L’ultimo romanzo di John Grisham, il suo 40°, “L’Avvocato degli innocenti”, edito da Mondadori, in libreria dal 26 novembre scorso (319 pagg. 20,90euro), è un legal thriller ispirato ad una storia vera; quella di Joe, un detenuto texano condannato ingiustamente per l’omicidio della moglie avvenuto trenta anni prima sulla base di un’indagine frettolosa ed indiziaria, peraltro in assenza di qualsiasi movente credibile.
Joe, nell’aprile del 2019, all’età di 79 anni, risultava essere ancora in prigione, essendogli stata rifiutata la libertà condizionale per la settima volta da parte della Corte d’Appello del Texas, nonostante la stampa avesse ricostruito in maniera impeccabile i dettagli del delitto e del processo e le sue più evidenti contraddizioni con unica palese evidenza: l’innocenza di Joe!
Con questo romanzo Grisham mette a nudo le contraddizioni e le falle del sistema giudiziario targato USA, affrontando un argomento molto delicato: la “detenzione ingiusta”! Un tema questo comune a molti sistemi giudiziari.
Protagonista del racconto Quincy Miller, un nero di Seabrook, una piccola cittadina della Florida, in carcere oramai da 23 anni – con una condanna all’ergastolo per aver ucciso all’età di 23 anni l’Avvocato Keith Russo, suo legale ai tempi del burrascoso divorzio dalla moglie – a seguito di un processo sommario e indiziario basato su prove testimoniali rese ad arte. Unico collegamento del presunto assassino alla scena del delitto, la presenza di alcune macchie (di sangue?) della vittima presenti sul vetrino di una torcia elettrica che sarebbe stata utilizzata dall’assassino al momento del delitto; torcia questa ritrovata nel bagagliaio dell’auto di Miller dallo Sceriffo della Contea subito dopo l’omicidio, ma scomparsa dai corpi di reato prima che il dibattimento avesse inizio e mai più ritrovata.
“Questo non è un caso irrisolto. Lo Stato della Florida ha emesso la sua sentenza. La verità è irrilevante.”
“Per almeno quindici anni Quincy è rimasto senza avvocato né rappresentanti legali di alcun tipo, non c’era un cristiano al mondo che volesse dimostrare la sua estraneità al delitto. Un sistema corrotto l’ha messo dietro le sbarre e nessuno ha voglia di combatterlo.”
Finalmente, ad accogliere la disperata richiesta di aiuto di Quincy una piccola organizzazione no-profit, i Guardian Ministries, il cui unico scopo è quello di fornire assistenza legale gratuita a coloro che vengono condannati ingiustamente. Ad occuparsi del caso Cullen Post, pastore della Chiesa episcopale, con all’attivo otto casi risolti, un matrimonio fallito alle spalle, ed una storia personale particolarissima: quando era un giovane avvocato idealista, deluso dai meccanismi del sistema giudiziario aveva imbracciato con convinzione la via del Signore diventando un pastore della Chiesa anglicana.
Della fondazione fanno parte anche due collaboratrici fidate, Vicki e Mazy, e il leale Frankie che a sua volta era stato tra i primi ad essere salvato da Cullen da una condanna ingiusta dopo aver scontato 14 anni in prigione.
“Alla Guardian abbiamo una serie di dépliant che usiamo a seconda dello scopo. Se il nostro obiettivo è un bianco, scegliamo la foto con la mia faccia sorridente al centro della foto, con il collare. Se dobbiamo avvicinare una bianca, in primo piano c’è Vicki. I neri si beccano Mazy”.
Ma la dimostrazione dell’innocenza di Miller non è affatto agevole. Cullen deve riannodare il filo delle indagini, oramai datate, alla ricerca dei vecchi testimoni, smontando le false prove, e, soprattutto, deve guardarsi le spalle da una feroce organizzazione criminale, senza scrupoli, che, dopo le prime indagini, sembra essere la mandante del delitto Russo e che non vuole certo che Miller esca vivo dalla prigione: hanno già ucciso un avvocato 23 anni fa, non esiterebbero certo a ucciderne un altro! Sullo sfondo i loschi traffici in cui erano coinvolti molti personaggi del luogo, tra cui anche dei poliziotti corrotti, in combutta con un cartello della droga messicano. Accanto a Cullen, nelle indagini, c’è, come un’ombra, il fidato Frankie.
Costruito con consumata sapienza, questo romanzo, dalla trama solida, si contraddistingue più per la sua anima legal che per quella thriller. Ne fanno parte una miriade di personaggi, tutti magnificamente descritti. La ricostruzione minuziosa dei particolari, supportata da una spiegazione scientifica convincente nella verifica delle prove portate a supporto della tesi dell’innocenza di Miller, catapultano il lettore nella trama, rendendolo partecipe delle ansie e delle paure dei protagonisti.
A far da contorno, anche altre storie: quella di Duke Russel, scampato alla pena capitale decretata dallo Stato dell’Alabama a sole due ore dalla sua esecuzione: “se non fosse stato per la Guardian, Duke Russell sarebbe sottoterra”.
Negli Uffici della fondazione si trova una foto di Duke, in posa all’aperto davanti alla casa della madre, appoggiato a una staccionata bianca, con una canna da pesca e con un magnifico sorriso stampato sul viso. L’espressione è quella di un uomo appagato, felice di essere libero e abbastanza giovane da potersi godere un’altra vita. Una vita che gli hanno “regalato” loro, quelli della Guardian.
Un romanzo avvincente, la cui lettura è difficile da interrompere prima di essere arrivati all’ultima pagina; destinato, immaginiamo, ad una prossima trasposizione cinematografica di successo.