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Serbia: legami pericolosi

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Alla vigilia delle elezioni, l’ennesimo scandalo in Serbia investe la leadership al potere. Si tratta di una fotografia che ritrae il figlio del presidente Vučić in compagnia di alcune altre persone ad un bar, tra cui un membro di un clan mafioso

Una fotografia scattata lo scorso 10 giugno mostra il figlio del presidente serbo Aleksandar Vučić, Danilo Vučić, in compagnia di alcuni uomini, tra cui Aleksandar Vidojević. Il gruppo è stato fotografato mentre guardava una partita di calcio tra Stella Rossa e Partizan in un bar nel centro di Belgrado. Vidojević è noto come membro di un gruppo di tifosi del Partizan, “Janjičari”, e attualmente è sotto processo con l’accusa di aver partecipato alla demolizione del locale notturno “Komitet” a Belgrado insieme ad altri hooligan appartenenti allo stesso gruppo.

Come riportato dal portale di giornalismo investigativo KRIK, nella banca dati della polizia serba Vidojević è citato anche come membro di un clan montenegrino, il clan di Kavač, uno dei più potenti gruppi criminali dediti al traffico di stupefacenti nei Balcani.

Un thriller nel centro di Belgrado

KRIK si occupa di temi legati alla criminalità organizzata e alla corruzione. Tra i numerosi documenti pubblicati su questo portale, i cui giornalisti indagano sugli affari criminali nei Balcani e seguono i procedimenti penali per reati di criminalità organizzata, ci sono anche alcune controverse fotografie del figlio del presidente Vučić.

Un’inchiesta pubblicata da KRIK all’inizio di maggio ha svelato i dettagli della guerra tra due clan montenegrini attualmente in corso, mettendo a nudo i loro legami con la polizia e con i vertici politici di vari paesi della regione.

Bojana Pavlović, giornalista di KRIK che ormai da anni segue le vicende della criminalità organizzata, aveva ricevuto l’informazione che il figlio del presidente Vučić, Danilo Vučić, stava guardando una partita di calcio in un bar nel centro di Belgrado in compagnia di Aleksandar Vidojević. Una volta arrivata davanti al bar, la giornalista ha riconosciuto tra gli uomini che stavano seduti con Danilo Vučić anche un altro membro del gruppo di ultras “Janjičari”. Li ha fotografati dalla strada e ha subito mandato le foto alla redazione di KRIK, dopodiché se n’è andata.

Qualche strada più in là Pavlović è stata avvicinata da tre uomini che si sono presentati come pubblici ufficiali, le hanno chiesto di cancellare le fotografie scattate e hanno chiamato la polizia.

Stando alle parole della giornalista  , oltre agli agenti di polizia, sul posto si sono recati anche due uomini che hanno detto di non svolgere alcun incarico pubblico, si sono impossessati del cellulare della giornalista, mentre gli agenti di polizia non hanno reagito in alcun modo. Non sono intervenuti nemmeno quando Aleksandar Vidojević si è avvicinato alla giornalista, restituendole il telefono e lasciandola andare.

La fotografia scattata da Bojana Pavlović è la quarta fotografia pubblicata sui media che ritrae Danilo Vučić insieme ad Aleksandar Vidojević  . In queste fotografie si vedono anche altri membri del gruppo “Janjičari” e alcune persone condannate per gravi reati, tra cui traffico di droga.

Domande rimaste senza risposta

Secondo la legge, la polizia e l’esercito serbo sono incaricati di proteggere la famiglia del presidente della Repubblica. Il compito di garantire l’incolumità fisica della famiglia del presidente spetta ad un’unità speciale della polizia militare, mentre la cosiddetta protezione esterna è affidata ai servizi segreti, cioè all’Agenzia di sicurezza militare (VBA) e all’Agenzia informazioni e sicurezza (BIA).

Ad oggi non è ancora chiaro chi fossero quei “pubblici ufficiali” che hanno fermato la giornalista, ma questo è l’unico aspetto della vicenda che potrebbe rivelarsi legittimo. Tutto il resto è problematico e pericoloso. Il fatto che – come ha affermato la giornalista – Vidojević abbia “posto fine” all’intera vicenda, restituendole il telefono e lasciandola andare, mentre i “pubblici ufficiali” e la polizia se ne stavano in disparte, fa sorgere la domanda: chi comanda chi? È davvero un hooligan ad avere l’ultima parola?

Da questi interrogativi ne scaturiscono altri: i servizi incaricati di proteggere la famiglia del presidente stanno facendo il loro lavoro? Sanno che compagnie frequenta il figlio del presidente?

La polizia ritiene che Aleksandar Vidojević sia vicino al clan di Kavač, coinvolto in una faida con un altro clan montenegrino, quello di Škaljari. Secondo quanto riportato da KRIK, dal 2015 ad oggi più di 40 persone sono state uccise negli scontri tra i due gruppi criminali. Alcuni di questi omicidi sono avvenuti a Belgrado  .

