Sono trascorsi mille giorni dall’assassinio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista investigativa maltese uccisa il 16 ottobre 2017 dall’esplosione di una bomba piazzata nella sua auto. A distanza di quasi tre anni da quel giorno, la Federazione europea dei giornalisti e una dozzina di organizzazioni internazionali per la libertà di informazione e per i diritti umani tornano a chiedere che siano fatte verità e giustizia sulla sua sorte. «In queste settimane, continuano ad emergere rivelazioni ancora più inquietanti della corruzione e dell’impunità legate al caso, che sottolineano le debolezze dello stato di diritto a Malta e rafforzano l’impunità sia per l’omicidio di Caruana Galizia sia per gli abusi di potere che ha indagato», scrivono la Efj e gli altri firmatari della lettera-appello pubblicata anche sul sito web del sindacato europeo.
«La nomina dei nuovi vertici dell’Unità per i crimini economici e della Polizia – aggiungono fra le altre cose – rappresentano un’opportunità per le autorità maltesi di impegnarsi a superare i vecchi fallimenti e indagare e perseguire le accuse di corruzione ai massimi livelli e allo stesso tempo per riformare le istituzioni. Oggi, ribadiamo la nostra richiesta che le autorità maltesi onorino l’eredità di Daphne Caruana Galizia e garantiscano che tutti coloro che sono coinvolti nel suo omicidio – dai sicari alle menti – siano assicurati alla giustizia e che la corruzione che ha rivelato sia infine perseguita».
Scrive il blogger maltese Manuel Delia, ricordando la collega e amica in occasione della ricorrenza: «Daphne Caruana Galizia è morta da mille giorni. Eppure il suo lavoro, i suoi scritti e l’impatto delle sue indagini sono stati l’ingrediente determinante alla base degli eventi che si sono succeduti, a Malta e oltre, ogni giorno dal suo assassinio».