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Modifiche alle pene per la diffamazione, si torna in Commissione Giustizia

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Torna domani (23 giugno) in Commissione Giustizia alla Camera la proposta di “Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 3 febbraio 1963, n. 69, in materia di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di contrasto delle liti temerarie, di segreto professionale e di istituzione del Giurì per la correttezza dell’informazione”. E’ probabile che il testo già passato la scorsa settimana, e che contiene un drastico aumento delle pene pecuniarie, venga varato così com’è per approdare poi in aula e lì trovare, forse, qualche possibilità di emendamento se ci sarà un’ adeguata volontà politica. Come è noto la modifica peggiore, anzi incomprensibile, riguarda la previsione di un’aggravante del dolo nonostante si stia parlando di un reato, la diffamazione a mezzo stampa, per sua natura doloso. Il risultato pratico è che si è alzata la pena pecuniaria fino ad un massimo di 50mila euro, tetto palesemente punitivo dei giornalisti e base per una stagione di veri bavagli se non ci saranno revisioni. Non si può escludere che sul testo attuale ci sia, prima dell’esame dell’aula, un altro confronto tra il Ministero e gli organismi di rappresentanza dei giornalisti, in primis la Federazione nazionale della Stampa che in queste ore ha sollecitato un ravvedimento e sottolineato come il mondo dell’informazione stia vivendo una grave crisi economica sia per quanto concerne le aziende editoriali e, ancor più, per quanto riguarda i giornalisti, molti dei quali precari o con redditi assai bassi. Colpire l’informazione sul fronte economico significa annientarla.


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