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Lettera a Luca Coscioni per il suo 53° compleanno

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Caro Luca, oggi, 16 luglio, è il tuo compleanno. E sono 53. Quasi 38 anni vissuti… Oggi alla Giannella è tempo buono. Oggi alla Giannella c’è il sole che picchia ma anche quel vento che non ti fa sentire il caldo, così che il sole se ne approfitta per bruciarti la pelle. Ci sono gommoni e catamarani che sfrecciano sulle onde che, nel pomeriggio, non mancano quasi mai. C’è chi ti ricorda qui.
Quando si festeggiava il tuo compleanno. Cesare, Giulia, Valentina i loro genitori, Anna Maria, tua sorella Monica quando non c’erano le febbrate. Tua madre Anna Cristina, tuo padre Rodolfo. Era il giorno del tuo compleanno, e lo è ancora. Anche se quel catamarano giallo non sfreccia più, tu ormai sei fisicamente parte di questo posto. Non ho, io, gli stessi ricordi di te che ha invece chi mi sta accanto e che di quel mondo era parte. Mi parlano di un Luca capace di essere anche un po’ folle. Quello che andò in Africa in moto, per capirci. Quello che chiudeva il 16 luglio andando a ballare a le Streghe. Io ti ricordo, invece, in Consiglio Comunale, prima della malattia. Consigliere d’opposizione a Orvieto. Eri, alla fine, contro l’ortodossia, qualunque fosse. Ti sentivi libero di fare le cose pensando al bene della tua città e della tua Comunità che amavi. Non eri di destra o di sinistra. Eri un progressista, convinto della necessità di scelte radicali per dare un futuro ad Orvieto. Mi chiedo cosa sarebbe successo senza la malattia. Certamente non saresti stato il presidente dei Radicali. Non saresti stato il simbolo nel Partito Radicale di lotte radicali importanti, con te sempre prima e oggi ancora Maria Antonietta Farina con l’Istituto che porta il tuo nome. Penso però che saresti stato un buon Sindaco per la tua, nostra città. Civico, libero, trasversale, innovativo, pulito, preparato, trasparente. La costanza del maratoneta per unire una città divisa, litigiosa, che ha classi dirigenti indebolite per lo svuotamento di ruolo che ha subito il nostro territorio e che continua a subire giorno dopo giorno.
Questo, sarebbe potuto accadere. E invece, cos’è accaduto? E’ accaduta la SLA. Marco Pannella, che sapeva vedere là dove tutti si limita a guardare, ti ha subito “compreso”; se vogliamo fare un gioco semantico: ti aveva “preso/con”: lui, te; te, lui. Quando ti ha “salutato” l’ultima volta, in poche parole ha sintetizzato una vita: «Luca ci ha lasciato la forza di combattere. Luca era un leader perché era in prima linea. Era in prima linea ed è caduto. E’ stato ammazzato anche dalla qualità di questo paese, dalla sua oligarchia, che lo corrompe e lo distrugge».
Pannella nulla sapeva delle problematiche relative alle malattie gravi e senza scampo come la Sla; va a suo merito aver intuito che occorreva (occorre ancora) dare una dimensione politica a questi temi che in un modo o nell’altro riguardano tutti noi.
Caro Luca: hai patito una quantità di ingiustizie e di amarezze. Sei stato escluso dal Comitato nazionale di bioetica voluto dal governo Berlusconi, nonostante il parere e il volere di scienziati, ricercatori, professori e il sostegno di ben cento premi Nobel, e oltre mille ricercatori di tutto il mondo. Sei stato continuamente censurato. Non ti hanno permesso di intervenire nella vita politica italiana. Ti hanno escluso dalle liste del centro-sinistra in occasione di elezioni amministrative; non ti hanno voluto nelle loro liste per il Parlamento.  Non hanno capito, non hanno voluto capire. Il Parlamento ne avrebbe avuto lustro; certamente avresti animato una quantità di problematiche che oggi vediamo quanto attuali, importanti, urgenti…
Oggi più di sempre va approfondita e “liberata” la ricerca; urge garantire e nutrire la riflessione e l’impegno culturale, civile e politico rappresentati dal percorso umano ed esperienziale di Luca. Promuovere la riflessione e il dibattito sui rapporti tra scienza, democrazia e partecipazione pubblica; favorire il dialogo tra ricercatori, scienziati, operatori del diritto e del mondo dell’informazione e cittadini.
Viviamo giorni in cui forte è la tentazione di gettare la spugna. Sembra non resti più niente: nemmeno l’orgoglio e l’indignazione. Guardo l’Umbria: non c’è più chi batte i pugni sui tavoli della nostra Regione. C’è chi, per ordine di scuderia, sta in silenzio anche di fronte ai tentativi di questa Regione di smontare una legge come l’aborto, rigettando l’Umbria in un Medioevo che sembrava lontano. Questa, caro Luca, è l’Umbria di Pillon. Ci sarebbero voluti anche uomini come te, oggi, per ricordare che non è questione di destra o di sinistra ma semplicemente di buon senso dire che con quel mondo Orvieto e l’Umbria e la stessa Italia hanno poco a che spartire.
Caro Luca, alla Giannella c’è il sole, soffia il vento, è la brezza che tu conosci bene. Buon compleanno.

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