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Caravaggio: una vita alla deriva

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“Come potè un ragazzo lombardo, apprendista pittore, arrivato a Roma all’età di circa diciotto anni, costruirsi, crescere, straripare nelle zone basse di Piazza Navona, oltre Tevere, oltralpe, oltre il suo secolo e i secoli successivi, arrivare fino a noi quale uno dei più alti moniti, imporsi come bandiera del moderno alle scelte più disparate, alle fazioni più contrastanti?”

La questione posta da Renato Guttuso sta alla base del film omaggio diretto da Derek Jarman nel 1986 intitolato Caravaggio, che Movies Inspired metterà a disposizione delle sale cinematografiche insieme a una serie di titoli cult che sono entrati a far parte della storia del cinema recente,  in versione restaurata, a partire dall’estate 2020.

Il film è costruito come un lungo viaggio nella memoria, raccontato attraverso uno stream of consciousness dove il protagonista procede a ritroso verso la sua esistenza che sta giungendo alla fine, con le parole poetiche e con le immagini: “… Malta, Messina, Siracusa, Napoli, (…) anni continuamente in fuga, su un venefico mare blu, in fuga sotto il sole di luglio (…) alla deriva”, così inizia il racconto del Pittore lombardo sul letto di morte.

Ma, per quanto possa sembrare stravagante e complessa la scelta, il film è anche un racconto autobiografico del regista. Tra la difficile e tormentata esistenza dell’artista, Michelangelo Merisi da Caravaggio, e quella di Jarman la specularità è evidente.  Nel 1986 il regista britannico, che era anche pittore, scopre di essere sieropositivo; lotterà contro la malattia fino al 1994 continuando, nonostante le gravi complicazioni derivanti dall’AIDS, la sua attività registica e sostenendo le lotte contro la legislazione anti-gay. Per queste ragioni, l’immedesimazione nel pittore del realismo cinquecentesco risulta palese.

Il film, assolutamente non didascalico, pittorico ma non pittoresco, ci restituisce un autoritratto perenne dove il Pittore allucinato – carico di simbologia il trucco dell’attore protagonista, Nigel Terry, sul letto di morte, con le occhiaie scavate e il volto emaciato – è un uomo radicalmente moderno. Le vicende sono in parte attualizzate in un Novecento non meglio definito, epoca in cui l’arte visiva perde il suo significato più pieno e il cinema ne prende il posto.

Un Caravaggio, un po’ gipsy, un po’ Modigliani, fuori dal tempo e senza tempo riceve un’aura di eternità e universalità riprodotta anche con straordinaria tecnica filmica: figure, volti, stanze, finestre, eros, corpi, nature morte, candele, mani e occhi… tutto nel film è creato come in un quadro di Caravaggio. Si procede come in una galleria barocca da una rievocazione all’altra. I quadri noti a tutti scorrono davanti agli occhi dello spettatore arricchendosi anche di altre citazioni, facilmente riconoscibili: Mantegna, Modigliani, David, ecc.

Momenti di straniamento intervengono a turbare le aspettative cronologiche, come l’inserimento di luce elettrica, motociclette, macchine da scrivere, riviste, musiche contemporanee. Il cinema si fa gioco e gioca con l’arte, creando arte. Una voce fuori campo tiene insieme i pezzi di questo immenso affresco, la voce interiore dell’artista morente. E non sappiamo se l’artista sia il Pittore o il Regista. In questa prospettiva si riconosce anche un modello estetico, quello di certi film di Pasolini che si mescolano, in alcuni tratti, con atmosfere felliniane. Le azioni si svolgono tutte in una continua successione statica d’interni che richiamano il tipico spazio caravaggesco.

I protagonisti principali, rigorosamente di nazionalità britannica, possiedono però volti universali, in questo senso effettivamente caravaggeschiNigel Terry è, anche grazie al trucco, davvero somigliante a quello che si tramanda essere il volto di Caravaggio; Sean Bean, nella parte  di Ranuccio Tommasoni, bello come un Adone e, per questo,  seduttore e sedotto da uomini e  donne. Deliziosa nella sua ieraticità, la protagonista Lena di Tilda Swinton.

Un mondo senza morale, dove i giochi di potere e di piacere si mescolano con le passioni vitali e le esuberanze artistiche, una vita afferrata a morsi, che non accetta compromessi e vincoli, questo racconta il film Caravaggio, che non è solo la storia di un artista violento, assassino e geniale protagonista di una vita in perenne oscillazione tra i Palazzi nobiliari di Roma e la feccia della strada, tra l’aristocrazia del tempo e le prostitute. Una vita “alla deriva”.

 

Regia: Derek Jarman
Interpreti: Nigel Terry, Tilda Swinton, Sean Bean, Dexter Fletcher
Origine: Gran Bretagna, 1986, edizione restaurata 2020


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