Cosa dovremo guadagnarci con la diversità? Chiedetelo ad un botanico e vi risponderà che la biodiversità è fondamentale per uno sviluppo sano dell’ambiente. Chiedetelo ad un manager e probabilmente non vi risponderà allo stesso modo. O meglio, solo pochi capiranno il valore di un mondo a colori anche in azienda, piuttosto che un solido monocolore. E se forse il tema del diverso orientamento sessuale comincia ad essere considerato un patrimonio da alcuni brand, la disabilità continua ad essere invece considerata un problema.
Anche questa è inclusione – invocata, richiesta, accantonata – e di questo si parlerà lunedì 20 luglio all’Estate Sforzesca di Milano. Strana accoppiata: concerti in un bellissimo luogo – il Castello Sforzesco – e parole dedicate alla disabilità. La spiegazione è semplice: ce n’è bisogno. E meno male che il Comune di Milano ci ha creduto.
Per il Festival dei Diritti Umani l’appuntamento è la logica prosecuzione del tema affrontato quest’anno: i diritti delle persone con disabilità. Partendo da una semplice constatazione: le persone con disabilità non possono autorappresentarsi, esclusi dai telegiornali, relegati ai pomeridiani lacrimosi o agli sceneggiati. Vale per loro la regola aurea giornalistica dell’uomo che morde il cane: se la persona disabile non nuota veloce come un delfino, non dipinge con il pennello in bocca o non è stato recluso da sempre in casa non fa notizia. L’Osservatorio di Pavia nel monitoraggio dei tg di gennaio/aprile 2020 ha segnalato che l’argomento coronavirus ha monopolizzato l’informazione ma le conseguenze dell’epidemia su persone con disabilità, sulle questioni di genere e sulle persone LGBTQ non hanno totalizzato neppure il 2% delle notizie. Eppure le morti nelle residenze per disabili o tutta la polemica sui congiunti o sul lavoro di cura scaricato sulle donne durante la pandemia non erano questioni di poco conto!
Il primo appuntamento del Festival dei Diritti Umani all’Estate Sforzesca sarà dedicato all’inclusione nel mondo del lavoro. Gli invitati hanno titolo per parlarne: Francesca Vecchioni fondatrice e presidente di Diversity Lab e Leonardo Cardo, disability & inclusion manager per Zurich Assicurazioni. (20 minuti di parole, poi, dalle 21 il palco sarà lasciato al concerto dei Fanfara Station). Con Francesca Vecchioni e Leonardo Cardo vorremmo tornare proprio sulla domanda iniziale: perché la diversità dovrebbe entrare sul luogo di lavoro e perché dovrebbe avere effetti positivi. Negli Stati Uniti i CDO – Chief Diversity Officer – delle grandi aziende sembrano aver ottenuto buoni risultati anche se resta da capire se è più merito loro o delle condizioni esterne, ovvero dei movimenti di massa per il rispetto di ogni orientamento sessuale o le rivolte come BlackLivesMatter. In ogni caso l’inclusione delle diversità in azienda comincia ad essere un tema non solo confinato ai convegni, con l’eccezione forse proprio della disabilità, considerata ancora improduttiva. C’è ancora molta strada da fare. E molte serate come questa da organizzare.
Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani
la foto è di Giovanni Daniotti