Giulio Einaudi editore pubblica il primo romanzo con protagonista seriale di Giancarlo De Cataldo.
Un po’ eccentrico, serafico, melòmane incallito, non si scompone mai, un po’ sciupafemmine, di origini nobiliari, di mezza età, con una madre ludopatica oramai un po’ rimbambita che ha sperperato al gioco la propria ricchezza. E’ questo il ritratto del P.M. Manrico Spinori della Rocca, in forza alla Procura della Repubblica di Roma, che risolve i casi di omicidio ascoltando l’opera lirica; infatti: “non esiste esperienza umana che il melodramma non abbia già raccontato”.
Io sono il castigo, in libreria dallo scorso 26 maggio con Einaudi (240 pp, 18euro), è dunque il primo romanzo con un protagonista seriale uscito dalla penna di Giancarlo De Cataldo. Un eroe dei nostri giorni che non disdegna i piaceri della vita come i flirt occasionali. Ma Rick, come lo chiamano gli amici, è anche, e soprattutto: “sperto omo di ciriveddro e d’intuito, per dirla alla Camilleri, di cui De Cataldo, ci sembra, voglia continuare a tracciare il solco.
Il protagonista del romanzo è una persona potente, un magistrato inquirente molto ben strutturato, con alle spalle una struttura ben organizzata. Un personaggio con cui il lettore potrà identificarsi, anche per via di alcune sue debolezze, con il quale potrà stabilire un rapporto affettivo.
Il taglio del racconto è quello che affonda nelle trame del giornalismo d’inchiesta.
Ma veniamo alla trama del romanzo. La morte di “Ciuffo d’oro”, famoso cantante pop degli anni ’60, poi guru dell’industria discografica, era parsa, da subito, frutto di un incidente stradale, ma le indagini svolte dal P.M. di turno Manrico Spinori della Rocca, avevano presto preso un’altra strada: omicidio! Il circuito del liquido dei freni era stato infatti sabotato! D’altronde, Ciuffo d’oro aveva molti nemici, anche all’interno del suo stesso nucleo familiare.
Con la collaborazione della sua squadra investigativa, tutta al femminile, il P.M. seguirà tutti gli indizi per arrivare a scoprire il colpevole, ma non sarà facile, nessuna pista verrà tralasciata. E quando tutto sembrava indirizzare la soluzione del caso verso uno scontato epilogo, sul giradischi iniziava a girare un Rigoletto del ’55, con le voci di Di Stefano, Tito Gobbi, Nicola Zaccaria, e della “regina” Maria Callas, nella parte di Gilda, la svolta! Come amava quell’opera…
Mentre si diffondevano le note, ora cupe, ora ariose, Manrico rimise mano alle carte, al rapporto del Ris ed ecco che una fotografia vecchia di vent’anni lo illuminò.
«Cortigiani, vil razza dannata, per qual prezzo vendeste il mio bene…».
L’opera non mente! Ora Manrico Spinori della Rocca sapeva chi era la sua Gilda, e chi il suo Rigoletto.
Risolto il caso, Rick si presentò quella stessa sera a casa di Maria Giulia con una pianta di orchidee e quando la sua immagine venne catturata dal video citofono accennò: «là ci darem la mano, là mi dirai di si». Sabato Teodor Currentzis dirige il Don Giovanni all’Opéra Garnier di Parigi. Ho due biglietti, “sarebbe bello andarci insieme….”.