La Polonia che andrà al ballottaggio il prossimo 12 luglio è un paese al bivio fra modernità e fascismo. La scelta, infatti, sarà fra l’ex sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski e l’attuale presidente Andrzej Duda.
Saranno in gioco, più che mai, i valori cardine dell’Occidente, a cominciare dai diritti umani e civili. In caso di affermazione di Duda, e considerando che l’estrema destra di Bosak ha ottenuto il 7 per cento, assisteremmo infatti alla deriva orbaniana di una nazione che ha sofferto molto storicamente ma che adesso non può sprofondare nell’abisso della violenza e dell’oscurantismo.
È, dunque, doveroso monitorare quanto sta accadendo e quanto accadrà nei prossimi mesi in un’Europa dell’Est che, dopo l’abbattimento del Muro di Berlino e il grande entusiasmo per l’ingresso nell’Unione Europea, sta vivendo una stagione devastante, caratterizzata dal regresso e da una deriva di stampo fascista che non può non preoccupare chiunque abbia a cuore i princìpi della democrazia.
Non dimentichiamo ciò che è accaduto nel gennaio 2019, quando venne assassinato il sindaco di Danzica Paweł adamowicz, lo sconcerto del mondo, l’incredulità dell’Occidente e l’amara sensazione che si fosse conclusa un’epoca e fossimo al cospetto di un periodo straziante.
Ora si vota. Un ballottaggio carico di ombre, di preoccupazioni, di paure, un autentico scontro fra civiltà e barbarie, fra una certa idea del mondo e un’idea radicalmente opposta, fra la concezione dell’Europa come patria dei diritti e delle libertà e la distruzione dell’Europa per tornare alle piccole patrie, storicamente incubatrici di guerre e aberrazioni d’ogni sorta.
Attendiamo il voto polacco di domenica per comprendere quale sarà il nostro destino. Sbaglieremmo se pensassimo che non ci riguardi, che non sia fra le nostre priorità perché è vero esattamente il contrario. Tutto ciò che accade in un singolo paese europeo ci riguarda da vicino: ha a che fare con la nostra vita, con il nostro stare insieme, con la nostra visione della società e del futuro.
Domenica sera sapremo non tanto chi ha vinto quanto quale idea avrà prevalso in una Nazione dolente e che oggi corre il rischio di una degenerazione senza precedenti, in grado di fare scuola nel Vechio Continente e di condizionarne pesantemente le sorti.
Sostenere Trzaskowski nel ricordo di Adamowicz e tenendo ben presente i trascorsi di quel paese è, pertanto, un dovere morale, la missione di tutti i progressisti che ancora sognano un futuro per il progetto di Altiero Spinelli.
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