Rischiava fino a sette anni di carcere, come prevede la legge, o sei più altri quattro di interdizione dalla professione giornalistica, come aveva chiesto la pubblica accusa. Dunque, si potrebbe concludere che Svetlana Prokopyeva, giornalista di Radio Liberty e collaboratrice di un’altra emittente radiofonica, Eco di Mosca, se la sia cavata bene con solo una multa di 500.000 rubli (6160 euro).
Ma la sua resta una brutta storia, che descrive ancora una volta l’aria intimidatoria che tira in Russia per la libertà di stampa.
Nel novembre 2018 , la giornalista aveva commentato nel corso di una diretta (il testo era poi stato pubblicato online) un attentato suicida portato a termine nel quartier generale dei Servizi di sicurezza federali della città di Arkangelsk, in cui erano rimaste ferite tre persone ed era morto l’autore, il 17enne Mikhail Zhlobitsky.
Propopyeva aveva espresso l’opinione che l’attentato fosse stato una reazione al pugno di ferro del governo nei confronti delle critiche e delle manifestazioni pacifiche di protesta. Per quel commento, nel febbraio 2019 Prokopyeva era stata accusata di “giustificazione del terrorismo”, in base all’articolo 205.2 del codice penale e, come detto, ha corso il rischio di trascorrere diversi anni in carcere.
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