Di Beppe Pisa
Il Consiglio dei ministri sul decreto semplificazioni e il Piano nazionale delle riforme è previsto questa sera alle 21.30. “E’ assolutamente necessario evitare che la crisi pandemica, inserendosi su un contesto di scarso dinamismo economico del Paese, nonché di complessi cambiamenti geopolitici a livello mondiale, sia seguita da una fase di depressione economica. Non vi è tempo da perdere, e le notevoli risorse che l’Unione Europea ha messo in campo devono essere utilizzate al meglio” scrive il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nella premessa della bozza del Piano nazionale di Riforma, allegato al Def, che è iniziata a circolare nel fine settimana. Gualtieri afferma che “bisogna fornire alle famiglie e alle imprese tutto il sostegno necessario per una ripartenza sostenibile nel tempo e da un punto di vista sociale e ambientale, sospingendo gli investimenti produttivi e attuando riforme da lungo tempo attese”. Il PNR – scrive il ministro dell’Economia – traccia le linee essenziali del Programma di Ripresa e Resilienza (Recovery Plan) che “il Governo metterà a punto alla luce della Comunicazione della Commissione Europea del 27 maggio per la creazione di un nuovo Strumento Europeo per la Ripresa (Next Generation EU), che sarà auspicabilmente quanto prima approvato dal Consiglio Europeo. Lo Strumento Europeo per la Ripresa è un’iniziativa per cui il Governo si è fortemente battuto. Esso rappresenta un grande passo in avanti per l’Europa e l’occasione per il nostro Paese per rilanciare gli investimenti e attuare riforme che ne amplifichino gli effetti all’interno di un disegno di crescita e transizione verso un’economia più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Alla costruzione di questo progetto il Governo dedicherà nei prossimi mesi tutte le energie disponibili”.
Cos’è il Piano nazionale delle riforme
Il Programma nazionale di riforma è un documento previsto dal regolamento europeo nell’ambito della Strategia di Lisbona e che normalmente accompagna il Documento di economia e finanza ad aprile. L’emergenza coronavirus ha tuttavia portato a uno slittamento dei tempi per consentire ai singoli Paesi di capire meglio l’impatto della crisi e, soprattutto, la reale entità dei fondi europei in campo per affrontarla. Al momento sono Italia e Lussemburgo i due Paesi che ancora devono fornire a Bruxelles il loro Pnr 2020. Quest’anno, peraltro, il programma acquista un’importanza particolare perché rappresenta un primo nucleo del Recovery Plan, attraverso il quale, previa approvazione dei 27 Paesi membri, si deciderà in che modo verranno spesi trasferimenti e prestiti che sono stati assegnati all’Italia dall’Unione europea. Nel Pnr vengono indicate le riforme strutturali che l’esecutivo intende mettere in atto nel corso degli anni a seguire. I Pnr, che hanno una valenza triennale, individuano le priorità, accorpando in 3 macro aree le 24 linee guida: la prima parte riguarda le misure macroeconomiche e di politica di bilancio, la seconda include le riforme strutturali e microeconomiche, la terza si sofferma sulle politiche del lavoro. La valutazione dei progressi compiuti nell’attuazione delle politiche descritte nei Pnr è effettuata dalla Commissione europea, sulla base di Rapporti sullo stato di attuazione dei programmi predisposti annualmente dai singoli Stati. Il Consiglio europeo, recependo la valutazione della Commissione, verifica i progressi compiuti rispetto agli obiettivi di Lisbona, attribuendo giudizi sul grado di realizzazione delle riforme raggiunto da ciascun Paese e rivolgendo specifiche Raccomandazioni. Fino al 2010 la redazione del Pnr dell’Italia è stata curata dal dipartimento Politiche comunitarie della presidenza del consiglio dei Ministri, con compiti di coordinamento rispetto alle altre amministrazioni. Nel 2011, con il passaggio dalla Strategia di Lisbona a Europa 2020 e l’istituzione del Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, il Pnr è confluito nel Documento di economia e finanza. La responsabilità della sua redazione è così passata al dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia, d’intesa con il dipartimento delle Politiche europee.
Deboli segnali di apertura pentastellati sul Mes
Il sottosegretario M5S agli Interni, Carlo Sibilia, è possibilista, ma fino ad un certo punto: “Siamo sempre stati contrari, perché ci sono clausole dannose – ricorda -. Se siamo certi che non ci sono più, è chiaro che le difficoltà si superano”. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, parlando ad un quotidiano austriaco, si limita a ricordare che il negoziato è sull’intero pacchetto d’aiuti, la cui parte più importante deve ancora essere definita, ed è condotto dal premier Giuseppe Conte. Di certo, comunque, i soldi del Fondo Salva Stati e del prossimo Recovery Fund potrebbero rivelarsi fondamentali per l’Italia. Il documento, assieme al decreto Semplificazioni, dovrebbe avere il via libera dal Governo. Nella bozza del Piano, circolata nel weekend e non ancora definitiva, si elencano le linee guida che verranno seguite dal governo. Viene confermato che non vi sarà alcun condono, perché generano aspettative di possibili loro reiterazioni, riducendo l’efficacia della riscossione delle imposte. Proprio sul fisco viene posto l’accento sulla lotta all’evasione e sul programma ‘cash-less’ per spingere sui pagamenti digitali. Nel piano, che verrà allegato al Documento di Economia e Finanza 2020, viene citato l’assegno universale che lo Stato dovrebbe offrire per ogni figlio a carico. Sul reddito di cittadinanza il piano prevede di introdurre “i necessari miglioramenti ad un anno dalla sua introduzione, valutandone l’efficienza” e affiancandolo ad un salario minimo orario. Discorso simile per Quota 100: viene ricordato che scade alla fine del 2021, e bisognerà valutare il da farsi “alla luce della sostenibilità, anche di lungo periodo, del sistema previdenziale e del debito pubblico garantendo al contempo il rispetto per l’equità intergenerazionale”. Confermata, poi, l’intenzione di alleggerire la pressione fiscale e estendere la copertura della fibra ottica. Tornando al Mes, nel documento dell’esecutivo c’è solo un breve cenno: “Il Governo valuterà, alla luce di considerazioni di merito e di impatto finanziario” le iniziative europee che “forniscono opzioni di finanziamento per la risposta sanitaria alla pandemia”. Il Mes però non è una trappola, afferma il segretario generale del Fondo salva-Stati, Nicola Giammarioli, intervistato da Repubblica, che fa presente che le linee di credito “non hanno nulla a che vedere con i prestiti del passato: non portano a condizionalità ex post, austerity, troika, o ristrutturazione del debito. Siamo in un altro campo da gioco rispetto al passato”. Inoltre “alle attuali condizioni di mercato, l’Italia si troverebbe a rimborsare una cifra inferiore a quella ricevuta”, con un risparmio di 500 milioni all’anno.