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#STRAGEUSTICA. 40 anni dopo, il governo scoperchi le pentole della vergogna

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Tutti i protagonisti a livello istituzionale, civili e militari, sono morti. 40 anni dopo la Strage di Ustica, nessuno di quei protagonisti, testimoni e artefici dei depistaggi potrebbe ancora sentirsi diffamato o incolpato.
Lo stesso panorama geopolitico si è talmente modificato da non poter danneggiare questa o quella potenza, mettere crisi alleanze storiche, stabilire processi internazionali per reati bellici contro l’umanità.
E allora, perché l’ennesimo governo italiano, nonostante le promesse, e gli esecutivi nostri alleati, in primis francesi e statunitensi, mantengono questo riserbo assurdo? Perchè non scoperchiare le pentole della vergogna?
L’Italia era il crocevia di interessi inconfessabili per conto degli USA, della NATO e anche per i propri tornaconti in merito alle forniture libiche e saudite di petrolio e gas, alla vendita di armi e autoveicoli, all’impiantistica e le grandi infrastrutture urbanistiche. Soprattutto, godendo di una storica “neutralità extraterritoriale”, i nostri servizi segreti potevano agire indisturbati in Medio Oriente, tanto da divenire i più influenti consiglieri e conoscitori di quel mondo in continua ebollizione. Senza ritorsioni arabe e neppure da parte dei sempre più innervositi servizi segreti israeliani. Una strategia “delle mani libere2 che dura tuttora!
Di certo, la distruzione del DC9 Itavia con 81 persone a bordo, mentre percorreva la rotta “Ambra 13”, la più trafficata da aerei amici e nemici, non fu una “strage di Stato”, come quelle che la precedettero e la seguirono: poche settimane dopo scoppiò la bomba nella stazione centrale di Bologna, il 2 agosto, con 85 morti, essenzialmente per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica e coprire il clamore di quella tragedia inaspettata.
Fu in realtà un’azione bellica clandestina in tempo di pace, armata, nel clima imperante da guerra fredda e la cortina di ferro tra le due Germanie. Ma soprattutto era e resta una vergogna di Stato!
Molti dei testimoni militari di quelle ore convulse sono morti, anche suicidi o assassinati in maniera oscura: erano i controllori del traffico aereo che seguirono l’azione bellica e sentirono le ultime parole dell’equipaggio, tracciarono le scie, le rotte e gli aerei presenti, riportarono tutto l’accaduto sui verbali. Verbali scomparsi in parte o del tutto. Registrazioni manomesse o, per i francesi e gli americani, gettate chissà in quale pentolone bollente di segreti inconfessabili.
Sono morti o totalmente rimbambiti i governanti di allora come i francesi Giscard d’Estaing e Mitterrand, la britannica Thatcher, lo statunitense Carter, gli italiani Craxi, Andreotti e Cossiga, i vertici gerarchici “felloni” dell’aeronautica, tutti prosciolti in Cassazione per il reato di depistaggio.
E allora? Il mondo da quel lontano 1980 è totalmente cambiato. Gli equilibri si sono incrinati. Sono nate nuove alleanze più o meno pubbliche tra paesi occidentali, mediorientali e asiatici. Il Medio Oriente è certamente rimasto il fulcro dell’instabilità mondiale. Sono sorti e si sono sviluppati i gruppi fondamentalisti islamici. La Libia, dopo l’uccisione nel 2011 di Gheddafi è tornata una terra di nessuno con tribù e Signori della guerra che si contendono kilometri di deserto, nella speranza di mettere le mani su grande business del petrolio e del gas, una volta guadagnata nel sangue la supremazia. Anche la Nato non gode più di buona salute e il suo prestigio sta crollando anno dopo anno. E già qualche governante europeo ne reclama la soppressione.
Dove sono finiti in Italia l’interesse di Stato e l’orgoglio di Nazione libera, che siede in permanenza i vertici esclusivi del G7?
A chi fa ancora paura, magari di incrinare rapporti geopolitici ed economici, finanziamenti di debiti sovrani e di società industriali, che guardano al vicino Oriente e anche più in là?
In quelle settimane fummo coinvolti professionalmente a cercare cosa era successo veramente. A rompere il “muro di gomma”, come lo definì il bravo Andrea Purgatori, delle versioni ufficiali. Nonostante reticenze, timori e depistaggi, scoprimmo da subito che nei cieli sopra Ustica il DC9 dell’Itavia si era trovato nel bel mezzo di un’azione di guerra “non dichiarata” da parte di caccia americani e francesi che cercavano di intercettare due Mig libici, di scorta ad un Ilyushin russo, che trasportava il “nemico pubblico numero 1″: il dittatore libico Gheddafi. I missili lanciati invece di colpire i caccia libici e l’aereo con Gheddafi, si “accodarono” alle scie di calore dell’aereo italiano, lo distrussero e lo fecero inabissare ad oltre 3 mila metri di profondità. Solo uno dei Mig fu abbattuto e andò a sfracellarsi sulla Sila.
Gheddafi ne uscì incolume per il “rotto della cuffia”, come era avvenuto altre volte, con la complicità dell’aviazione italiana, abituata a tollerare gli sconfinamenti libici. Come ci confessarono alcune testimonianze del Centro di controllo del traffico aereo di Ciampino, era in effeti frequente che un aereo da trasporto di fabbricazione russa, scortato da Mig 23, per non essere intercettato dall’aviazione americana della VI Flotta, s’intromettesse sulla rotta commerciale italiana in direzione dell’allora Jugoslavia.
A bordo, secondo i servizi segreti italiani c’erano personalità di primo piano del regime: spesso lo stesso Gheddafi. Il duplice ruolo del nostro paese di baluardo Nato, ma anche di mediatore sotterraneo con i paesi arabi, faceva sì che si avesse “un occhio di riguardo” verso i libici, i palestinesi, gli egiziani, gli iracheni, gli iraniani e i sauditi. Questa era l’Italia del centrosinistra di allora, con democristiani, socialisti, socialdemocratici e repubblicani al potere. Agli inizi del 1981 fu scoperchiato ufficialmente il groviglio di contropoteri della Loggia P2 da alcuni magistrati coraggiosi e indipendenti.
Ma 40 anni dopo, nessuna verità è stata resa pubblica e nessun governo sembra interessato a fare giustizia, a fare uscire i dossier segreti italiani, NATO, francesi e americani.
Abbiamo affrontato con capacità la pandemia del Covid; a livello internazionale ci hanno preso da esempio e fatti i complimenti. Ma su questo fronte dei cosiddetti “segreti di stato” siamo rimasti ancora uno Stato a “sovranità limitata”.
E’ giunta l’ora di mettere fine a questa vergogna!
Non ci sono alternative alla verità. L’epoca delle “mezze verità” e delle “bugie di Stato” è morta e sepolta con quei protagonisti e con quella politica ormai superata da un mondo che opera alla velocità di High Frequency e comunica da Occidente ad Oriente tramite la neo-lingua universale del WEB e l’invasività dei Social Net.


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