Dopo “Violette di marzo”, torna in libreria, dal 2 settembre prossimo, per Fazi Editore un grande classico del romanzo poliziesco d’autore: “Il criminale pallido”, il secondo volume della “trilogia berlinese” di Philip Kerr (348 pp, 15 euro). Al centro della scena, ritroviamo di nuovo lui: Bernie Gunther, il detective privato “anticonformista” dai metodi poco ortodossi, che sfida, ancora una volta, l’estabilishment al potere nella Germania nazista. E’ l’estate del 1938 a Berlino, all’indomani dell’ “Anschluss”. In una città ormai rassegnata alla possibilità che Hitler trascini la Germania, e l’intera Europa, in una nuova guerra – alla vigilia della Conferenza di Monaco in cui si sarebbe deciso l’assetto dei territori dei Sudeti abitata dalla popolazione di origine germanica – vengono rapite ed uccise, alcune giovani, bellissime, adolescenti “ariane” (rigorosamente bionde e con gli occhi azzurri), secondo un rituale consuetudinario che lascia ipotizzare ad un serial killer, un nemico della Germania, certamente un ebreo secondo le Autorità.
E così, mentre la Kripo, la polizia criminale, sembra brancolare nel buio, il generale Reinhard Heydrich, a capo della polizia della sicurezza nazista del Reich, decide di richiamare in servizio l’ex ispettore della Kripo Bernie Ghunter, con un passato di successo nella cattura di assassini seriali, affinché risolva il caso al più presto, prima che la stampa ne parli e che il panico si diffonda tra le famiglie berlinesi. “Quando Heydrich vi invita a colazione e’ sempre meglio essere pronti per una visita spiacevole e di durata indefinita…. Udii i tacchi di Nebe sbattere e, voltandomi, vidi che il principe del terrore del Reich ci aveva raggiunti alla finestra”.
Bernie Gunther, consapevole di non poter rifiutare “l’ordine” di rientro alla Kripo, decide, suo malgrado, di accettare l’incarico, ma solo per il tempo strettamente necessario ad individuare il serial killer ed alle sue condizioni: la promozione al grado di Commissario, la più completa autonomia nelle indagini e una squadra di poche persone affidabili. Iniziano così per il nostro eroe “byroniano”, insofferente ad ogni vincolo morale ma con una incrollabile fede nel perseguimento della giustizia (sebbene declinata a suo modo), una serie di incursioni nella Berlino velata, quella nascosta, pornografica (per dirla con Bukowski). Una città che, al contrario, la Propaganda del Reich voleva ammantare con una patina di ordine e di tranquillità.
Ma le indagini porteranno ben presto il Commissario Ghunter ad ipotizzare una verità scomoda al regime, in cui sembrerebbero essere coinvolti i suoi stessi vertici, e la cui regia sembrerebbe tutt’interna al Reich. Un romanzo scritto da un Maestro del genere poliziesco, in cui è la stessa cornice, sapientemente ricostruita, a rappresentare per il lettore un ulteriore stimolo verso la conoscenza di un periodo storico, ahinoi ancora alquanto vicino, in cui il male assoluto ha avuto la possibilità di dispiegare tutti i suoi più nefasti effetti. Ci riferiamo al male istituzionalizzato, quello che mortifica il pensiero libero, che spegne le emozioni a favore del pensiero unico, quello in cui la giustizia si arrende alla propaganda.
Insomma, un romanzo della trama avvincente e convincente, ambientato in un contesto rispettoso della verità storica. D’altronde, è questa la cifra stilistica dell’autore. Non è del resto un caso che la soluzione del caso affidato al Commissario Ghunter giunga a ridosso della “notte dei cristalli”, quella tra il 9 e il 10 novembre del 1938, in cui in Germania, in Austria e nella ex Cecoslovacchia vennero date alle fiamme migliaia di sinagoghe e luoghi di culto ebraici e in cui 30.000 ebrei vennero deportati nei campi di concentramento.