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Smart working integrale, Il Messaggero chiuso (almeno) fino a settembre

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di ALBERTO FERRIGOLO

Via del Tritone 152, sede romana de “Il Messaggero”, il quotidiano della capitale e del Lazio. Dal 10 marzo, giorno dell’entrata in vigore del decreto sul lockdown, l’edificio è chiuso. L’ingresso sbarrato, i piani e gli uffici vuoti. E lo saranno almeno fino a settembre. Se non al mondo, di sicuro in Italia è l’unico quotidiano in queste condizioni. Negli altri – da “la Repubblica” al “Corriere” a “La Stampa” – anche se con qualche prudenza e flessibilità, i giornalisti sono rientrati, tutti o in parte.

A via del Tritone 152, nell’atrio dietro la porta elettronica, in servizio c’è solo un vigilantes. I giornalisti nelle proprie abitazioni, il giornale si fa da lì. Tre mesi e mezzo di chiusura. Neanche i tipografi sono in via del Tritone. Lavorano anche loro da casa. Così come i grafici. E i tecnici informatici. Se si chiamano da fuori i numeri interni, il centralino devia la telefonata o sul cellulare o sul numero fisso degli interessati. Sono nelle loro rispettive dimore anche il direttore Virman Cusenza, i vicedirettori, la segretaria di direzione, che è pure in cassa integrazione.

VIDEOCHIAMATE E WHATSAPP

Le riunioni di redazione si svolgono in videochiamata, per la durata del tempo necessaria: quella del mattino si protrae per un’ora e mezza, su per giù, quella del pomeriggio dalle 15,30 alle 17. E poi grande uso di WhatsApp e dei gruppi WhatsApp per le riunioni e i contatti delle diverse sezioni. Ogni redazione ha il suo gruppo.

La serrata antivirus è scattata subito, improvvisa. Senza preavviso. Senza quasi poter portar via dalle scrivanie i generi professionali di prima necessità. A pochi giorni dall’entrata in vigore del lockdown ai giornalisti è stato messo a disposizione un piccolo Pc collegato con il sistema editoriale e una “saponetta” wi-fi. Basta. Ora, però, a più di tre mesi dalla serrata, gli animi si stanno scaldando. Per alcuni uomini-macchina, ufficio centrale e capiservizio che costruiscono le pagine, la situazione è di “confusione assoluta”. Risultato, molto meno dibattito di idee e decisioni farraginose.

Dal primo luglio, poi scatta la cassa integrazione per tutti e un piano di ristrutturazione che prevede venti esuberi, mentre nel frattempo, solo pochi giorni fa, c’è stato l’intervento amministrativo sui collaboratori, giudicato “molto hard”, i quali hanno subito una decurtazione dei compensi, del genere: prendere o lasciare. Accettazione dei nuovi accordi contrattuali entro il 14 luglio. Una forzatura passata piuttosto facilmente in un periodo in cui le assemblee sindacali al video sono state difficili da organizzare e anche da tenere, con scarsa partecipazione. L’impressione è che sia stato sfruttato il momento propizio e lo stato di disorientamento in cui la redazione si è venuta a trovare per via della dispersione nelle abitazioni private.

SCONFINATO IMPERO IMMOBILIARE

Circola fra i redattori l’ipotesi che l’editore Caltagirone abbia l’intenzione di vendere lo storico palazzo di fine Ottocento di via del Tritone, già sede del Albergo Select fino al 1920, il solo a Roma che avesse un bagno in ogni stanza. Vendere per poi collocare una parte della struttura del giornale dentro un appartamento che è parte dello sconfinato impero immobiliare dell’editore-costruttore. Cioè per metterci – secondo voci ricorrenti – solo  l’ufficio centrale e i deskisti, mentre tutti gli altri starebbero a casa. Un nuovo modello di organizzazione produttiva? Una prova di forza? Una resa dei conti? Un esperimento pilota?

Poco meno di un anno fa il gruppo Caltagirone ha venduto la sede storica del Mattino, in via Chiatamone, dietro al lungomare Caracciolo, e ha spostato la redazione nel Centro direzionale di Napoli, Isola B5, Torre Francesco, 33° piano.

Al momento, nel mondo,  la sola esperienza di giornali che abbiano disdetto i contratti d’affitto a causa dell’epidemia da coronavirus è quella che fa capo ai sei quotidiani del gruppo americano McClatchy. I giornalisti non torneranno in ufficio a partire dal mese di agosto. E lavoreranno tutti da casa.

Anche “Domani”, il nuovo giornale varato da Carlo De Benedetti e diretto da Stefano Feltri, in edicola a partire dal mese di settembre, andrà ad occupare un appartamento di proprietà dell’editore-costruttore Caltagirone, in via Barberini.

Da professionereporter


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