La polizia del distretto di Jamshoro in Pakistan ha dichiarato di aver arrestato due sospetti per la morte di Waziran Chachar la ragazza pakistana di 24 anni incinta di due mesi lapidata da suo marito e da altri componenti della famiglia. Il fatto risale al 28 giugno nel villaggio di Wada Chachar in Sindh, ma la notizia é stata divulgata il 4 luglio da varie associazioni per la tutela dei diritti umani. Il corpo mutilato della donna completamente deformato é stato trovato sull’autostrada che portava al suo villaggio ed era stato scaricato sulla strada per far pensare ad un incidente stradale. Avrebbero voluto far credere che fosse stata investita da un camion. Quando la polizia ha trovato il corpo totalmente martoriato, oltre ai numerosi tagli, alle mutilazioni ha constatato che il sangue ‘era freddo’ e per questo hanno voluto approfondire le indagini.
I dettagli rivelano infatti che Waziran aveva avuto le mani legate e che é stata inizialmente torturata da oggetti affilati, ed uccisa con colpi alla testa probabilmente da sassi scagliati sul suo corpo. Si tratta dell’ennesimo delitto d’onore chiamati i Karo Kari nella lingua pakistana che spesso non arrivano nemmeno in tribunale perché sono culturalmente acquisiti. La polizia di Chachar e la polizia autostradale che hanno preso in custodia il corpo lo hanno trasferito al Sun Hospital di Jamshoro, per l’autopsia, i cui risultati devono ancora arrivare. Successivamente il corpo é stato consegnato a suo fratello e suo padre. La famiglia ha portato il corpo nella cittá natale della ragazza e l’ha collocata sulla strada principale per protestare nei confronti dei suoceri e del marito di Waziran per averla torturata ed uccisa.
Suo padre, Gul Muhammad Chachar, ha detto a Voicepk.net (un sito pachistano che si occupa di Diritti Umani) che sua figlia era sposata da circa cinque anni con Ali Bakhsh Chachar. I continui litigi erano nati a causa di una tradizione tribale chiamata “watta satta” o scambio di sposi. Questa tradizione è una forma di matrimonio che prevede uno scambio organizzato e reciproco di coniugi tra due famiglie, in cui una coppia composta generalmente da un fratello e una sorella sono sposati da una famiglia a un’altra coppia di un’altra famiglia, di solito ‘una sposa per una sposa’. Dunque il padre di Waziran aveva spedito una lettera al padre di suo marito chiedendo sua figlia in moglie per il suo figlio maschio. “Abbiamo inviato una proposta di matrimonio per mio figlio con la loro figlia – ha detto il padre della vittima – ma loro sono diventati subito furiosi ed hanno iniziato a picchiare mia figlia. Per questo motivo avevo anche fatto una denuncia alla polizia, ma invece di proteggere mia figlia, hanno preso soldi da suo marito ed hanno iniziato a minacciarci”.
L’usanza di watta satta, che si traduce in “dare e avere”, è stata a lungo criticata dalle organizzazioni per i diritti umani a causa della sua sottostante minaccia di ritorsioni e violenze inflitte alle donne come punizioni in caso di liti familiari.
La famiglia di Waziran ha fatto appello al Primo Ministro del Pakistan affinché garantiscano la condanna a suo marito Ali Bakhsh Chachar e alla sua famiglia poiché “non hanno ucciso solo una govane ragazza, ma anche il bimbo che aveva in grembo” ha replicato un familiare.
Secondo quanto riportato dal marito, quando il padre di Waziran aveva chiesto la loro ragazza per suo figlio in moglie, la famiglia aveva subito rifiutato e questo rifiuto aveva generato una grossa lite tra le famiglie. Sul sito di Arab News Pakistan si legge che il padre avrebbe preso sua figlia riportandosela a casa e minacciando nel caso non ci fosse stato l’altro matrimonio, anche questo di sua figlia sarebbe terminato chiedendo il divorzio. L’assemblea degli anziani e dei leader locali del villaggio chiamata Jirga era peró riuscita a convincere il padre a restituire la ragazza a suo marito per non creare ulteriori tensioni. E cosí ha fatto.
La notizia di questa triste, ingarbugliata vicenda, è diventata virale dopo un tweet di un eminente personaggio politico di Sindh, Ayaz Latif Palijo, che ha attirato l’attenzione di diverse persone postando la foto della ragazza in due versioni. Una di quando era viva e un’altra dopo la lapidazione, che mostra un braccio mutilato ed il volto completamente deformato, con la mandibola completamente deturpata.
Molti attivisti della società civile hanno commentato sui social media questo omicidio definendolo ‘sangsar’, ‘una lapidazione a morte’ in lingua urdu, diramando inoltre l’hashtag #JusticeForWaziranChachar per chiedere giustizia per la crudele morte avvenuta. Il tragico episodio di questa giovane e futura mamma sta creando non poca indignazione in tutto il paese poiché la cronaca recente ci racconta di altri delitti d’onore in Pakistan, che sembrano purtroppo per ora, non diminuire soprattutto nelle zone piú difficili e remote del paese.
https://twitter.com/AyazLatifPalijo/status/1279127722653032448