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Indagine su Salvini. Riflessioni sul parere negativo della Giunta per le Immunità del Senato

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La Giunta per le Immunità del Senato ha espresso il proprio parere negativo per l’avvio d’indagine su Salvini, per il caso Open Arms.

Quello che colpisce in questa vicenda non è la tattica di Italia Viva o di altri, ma la natura di questo filtro politico. Che da tutela dei parlamentari contro l’indebita “persecuzione” giudiziaria è diventato un privilegio talmente arbitrario, da umiliare il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La Giunta, infatti, quando si esprime non ha ancora a disposizioni le risultanze di un’inchiesta compiuta, perché questa non può avviarsi senza la sua autorizzazione. Ma questa penuria di elementi fornisce un alibi formidabile ai colleghi dell’accusato, per rifugiarsi nel garantismo consociativo “a buon rendere”. Ovvero: oggi io salvo te, domani mi ricambi il favore.

Ed è proprio dalla torsione di questa tutela in privilegio che nasce l’esigenza di modificarne la funzione. Magari spostando la richiesta di parere della Giunta a valle delle indagini compiute, in modo da fornire ai suoi membri gli stessi accertamenti, che di solito si sottopongono al giudice delle indagini preliminari, per capire se quanto raccolto meriti un processo o meno. Cioè, nel caso in questione, se c’è il “fumus persecutionis” o se invece l’onorevole abbia abusato del suo ruolo. Questa modifica non solo renderebbe più consapevole il giudizio della Giunta, ma lancerebbe un messaggio importante di rinnovamento sociale: se vogliamo sconfiggere i furbi, dobbiamo iniziare dall’alto.

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