Salvini (ex ministro) e Meloni linciavano i migranti per il permesso, trasformano un flash mob in un corteo fuori legge. E Forza Italia si vergogna
Di Beppe Pisa
Il pianificato flash mob nel cuore di Roma si trasforma in corteo, con tanto di calca e assembramenti per i ‘selfie’ ed è bufera sul centrodestra. Non risultano ufficialmente, almeno nel momento in cui scriviamo, multe ma l’iniziativa di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ha sollevato critiche da chi lamenta la violazione delle norme di distanziamento fisico anti-contagio Covid-19, e la sua sostanziale trasformazione in manifestazione, malgrado i divieti in vigore. Scrive il capogruppo di LeU alla Camera Federico Fornaro che “a Salvini e Meloni non interessa l’unità nazionale e il loro grado di responsabilità politica è stato certificato dalle immagini della manifestazione romana, tutto fuorché l’annunciato flashmob rispettoso delle regole sul distanziamento. Le piazze pacifiche si rispettano sempre e non è in discussione il diritto democratico a manifestare in dissenso alle scelte del governo, ma le conseguenze della scelta della data del 2 giugno, festa nazionale e le modalità della protesta. Con oggi è apparso chiari agli italiani come la destra sovranista nei fatti stia cercando di alimentare con i comportamenti e la propaganda, le divisioni nel paese e speculare politicamente sulla crisi prodotta dal Covid 19: l’esatto contrario di quello di cui ha bisogno l’Italia per uscire dalla crisi economica e sanitaria”. Da parte di LeU si annuncia una interpellanza parlamentare sui fatti di oggi a piazza del Popolo, sul controllo non esercitato e sulle modalità in cui si è svolto il corteo mentre i Verdi di Angelo Bonelli hanno annunciato di aver presentato un esposto in Procura per il corteo del centrodestra definito un “fatto vergognoso, nel quale sono state violate tutte le misure sanitarie”, uno “sfregio a chi ha combattuto, come gli operatori sanitari, contro la pandemia”. Inoltre, una dichiarazione arriva anche dal Viminale, dal sottosegretario Achille Variati: “le bruttissime immagini della manifestazione di Roma sono l’ennesima dimostrazione dell’irresponsabilità delle destre”. Insomma, vedremo come finirà questo caso provocato, forse intenzionalmente, dalla destra, con Forza Italia probabilmente complice ignara e subalterna.
Tutto ha inizio poco prima delle 10, nel centro della capitale. In una piazza del Popolo comunque piena di gente arrivata per vedere le Frecce Tricolori in volo sul cielo di Roma per la Festa della Repubblica, è in programma il flash mob annunciato da settimane dal centrodestra per protestare contro le misure di sostegno all’economia varate dal governo e giudicate “insufficienti”. In piazza anche qualche gruppo neofascista, ma senza legami con Lega, Fratelli d’Italia e FI. All’angolo con via del Corso si posizionano dirigenti e militanti dei tre partiti che srotolano parte del Tricolore lungo 500 metri portato per la manifestazione che doveva avere carattere puramente “simbolico” nelle intenzioni degli organizzatori in attesa del grande evento pianificato per il 4 luglio al Circo Massimo. Antonio Tajani prima e Giorgia Meloni poi arrivano sul luogo scelto per la mobilitazione. Il vicepresidente FI e la presidente FdI, come da accordi, evitano il centro della piazza e si sistemano in uno spazio creato appositamente all’inizio di via del Corso, per dare inizio allo srotolamento dell’altra parte della maxibandiera fino a largo dei Lombardi. A quel punto arriva Matteo Salvini e ‘scompiglia’ tutto. Il segretario leghista non si sottrae al bagno di folla, ai ‘selfie’, al contatto con la gente. Le immagini sono chiare. Tante persone sono senza mascherina e a volte lo stesso Salvini abbassa la sua (tricolore, peraltro, come quella di Meloni). E le regole saltano tutte. La ‘passeggiata’ dei tre leader lungo via del Corso diventa un corteo vero proprio con i sostenitori che si accalcano ai lati, intonando slogan contro il governo: ‘Conte vaffa’, ‘Elezioni’, ‘Dimissioni’. Il flash mob diventato improvvisamente corteo lungo va del Corso era autorizzato? E da chi? E perché chi ne aveva il potere non lo ha sciolto? Sono tutti interrogativi che saranno posti alla ministra dell’Interno Lamorgese nell’ambito di un’interpellanza parlamentare.
