Sono passati quasi 100 anni dalla campagna fascista in Abissinia e dal matrimonio temporaneo di Montanelli con una bambina di 12 anni, ma il tragico destino di tante ragazze da allora bnon è cambiato di molto nel mondo. Come scrive Save the Children sul suo sito ogni anno 12 milioni di bambine e ragazze, al di sotto dei 18 anni, vengono date in sposa a uomini adulti o anziani. In Bangladesh, Mozambico, Repubblica Centro Africana, Niger e Sud Sudan più del 40% delle ragazze sposate hanno tra i 15 e i 19 anni. In Chad, mali, Guinea, Burkina Faso e Madagascar la percentuale scende al 30-40%, tra il 20 e il 30% nei paesi colorati di giallo nella cartina. Il parto è la loro principale causa di morte. Sono cifre agghiaccianti che mostrano come i problemi per le donne siano sempre gli stessi, a distanza di quasi 100 anni dalla campagna in Abissinia dell’allora soldato Indro Montanelli che comperò una dodicenne per soddisfare i bisogni sessuali scatenati dal suo testosterone di giovane soldato lontano da casa. “Aveva 12 anni, ma non mi prendere per un bruto-ha raccontato nel 1972 nella trasmissione televisiva L’ora della verità di Gianni Bisiach.“A 12 anni quelle lì sono già donne. […] Avevo bisogno di una donna a quell’età. Me la comprò il mio sottufficiale insieme a un cavallo e un fucile, in tutto 500 lire. […]. Lei era un animalino docile; ogni 15 giorni mi raggiungeva ovunque fossi insieme alle mogli degli altri.”
Nessun ripensamento, nessun imbarazzo nel ricordare quell’episodio raccontato in seguito anche ad Enzo Biagi. Colpisce che a distanza di anni nella testa di un uomo ormai maturo non sia mai sorto il dubbio che a quella bambina e a tutte quelle come lei che venivano date in sposa ai soldati subito dopo le prime mestruazioni, sia stata fatta violenza, sia stata tolta l’infanzia e l’adolescenza. Anche se hai la pelle nera e vivi in Etiopia sei una bambina e hai diritto all’infanzia e all’adolescenza, senza essere stuprata per tradizione culturale. Valeva allora, vale ancora di più oggi che se ne torna a parlare,ma lo si fa nel modo sbagliato, rispondendo con violenza a un atto che fu violento. Imbrattare una statua che forse non dovrebbe stare dove sta,ma che ormai è lì da anni non è la strada giusta. Occorre parlarne con calma e proporre una statua che ricordi il sacrificio quotidiano di tante spose bambine, tante piccole schiave che andrebbero aiutate. Bene ha fatto lo street artist Ozmo a dedicare una sua opera a Destà la sposa bambina di Montanelli su un muro di Milano. Le ha restituito una dignità. Manca un omaggio alle donne sui muri e nelle piazze delle nostre città.Non c’è una sola piazza in tutta Italia con una statua di donna. Facciamo quindi altri murales, mettiamo statue che ricordino grandi donne che sono motivo di orgoglio per il nostro paese.
E’ una lacuna che va colmata,perché la nostra storia, la nostra cultura,la nostra arte, la nostra scienza è fatta anche di nomi femminili, che restano invisibili. Succede anche nel resto del mondo, ma a New York si sta cercando di colmare questa lacuna. Il 26 Agosto, anniversario della ratifica del voto alle donne, sarà svelata la prima statua dedicata a delle donne esistite realmente. E’ un’opera della scultrice Margareth Bergmann e rappresenterà le tre suffragette newyorchesi Sojourner Truth, Susan B. Anthony, and Elizabeth Cady Stanton. In Italia, cosa stiamo aspettando? Milano è da sempre la città capofila dei nuovi trend. Dia ai milanesi la prima statua di una donna che abbia fatto grande la città. I nomi non mancano.