Rendere omaggio a due giganti come Eduardo Galeano e José Saramago, rispettivamente nel quinto e nel decimo anniversario della scomparsa, significa non rassegnarsi all’oblio. Galeano e Saramago sono, infatti, due tra i più grandi custodi della memoria che siano mai esistiti, con i loro racconti dedicati alle vene aperte del’America Latina e allo strazio del Portogallo misero e arretrato sotto la dittatura di Salazar. Ma sono anche due fra i più raffinati artisti della parola, due cultori dell’arte, della poesia, della bellezza, mai superbi e, al contrario, curiosissimi del mondo. Basti pensare alle storie di sport narrate, con rara maestria, da Galeano o ai romanzi di Saramago, in cui è forte l’eco dello strazio degli anni del regime ma non meno forte è il desiderio di mettersi in gioco, di provare a sconfiggere il destino, di sfidare la sorte e di mutare equilibri apparentemente immutabili.
Galeano e Saramago hanno lottato tutta la vita contro ogni barbarie, sperimentando sulla propria pelle cosa volesse dire vivere sotto il tacco di un regime autoritario, ed è stata proprio questa sete di libertà e giustizia a indurli a scrivere i capolavori che oggi il mondo intero ammira. Possiamo definirli, senza dubbio, due partigiani della parola, due narratori che hanno posto l’uomo al centro del proprio pensiero e della propria analisi del mondo, due personalità complesse, poliedriche e in grado di cogliere i molteplici aspetti dell’animo umano.
Ci manca, ancor più della loro arte, pure straordinaria, la loro concezione del mondo, il loro carattere ribelle, il loro spirito indomito e il loro essere, anche a tarda età, dei fari per chiunque non intendesse rassegnarsi alla società così com’è.
Ne abbiamo amato le storie, le battaglie, le passioni travolgenti e l’innata capacità di elevare, con la propria grandezza d’animo, l’intera comunità: non solo chi li leggeva e li apprezzava ma persino chi li osteggiava per squallide e disumane ragioni politiche.
In questo mondo sempre più in guerra con se stesso, sapere che Galeano e Saramago non possono più prenderci per mano ci fa sentire più soli, più fragili ma, soprattutto, ci pone a confronto con la costante sconfitta della nostra epoca.
P.S. Dedico quest’articolo alla memoria di Franca Valeri e Nadia Toffa, due donne diversissime per età e per sorte ma accomunate dalla medesima passione civile. E poi ad Antonio Banderas, neo-sessantenne che, una volta sconfitto il Covid, tornerà a farci guardare il mondo con altri occhi.
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