Danilo Vučić sta mettendo a rischio la propria incolumità incontrandosi pubblicamente con un uomo finito sotto processo con l’accusa di aver commesso atti violenti e indagato per reati di produzione, detenzione, porto e traffico illegale di armi e ordigni esplosivi? I servizi segreti e il presidente Vučić si preoccupano del fatto che Danilo Vučić socializzi con alcuni membri del gruppo di ultras “Alkatraz”  legati, tra l’altro, con l’omicidio di Brice Taton  , cittadino francese [ucciso a Belgrado nel 2009]?

Ammettiamo pure che si tratti di domande ingenue, retoriche. Tuttavia, l’interrogativo sulla possibilità che i servizi segreti, oltre al figlio del presidente Vučić, proteggano anche i criminali, o che addirittura si pieghino alla loro volontà, implica l’esistenza di un legame pericoloso.

Una situazione in cui alcuni hooligan e criminali legati ad un clan dedito al traffico di stupefacenti socializzano apertamente e si fanno fotografare con il figlio del presidente fa sorgere un’altra domanda: qual è il messaggio di questi hooligan e criminali e a chi è rivolto?

La relazione tra il figlio del presidente serbo e un uomo sospettato dalla polizia di essere membro di un clan montenegrino si limita al guardare insieme le partite di calcio? Esiste un legame tra i vertici dello stato e i gruppi criminali attivi nella regione? E se esiste, di che tipo di legame si tratta?

La risposta della leadership al potere

Era da tanto tempo che un episodio non suscitava una reazione così accesa, quasi di panico, da parte della leadership serba come quello di cui sopra, che ha visto vittima la giornalista di KRIK che ha fotografato il figlio del presidente Vučić.

La premier Ana Brnabić ha accusato i giornalisti di KRIK di spiare il figlio del presidente. “State maltrattando un giovane di 22 anni, solo perché è il figlio del presidente, quando esce in città per vedere una partita e se ne sta seduto in un bar”, ha affermato la premier evidentemente sconvolta.

Il presidente Vučić, in un’intervista televisiva rilasciata a sorpresa, ha dichiarato che l’amico di suo figlio non è accusato di “nient’altro tranne che di [aver partecipato a] una rissa”, respingendo l’ipotesi avanzata dalla polizia secondo cui Vidojević sarebbe legato al clan di Kavač.

Non si è trattato tuttavia di una rissa, come sostiene il presidente, bensì di un‘irruzione di un gruppo di hooligan  , tra i quali c’era anche Vidojević, nel locale notturno “Komitet” a Belgrado, avvenuta nell’ottobre 2018. Nell’atto di accusa si legge che gli hooligan hanno fatto irruzione nel locale mascherati con passamontagna e cappucci, armati di mazze e spranghe, hanno demolito gli arredi e hanno picchiato gli ospiti del locale, alcuni dei quali sono finiti in ospedale con gravi ferite.

Menzionando quella “rissa” in modo del tutto laconico, il presidente Vučić non ha solo minimizzato la violenza nei confronti dei cittadini, ma ha anche inviato un messaggio ai giudici incaricati del caso, facendo loro sapere che l’amico di suo figlio è protetto. Sforzandosi di difendere suo figlio dalle accuse di socializzare con i criminali, Vučić ha affermato che suo figlio lavora “in un semplice negozio per uno stipendio di 550 euro al mese” e ha accusato l’opposizione di condurre una campagna contro la sua famiglia.

A pochi giorni dalle elezioni politiche in Serbia, i media controllati dal governo hanno pubblicato diversi articoli dai titoli del tipo: “Attaccano Danilo per uccidere Vučić” e hanno rivolto varie accuse a uno dei leader dell’opposizione, Dragan Đilas, sostenendo ad esempio che “Đilas sta disegnando un target sulla fronte del figlio di Vučić, Danilo”. L’intera vicenda ormai da giorni viene presentata all’opinione pubblica come un attacco congiunto dei media indipendenti e dell’opposizione contro Vučić, senza mai menzionare i controversi dettagli della biografia dell’amico del figlio del presidente. Così gli elettori che non seguono i pochi media indipendenti vedono solo l’immagine della famiglia Vučić minacciata dagli oppositori del presidente, allo scopo di pregiudicare il suo risultato alle imminenti elezioni.

Stando ai sondaggi dell’opinione pubblica, il Partito progressista serbo (SNS) guidato dal presidente Vučić vincerà le elezioni politiche fissate per il prossimo 21 giugno. Quel che è meno certo è in quale misura le attività dei clan criminali e i loro legami con la leadership al potere rappresentano una minaccia per lo stato e per i cittadini serbi. A questa domanda ad oggi il presidente Vučić non ha fornito alcuna risposta.

Fonte: BalcaniCaucaso


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