La libertà di stampa è in pericolo in Ungheria. In occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, a nome della Federazione Internazionale dei Giornalisti, prima organizzazione mondiale della professione, con più di 600.000 membri ripartiti in 146 Paesi, ci tengo innanzitutto a esprimere la mia totale solidarietà a tutti i giornalisti italiani che hanno vissuto un periodo difficile, sul piano professionale e personale, dall’inizio di questa crisi del coronavirus. Voglio inoltre ringraziare la nostra affiliata italiana, la Fnsi, e naturalmente il suo segretario generale Raffaele Lorusso, membro del comitato esecutivo della FIJ per tutto il lavoro che hanno continuato a fare durante la crisi, poiché i giornalisti hanno bisogno di essere sostenuti da lunghe settimane. A nome della FIJ grazie a tutte e a tutti.
So che voi approfittate di questa giornata mondiale della libertà di stampa per mettere in luce la situazione dei giornalisti in Ungheria, uno dei Paesi più ostici per il giornalismo in Europa. Noi sappiamo che il Presidente Orban viene spesso criticato dagli altri Paesi europei, ma il pubblico, la gran parte delle volte, non sa ciò che stanno vivendo i nostri colleghi in quel Paese. La nostra affiliata, Unione della stampa Ungherese, è anch’essa in prima linea e lì è sempre più difficile poter esercitare correttamente la professione, ma ancora più difficile è difendere la libertà sindacale, la libertà di stampa e la libertà d’informazione, senza correre dei rischi personali e per la propria famiglia.
Nel suo ultimo rapporto annuale pubblicato ad aprile 2020, la Piattaforma per la sicurezza e la protezione dei giornalisti del Consiglio d’Europa, di cui la FIJ è membro fondatore, sottolineava che l’Ungheria è uno dei paesi più preoccupanti in termini di libertà di stampa: ” l’Ungheria conta dieci segnali d’allarme attivi sulla Piattaforma, di cui due nuovi nel 2019, e registra due tipi di minacce: la trasformazione delle radio del servizio pubblico in media dello Stato e il monopolio del settore privato da parte dello Stato e la pressione sui giornalisti e altri operatori dei media. Queste due tendenze hanno avuto un profondo impatto sulla pluralità e la libertà d’espressione nel paese.”
[…] dal 2010 il Governo ha diminuito sistematicamente l’indipendenza la libertà e il pluralismo dei media, giungendo a un livello di controllo dei media senza precedenti in uno stato membro dell’Unione Europea. Parallelamente il Governo ungherese ha mobilizzato ampie risorse pubbliche, quali la pubblicità istituzionale, al fine di marginalizzare i media indipendenti ancora esistenti. Grazie alla sua posizione dominante sul mercato dei media, il governo è arrivato a privare una grande fetta della popolazione dell’accesso a fonti di informazione e attualità non allineate e indipendenti, sempre secondo la Piattaforma del Consiglio d’Europa.
In Ungheria i giornalisti indipendenti sono oggetto di una discriminazione sistematica da parte dello Stato, si vedono rifiutare l’accesso alle informazione d’interesse pubblico, sono esclusi dagli eventi ufficiali e viene loro impedito, più o meno apertamente, di comunicare con enti pubblici. In precedenza, durante l’anno, era stato segnalato alla Piattaforma che il Parlamento ungherese aveva aumentato le restrizioni alla libertà di circolazione dei giornalisti all’interno del Parlamento. I giornalisti indipendenti sono stati oggetto di campagne di diffamazione e sono stati tacciati di essere militanti politici “anti ungheresi” , agenti stranieri o traditori. A novembre due giornalisti del sito d’informazione online Index.hu sono stati oggetto di una campagna di diffamazione antisemita. La campagna è stata portata avanti dalla radio che dovrebbe essere del servizio pubblico, che di fatto è ormai una radio solo governativa.
I giornalisti sindacalisti ungheresi pagano dunque il prezzo elevato di una democrazia in pericolo, poiché lì ove non c’è più libertà di stampa, non c’è o non c’è più democrazia.
Anthony Bellanger (nella foto)
Secrétaire général de la FIJ