Un pomeriggio di quelli terribili della brutta quarantena del 2020 due transessuali hanno bussato alla porta laterale della chiesa della Beata Vergine Immacolata di Tor Vaianica perché non avevano nulla da mangiare. Una scena medioevale alle porte di Roma, nella città razionalista che ospita multinazionali chimico-farmaceutiche, Pomezia, cresciuta a caso sui due lati della Pontina. Un non luogo, un posto che per certi versi fa paura. Lì si è srotolata una delle più belle storie di integrazione, fratellanza, solidarietà e pietas umana di tutta l’epoca del Covid 19. Ad aprire e accogliere le trans è stato don Andrea Conocchia che ha dato loro ciò che aveva: comprensione e qualche pacco di riso e pasta che in parrocchia non mancano mai poiché di poveri in questo lembo dimenticato del Lazio ce ne sono molti. La comunità delle transessuali di Torvaianica è composta di circa venti persone e vivono tutte insieme in appartamenti vecchi o mal ristrutturati. Il loro reddito “irregolare” deriva dalla prostituzione. Si vendono in alcune aree di sosta lungo la Pontina o nelle stradine della zona industriale. Un lavoro irregolare, in nero, ma ben pagato nei periodi di normalità. Il Coronavirus ha fermato questo lavoro anche se tutti abbiamo fatto finta di non sapere né vedere. Don Andrea Conocchia, invece, non ha chiuso gli occhi e neppure le porte della parrocchia. Anzi ha scritto a Papa Francesco che ha mandato sul posto l’Elemosiniere Konrad Krajewski a portare gli aiuti. La comunità trans di Torvaianica ha fatto arrivare a Bergoglio, sempre tramite il cardinale Krajewski, un audio nel quale, in spagnolo, ognuna lo ringrazia a modo suo. “Che Dio la benedica, grazie per tutto” è una delle frasi più ricorrenti. E intanto don Andrea col suo gesto è finito su tutti i media. “Non pensavo di diventare famoso per un atto così semplice, naturale, che deriva dalla parola di Dio. Il Signore ci ha detto ‘Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare. Ho avuto sete e mi avete dato da bere’. Il Santo Padre ha fatto un grande gesto mandando l’elemosiniere ad aiutare queste persone, esseri umani, nostre sorelle che non avevano più nemmeno un tozzo di pane. Questa è la carità della Chiesa che non si pone il problema di chi stai aiutando. Se sei tra gli ultimi, se sei un peccatore, tu sei sempre un figlio di Dio. Per me è stato un gesto naturale. Una di loro mi ha detto: don Andrea il Santo Padre si è ricordato di me pur sapendo che sono una peccatrice. Io penso che in ciò che è accaduto, e che a molti sembra una cosa sensazionale, si veda il vero segno di Dio su questa terra. E in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo davvero dobbiamo dare un segno, una prova di sostegno al prossimo, ai nostri fratelli in difficoltà”.
Le biografie delle trans aiutate dal parroco sono costellate di drammi e di tanta solitudine. Molte di loro hanno le famiglie lontane. Alcune si prostituiscono da quando avevano 13-14 anni. Abitare a Torvaianica è “comodo” per il loro lavoro ma chi non è mai stato in questa landa periferica della capitale, tra la Pontina e il mare, non si rende ben conto di cosa significhi sbarcare il lunario da quelle parti. Dove non arriva la grande industria a dare un’occupazione sempre più precaria, ma almeno retribuita, arriva il traffico pesante di droga. Molti capannoni dismessi da queste parti vengono usati per lo stoccaggio di ingenti partite di cocaina e armi. Esistono prove giudiziarie della presenza di ndrine e di schegge di organizzazioni mafiose che controllano il territorio e investono nelle attività economiche che non ce la fanno più ad andare avanti a causa della crisi economica, che qui ha colpito duro già nel 2008. La prostituzione è un’attività diffusa e svolta alla luce del sole. In questo angolo del litorale laziale operano potenti clan stranieri che si occupano della tratta di giovani prostitute rumene e nigeriane, cui vengono sottratti i documenti per impedire loro di fuggire. Molte sono costrette ad abortire, vengono picchiate e arrivano negli ospedali di Anzio e Latina con le ossa rotte tutti i fine settimana. E’ un piccolo pianeta senza pietà e senza riguardo per la legge. Don Andrea questo lo sapeva ancor prima di soccorrere la comunità trans. E’ impegnato con Libera, vorrebbe utilizzare alcuni beni confiscati nella zona per finalità sociali, vorrebbe far prevalere un messaggio di legalità e speranza. I suoi parrocchiani lo seguono, nessuno ha avuto da ridire sull’ultimo gesto. Qualche telefonata di dissenso c’è stata, lo ammette. “Ma non importa – dice – io ho risposto spiegando che la carità non conosce distinzioni”.
(nella foto don Andrea Conocchia con due trans nei pressi della parrocchia dopo la consegna degli aiuti alimentari)