È atteso per oggi, 3 luglio, il verdetto del processo contro 11 difensori dei diritti umani della Turchia, tra i quali l’ex presidente e l’ex direttrice di Amnesty International Turchia, che da quasi tre anni lottano per difendersi da false accuse e che rischiano fino a 15 anni di carcere.
“Fin dall’inizio si è trattato di un processo per motivi politici, così come quelli celebrati nei confronti di altri difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati, accademici e attivisti – ha dichiarato in una nota ufficiale İdil Eser, ex direttrice di Amnesty International e tra gli 11 imputati, alla vigilia dell’udienza finale che si terrà in un tribunale di Istanbul –. Con questi processi si vuole ridurre al silenzio gli imputati e mandare un messaggio a tutti gli altri: se lottate per i diritti umani o dite la verità, lo fate a vostro rischio e pericolo“, ha dichiarato una degli 11 imputati.
Nel corso delle precedenti 11 udienze, le accuse di terrorismo si sono rivelate infondate e screditate persino da prove presentate dallo stato. Il tentativo della pubblica accusa di presentare legittime azioni in favore dei diritti umani come atti illegali è del tutto fallito.
L’ex presidente e attuale presidente onorario di Amnesty International Turchia Taner Kılıç è stato rilasciato su cauzione nell’agosto 2018 dopo oltre 14 mesi di carcere. Altri otto imputati hanno trascorso quattro mesi in prigione prima di essere scarcerati nell’ottobre 2017. Ma migliaia di altre persone, finite nelle fitte maglie repressive della giustizia turca unicamente per motivi di dissenso, restano dietro le sbarre.
Alla decima udienza, svoltasi nel novembre 2019, la pubblica accusa ha chiesto l’assoluzione per cinque degli 11 imputati (Nalan Erkem, İlknur Üstün, Şeyhmus Özbekli, Ali Gharavi e Peter Steudtner) e la condanna per gli altri sei: Taner Kılıç per “appartenenza a un’organizzazione terroristica”, İdil Eser, Özlem Dalkıran, Günal Kurşun, Veli Acu e Nejat Taştan per “aver dato assistenza, consapevolmente e intenzionalmente a un’organizzazione terroristica”.
“Questa sentenza è importante non solo per gli 11 imputati e per le loro famiglie ma anche per tutte e tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani, in Turchia e nel mondo. Non importa dove vivi, non importa quale governo sia in carica: un giorno o l’altro puoi trovarti nella necessità che qualcuno difenda i tuoi diritti“, ha affermato Nils Muižnieks, nuovo direttore di Amnesty International per l’Europa.
“Il 3 luglio gli occhi del mondo saranno puntati su quell’aula del tribunale di Istanbul. Qualsiasi verdetto diverso dall’assoluzione farà venire i brividi a coloro che credono nell’attivismo pacifico della società civile. Ma qualsiasi cosa accadrà ai nostri amici e colleghi, continueremo a lottare per la giustizia per tutte e tutti in Turchia“, ha concluso Muižnieks.