Il licenziamento di Szabolcs Dull, direttore di Index, uno dei pochi siti indipendenti che erano rimasti in Ungheria, conferma ciò che scriviamo da tempo: quel paese, ormai, non ha più i requisiti per stare in Europa. L’Ungheria, infatti, è una sostanziale dittatura e non si può continuare a tacere su questa vergogna, non si può assistere indifferenti a questo scempio, non ci si puo voltare dall’altra parte mentre il governo acquista, espropria e sottomette dei mezzi d’informazioni liberi per spegnere ogni voce dissidente e farne il proprio megafono. Non si può, specie se si considera che i due massimi esponenti italiani nelle istituzioni europee, Sassoli e Gentiloni, sono due giornalisti, due cari amici e due persone che alla battaglia per i diritti e la la libertà d’informazione hanno dedicato buona parte della propria vita.
Contro l’Ungheria devono essere varate sanzioni durissime e si deve aprire il capitolo, doloroso ma necessario, della cacciata di quei paesi che non rispettano alcun parametro di convivenza civile. Siamo stanchi di scriverlo, di ripetere stancamente gli stessi appelli e di constatare che nessuno li ascolta.
Fino a quando l’Unione Europea non batterà un colpo, sarà tutto inutile. In Ungheria si sta consumando un orrore senza precedenti dal dopoguerra”: un’aberrazione che, ovviamente, sta facendo scuola. In Polonia, a breve, accadrà lo stesso e temiamo che tutto l’Est europeo, sovranista e nemico di ogni principio solidale, stia smarrendo i parametri minimi per essere considerato un alleato o, quanto meno, un interlocutore.
Ripubblicare gli articoli di Index e manifestare sotto l’ambasciata ungherese è il minimo. Poi dovranno intervenire le istituzioni europee, altrimenti potremo scrivere altri cinquanta articoli di questo tenore ma saranno solo parole al vento.
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