche dalla Lega, partito di recente imbarcato nella Giunta regionale di Governo in Sicilia. Salvini continua ad andare in giro a spaventare la gente, a soffiare sul fuoco della divisione, i bianchi da una parte quelli di colore dall’altra. Una caccia al consenso indecorosa e incostituzionale, anti democratica e che soffoca la libertà. Ma Salvini prima e Musumeci dopo tacciono la verità, quando se la prendono col Governo.
Purtroppo ancora nel nostro Paese per gestire l’emergenza migranti l’unica norma che si applica è quella venuta fuori dai Decreti cosiddetti Salvini. Allora il Governo Conte faccia in fretta, renda carta straccia questi Decreti e pensi a quelli nuovi, d’intesa con quegli enti locali e comunità che Salvini saltò a piè pari. Riveda poi le norme sui respingimenti, il foglio di via consegnato a chi non ha diritto all’accoglienza non deve più essere una sorta di lascia passare. Si distingua semmai tra questi soggetti coloro i quali sono veri migranti economici. Giovani laureati, diplomati, non delinquenti o ladroni, che lasciano il loro Paese di origine cercando un vero lavoro. Loro sicuramente vanno aiutati e non costretti a tornare nei lager dei loro luoghi. La smettano poi i Governi d’Europa a finanziare governanti che con il denaro creano eserciti e corrompono per vincere le elezioni, gli unici migranti pericolosi sono loro che stanno nelle stanze del potere. Quei poteri che sulla coscienza si portano i morti in mare o le morti dei dissidenti. O ancora la morte di studenti, come il nostro Giulio Regeni.
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