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Agcom, il ruggito di Cardani

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Si è riunito il consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per analizzare i dati sulle elezioni in televisione dal 2 agosto. Quelli inerenti al periodo 19 luglio-1 agosto erano terribili, come messo in luce da il manifesto lo scorso mercoledì 12 agosto. Il referendum costituzionale pressoché rimosso.

Vediamo che deciderà il consesso, tuttora in proroga e, comunque, chiamato a tenere il massimo di responsabilità.

Va segnalato, però, che la novità è stata la pubblicazione sul sito dell’Agcom degli <Impegni assunti dalle società esercenti le piattaforme on line per garantire la parità di accesso dei soggetti politici alle piattaforme digitali durante le campagne per il referendum…e per le elezioni del Presidente della Giunta Regionale delle Regioni…>.

Deo gratias. E’ un documento di  rilievo (non inedito, simile ad omologhi varati in precedenza) frutto del <Tavolo tecnico Pluralismo e piattaforme digitali> promosso dall’autorità. Nel frattempo, la questione è diventata dirimente e serviva, a questo punto, un ulteriore grado di ufficialità. A seguito, tra l’altro, dell’europeo Code of Practice sulla disinformazione on line.

L’orientamento è chiaro: avvicinare quanto più possibile l’ambiente della rete alla regolazione dei media analogici definita dalla legge del 2000 sulla par condici.

I punti salienti ci sono tutti.

Parità di accesso, da garantire anche attraverso la messa a disposizione degli strumenti tecnologici adeguati.

Trasparenza dei messaggi pubblicitari elettorali. Le comunicazioni con finalità propagandistiche vanno esplicitate nei committenti, da inserire – questi ultimi- nei messaggi stessi.

Segnalazione e rimozione dei contenuti illegali. Vale a dire l’obbligo di rimuovere gli specifici contenuti che violano la legge n.28.

Servizi e strumenti di fact-cheking in periodo elettorale. Si raccomanda, cioè, di sviluppare servizi e strumenti volti ad assicurare gli utenti rispetto alle strategie di disinformazione. L’annoso fenomeno delle fake e dell’hate speech.

Integrità dei servizi. Si parla del contrasto degli account falsi e dei bot.

Comunicazione istituzionale. Divieto, salvo i casi di comunicazione impersonale, indispensabile e indifferibile.

Divieto di diffusione dei sondaggi nei 15 giorni che precedono il voto.

Silenzio elettorale nel giorno del voto e in quello precedente. Qui siamo nel pieno dell’irragionevole caos attuale, che ha la sua epifania proprio nei giorni fatidici per la decisione.

Si può eccepire sull’invarianza, rispetto ai testi pregressi, di impegni che andavano già assunti e soprattutto verificati nella loro attuazione. E’ necessario accompagnare, da parte dell’Agcom, il documento al bilancio di ciò che nel frattempo è avvenuto. Ad esempio, quando si vedono – sotto i post di Salvini o di altri leader- Xmila like, è lecito domandarsi se i consensi siano spontanei o, almeno parzialmente, a pagamento. Negoziati, contratti. Tra chi e chi? E’ lecito far emergere l’enorme indotto che si muove dietro la presunta innocenza dei social, vere fabbriche della costruzione dell’opinione pubblica attraverso lo strumento assai discutibile (illecito) della profilazione e l’uso opaco degli algoritmi. Che hanno da essere trasparenti.

Nel periodo del Covid-19 qualche collaborazione è venuta dagli Over The Top. Ora è necessario compiere un passo avanti. Regole e sanzioni, non generiche disponibilità.

Qui, e nel generale controllo sul rispetto della legge n.28 e dei suoi regolamenti attuativi, si gioca l’atto conclusivo della vita dell’Agcom. Magari con un riscatto in limine. Non sfuggirà all’istituzione che la scadenza del 20/21 settembre è un passaggio cruciale per e della vita democratica italiana. Par condicio, nel caso del referendum, significa innanzitutto informare cittadine e cittadini di e su che si voterà. L’omissione è già violazione di legge.

Un’occasione per il presidente uscente Angelo Cardani, certamente non immune da peccati ma che non può essere il capro espiatorio di colpe collettive, di fare un’uscita degna. Il ruggito del coniglio. Eduardo De Filippo ammoniva che l’ultima scena è quella davvero difficile, da non sbagliare perché non c’è recupero possibile. Appunto.


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