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Rete libera e gratuita, diritto di cittadinanza da garantire a chi studia

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Mi chiedo se mentre la Task force cerca soluzioni tecniche per la riapertura delle scuole, la politica saprà rimettere al centro l’educazione creativa e digitale per i prossimi 20 anni. Questa crisi è una grande opportunità per compiere passi avanti sia sulla diffusione della infrastrutture di rete di nuova generazione sia sull’accessibilità alle stesse per cittadini e studenti.

Dice il rapporto Istat che 4 famiglie su 10 non hanno Pc in casa. La Comunità di Sant’Egidio ci dice che il 61% dei bambini tra i 6 ed i 10 anni non hanno svolto lezioni on line in questi tre mesi. I dati su connessione e distribuzione di dispositivi agli studenti evidenziano grande disomogeneità. Il digital divide è territoriale, sociale ed economico: produce un esercito di esclusi. Per un Paese come il nostro che ha 2.116.000 di Neet, giovani che non lavorano e non studiano, è un allarme che dovrebbe imporre una rivoluzione di tutto il sistema dell’istruzione scolastica.

Grande invece è stato l’impegno del Ministero dell’Istruzione, di associazioni, fondazioni, start up e gestori telefonici che hanno donato sim, abbonamenti a servizi di connessione e dispositivi. La Responsabilità sociale d’impresa ha iniziato a fare la sua parte, ed è stata non più solo annunciata ma esercitata concretamente grazie al contributo dei privati. Occorrono però finanziamenti strutturali annuali – e non più solo spot – per aiutare le famiglie, oltre alle scuole, nel processo di necessaria rincorsa verso il gap da colmare sull’innovazione digitale.

E bisognerebbe allargare la platea dei destinatari dei bonus riservati alle sole famiglie con redditi bassissimi, dai quali sono oggi escluse i nuclei di fascia media e con più figli. Il traffico dati va inserito tra i servizi universali: bisogna individuare insieme ai gestori telefonico soluzioni che consentano a tutti gli utenti di poter accedere a formule che eliminino il “traffico extra soglia”. Per dirlo semplicemente: se sei studente devi avere internet gratis, almeno sino alla fine dell’emergenza covid! Perché il diritto alla connessione diventa il presupposto per garantire il diritto costituzionale allo studio.

Rispetto all’obiettivo della Strategia nazionale per la banda ultralarga (Bul), cioè assicurare una connettività ad almeno 100Mbps all’85% dei cittadini entro il 2020, l’indice europeo colloca l’Italia al 27esimo posto con il 24% di diffusione contro il 60% della media Ue. C’è un ritardo anche sull’obiettivo relativo alla banda larga (30Mbps) che doveva essere assicurata a tutti i cittadini sempre entro il 2020: la sua diffusione tra le famiglie risulta al 60% mentre la media europea è del 77%.

Occorre, inoltre, tenere conto degli ulteriori obiettivi europei per la Gigabit society 2025: copertura con banda di download ad almeno un gigabit al secondo (Gbps) al 100% di tutti i principali driver socio-economici (aziende, scuole, università, ospedali,trasporti e pubblici servizi).

Quest’emergenza deve diventare un acceleratore per l’innovazione del nostro Paese. Ed ognuno di noi può dare un contributo. Nessun genitore deve più trovarsi a scrivere lettere ai dirigenti scolastici o ai professori pregandoli di alleggerire lo zaino di 10-12 chili che ogni giorno i nostri ragazzi trascinano sulle spalle. E bisogna avere il coraggio di rinnovare il rapporto anche con l’editoria scolastica. Stringiamo un patto di fiducia e responsabilità  con gli studenti e affidiamo loro  “i ferri del mestiere”: una connessione di rete e un pc portatile.

Di questo periodo porterò con me due immagini: quella del bambino del paesino toscano che per partecipare alle lezioni on line con la sua classe fa un chilometro a piedi ogni giorno per connettersi e così finalmente mette il tavolino col tablet in mezzo alla campagna, l’altra è quella della bimba che ogni mattina per sentirsi più vicina ai compagni che le mancano tanto prima di collegarsi mette il grembiule: quel grembiule è comunità, è sentirsi parte di una squadra.  Proteggere i bambini dalle ingiustizie sociali e far crescere il capitale umano è responsabilità di tutti noi. Solo così potremo scrivere la nuova storia del nostro futuro.


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