Nella Lega qualcuno fa autocritica sulla piazza romana, facendo notare che, invece, nelle altre circa 70 piazze italiane tutto sembra essere filato liscio e nel rispetto delle norme (da piazza Duomo, a Milano, alla Sicilia). “Aveva ragione Forza Italia, la forza più scettica rispetto alla mobilitazione”, si spinge a dire un parlamentare sottolineando come quanto successo fosse prevedibile. Ma la ‘rincorsa’ continua tra Salvini e Meloni a chi avrebbe convocato prima la piazza ha forse influito su altre valutazioni. Dopodiché – si rimarca – la voglia di partecipazione della gente è fortissima, lo si è visto anche a Codogno con la folla accorsa a salutare, a distanza e rigorosamente con mascherine, Sergio Mattarella per la sua visita istituzionale alla città simbolo dell’epidemia. Sempre dentro FI si sottolinea che il partito ha lavorato molto affinché la mobilitazione fosse il più composta possibile, con il pieno appoggio di FdI. Forse qualcuno si è sentito un po’ a disagio nella folla, magari trovando riparo in qualche viuzza laterale. Sul fronte politico, poche le novità, tranne il fatto che il nuovo appello di Mattarella per una maggiore condivisione tra le forze politiche difficilmente porterà a una nuova stagione di collaborazione tra governo e opposizione. Tajani parla da ex presidente dell’Europarlamento: “Dovremmo ascoltare l’appello del Capo dello Stato, dobbiamo lavorare tutti insieme. Ci sono grandi opportunità anche dall’Europa”. E conclude: “Gli estremisti non hanno nulla a che fare con noi – precisa poi – Sono isolati. Siamo contrari a qualsiasi iniziativa dei gilet arancioni”.
E a proposito dei “gilet arancione”, come si fanno chiamare, la loro manifestazione ha fatto seguito a quella del centrodestra nel pomeriggio con un forte strascico polemico per toni, parole, insulti che sono riecheggiati nella piazza. Raccontiamo questa parte di eventi politici del 2 giugno 2020 solo per dovere di cronaca, ma avremmo volentieri fatto a meno di regalare a questa gente una benché minima dignità. “Uscite dal guscio scendete in piazza e ribellatevi”. Dopo piazza del Duomo a Milano l’ex generale Antonio Pappalardo lancia il suo anatema pure in piazza del Popolo a Roma davanti a qualche decina dei suoi gilet arancioni. Una manifestazione che giunge a poche ore da quella del centrodestra e dai toni decisamente più bellicosi. Le mascherine sono l’eccezione, la regola invece i ‘vaffa’ nei confronti del premier Giuseppe Conte e del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato viene definito un “impiegato che gira la testa dall’altra parte” mentre il presidente del Consiglio deve rispondere di “gravissimi reati” a partire “dall’avere chiuso in casa gli italiani davanti a questa pandemia che è una boiata”. Bocciati senza appello pure i dispositivi di protezione personale. “A chi vuole mettermi la mascherina io lo prendo a schiaffi. I polmoni sono i miei e so io come curarli”, dice a chiare lettere Pappalardo fra gli applausi dei suoi sostenitori che invita ad abbracciarsi in barba al distanziamento sociale. Pappalardo parla da un piccolo podio dove è presente la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Una scelta che la sorella del magistrato morto a Capaci bolla come “intollerabile”. Ma è tutto l’arco parlamentare a prendere le distanze dall’ex generale. “Siamo lontani anni luce dalle insensatezze dei gilet arancioni”, precisa Anna Maria Bernini di Forza Italia e pure Giorgia Meloni sottolinea con forza come Fdi non abbia nulla a che fare con i manifestanti. Dal centrosinistra il vicepresidente della Regione Lazio, Daniele Leodori, parla di gilet “rossi di vergogna” mentre per Nicola Fratoianni di Leu si tratta semplicemente di uno “spettacolo indecente”. “Le parole immortalate stamani dal video del sito web Globalist di un militante che portava il megatricolore al corteo della destra ‘la mafia ha ucciso il fratello sbagliato’ sono agghiaccianti. E fanno il paio con gli insulti del pomeriggio di nuovo nei confronti del Capo dello Stato” afferma il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. “In quest’ultimo caso – prosegue l’esponente di Leu – insulti a Mattarella arricchiti dalle intimidazioni o rottura telecamera delle troupe di alcune trasmissioni tv de La7. Ai giornalisti la nostra solidarietà. Per il resto – conclude Fratoianni – su Salvini, Pappalardo e Meloni possiamo invece solo aggiungere che hanno dato spazio all’Italia peggiore”. Già, è proprio così. A Codogno, all’ospedale Spallanzani di Roma, c’era l’Italia migliore, quella alla quale ha fatto costante riferimento il Presidente Mattarella. A piazza del Popolo c’era la celebrazione della barbarie, il 2 giugno del 2020.