Il 16 aprile 2020, il mio account è stato disabilitato senza alcun preavviso e alcuna motivazione.
Sono l’unico corrispondente italiano che dalla Turchia, per Radio Radicale, dal 2010, da 10 anni, documenta tutto quel che accade senza autocensura!
L’archivio del mio profilo Facebook, così come quello di Radio Radicale, racconta una parte importante della storia recente della Turchia e costituisce dunque una produzione preziosa del lavoro che ho svolto in questi ultimi dieci anni,essendo stato testimone di tutti gli eventi più significativi lì avvenuti che ho documentatoquotidianamente.
Mi ritengo vittima di un provvedimento ingiusto e discriminatorio che danneggia la mia persona e la mia attività di corrispondente per Radio Radicale dal momento che un mio diritto umanofondamentale è stato violato: quello alla libertà d’espressione.
Tutto è avvenuto subito dopo aver dato notizia sui miei social, Twitter e Facebook, della liberazione di un membro della criminalità turca Alaattin Çakıcıavvenuta nella notte del 15 aprile, grazie alla legge che in Turchia riforma l’esecuzione penale, varata col pretesto del Coronavirus e del sovraffollamento; ma che non realtà non risolve né tale spaventoso problema né quello del rischio di una diffusione della pandemia di Covid-19 nelle carceri turche in cui già si sono registrate diverse centinaia di contagi e decine di morti.
Tale legge è stata definita dall’opposizione e dalle organizzazioni dei diritti umani ‘’ingiusta e crudele’’ perché non prevede alcun beneficio di sconto di pena per i giornalisti, per i politici d’opposizione, per gli attivisti per i diritti umani, per gli avvocati, per tutti coloro che hanno osato criticare Erdoğan e il suo governo.
Insomma, nessun beneficio per coloro che sono ristretti per le loro idee: questi resteranno in carcere nonostante la diffusione della pandemia.
Il post da me pubblicato era il seguente:
”Carceri #Turchia. Questa notte, grazie alla legge sull’esecuzione penale è stato rilasciato un membro della criminalità Alaattin Çakıcı, appartenente ai Lupi Grigi. La legge concede la riduzione di pena per 90 mila prigionieri, ma non per giornalisti, politici di opposizione e attivisti per i diritti umani”.
È bastato questo post per vedermi espulso dalla Community di Facebook.
Sono stato disabilitato, il mio account è sparito!
Lo hanno chiuso, dopo che avevo postato la notizia della liberazione di Alaatin Çakıcı, noto boss della mafia turca, pluriomicida, appartenente al movimento panturanico dei Lupi Grigi e al Partito del movimento nazionalista (MHP), prezioso alleato di Erdoğan.
«Perché è stato oscurato il mio profilo Facebook?Perché mi avete tappato la bocca senza alcun preavviso e nessuna motivazione?», sono queste le domande che ho rivolto nelle diverse mail e messaggi alla sede centrale di Palo Alto e a quella di Facebook Italia.
Mi sono rivolto anche all’amministratore delegato Mark Zuckerberg che, con arrogante silenzio,snobba le mie legittime richieste.
In attesa di un intervento della Magistratura italiana, il presidente della Federazione nazionale della stampa (FNSI), Giuseppe Giulietti, ha sollecitato il governo italiano, chiedendo il coinvolgimento attivo del ministero degli Esteri, affinché faccia luce sulcomportamento inaccettabile del social.
Anche il professore Antonio Nicita dell’AGCOM, su esposto della FNSI, è intervenuto per chiedere al governo di adoperarsi con urgenza affinché sia posta fine alla censura del mio profilo.
Sabato, 23 giugno, sul suo account Twitter, il deputato del PD Filippo Sensi nel dare l’annuncio della presentazione di una interrogazione parlamentare urgente al governo ha scritto: “Sulla vicenda di Mariano Giustino sto chiudendo in queste ore una interrogazione urgente al governo, condivisa da esponenti di maggioranza e minoranza, per avere risposte esattamente sui punti sollevati da Mattia Feltri”.
Il caso del corrispondente di Radio Radicale – sollevato dal direttore dell’Huffington Post – è cosi’diventato materia di un’interrogazione a risposta scritta firmata da Filippo Sensi (Pd), Paolo Formentini (Lega), Federico Fornaro (LeU),Alessandro Fusacchia (+Europa), Paolo Lattanzio (M5S), Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), Marianna Madia (Pd), Gennaro Migliore (Iv), Federico Mollicone (Fdi), Andrea Ruggieri (FI).
Nella interpellanza rivolta al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli Esteri si chiede di sapere con urgenza:
– se la cancellazione del profilo Facebook di Mariano Giustino, corrispondente di Radio Radicale dalla Turchia, sia stato un errore della piattaforma di Palo Alto o se dietro vi sia una precisa indicazione delle autorità turche che più volte si sono rese protagoniste di episodi similari con giornalisti stranieri e oppositori politici;
– se il Ministro degli Esteri, dopo la segnalazione ufficiale effettuata dallo stesso Giustino alle autorità consolari italiane in Turchia, abbia interrogato il Governo turco sull’accaduto;
– se pariteticamente, dopo l’esposto presentato all’Autorità Garante per le Comunicazioni, la Presidenza del Consiglio dei Ministri abbia interrogato Facebook per ottenere significative spiegazioni in merito all’accaduto.
Considero davvero importante, molto positivo e bello, che attorno a questa storia che ritengo non riguardi solo la mia persona, ma che attiene al diritto inviolabile alla libertà di espressione e diconoscenza, si sia creato un fronte deciso e compatto, molto variegato, qualificato e agguerrito che è rappresentato da tutti i partiti di opposti orientamenti, da giornalisti come Mattia Feltri, GadLerner, Paolo Guzzanti, Lorenzo Bianchi e diverse altre autorevoli personalità, dal fronte delle associazioni del mondo dell’informazione e dei diritti umani come l’FNSI, Articolo 21, Media Legal Defence Initiative (MLDI), dalla Free Press Unlimited, da Articolo 19 e dall’associazione Ossigeno per l’informazione che grazie all’avvocato Andrea Di Pietro e ai suoi collaboratori ha presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale civile di Roma, ex articolo 700 del Codice di procedura civile, per ottenere il ripristino immediato del mio account.
Tutto questo multiforme insieme di forza, di energie, di partiti di ogni orientamento politico, tuttoquesto impegno di giornalisti e operatori dell’informazione, nonché di organizzazioni prestigiose della società civile e dei diritti umani stanno dando vita ad una iniziativa importantissimain difesa dei valori fondamentali della democrazia, delle libertà e dei diritti; della libertà di espressione e del diritto umano alla conoscenza.
Tutto questo ci rende tutti più forti nel dare nutrimento ai valori in cui crediamo e per far vivere i quali siamo quotidianamente impegnati.