RUMORS(C)ENA – DIVERTIRE A TEATRO – ARTISTI E POLITICI – «
Il riso è il profumo della vita di un popolo civile»: a scriverlo
è Aldo Palazzeschi. La stessa scienza medica ha dimostrato quanto faccia bene ridere e possa incidere sulla fisiologia dell’organismo umano, validando numerose ricerche in cui si è potuto dimostrare l’aumento di
serotonina e di
endorfine (ormoni rilasciati a seguito della risata) utili a combattere il cortisolo e l’epinefrina responsabili di aumentare lo stress e la tensione nervosa. Ridere aiuta anche a tenere bassa la soglia di percezione del dolore. C’è poi chi usa la risata per fini terapeutici: si chiama “
Geontologia” ed è il termine tecnico della terapia della risata. Si tratta dello studio dell’applicazione della risata come terapia per guarire e prevenire. Una disciplina medica chiamata
PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) studia il rapporto che intercorre fra sistema nervoso, sistema immunitario e sistema endocrino. La recente conferenza stampa del presidente del Consiglio,
Giuseppe Conte ha suscitato sui social vibranti reazioni di protesta: il “
farci divertire“ riferito agli artisti è stato colto come un’offesa (se si analizzano le reazioni le proteste sono venute da molti attori, ma non solo…), imputandolo di un reato simile a quello di “lesa maestà”. Non ammissibile per chi in questo drammatico momento storico vede la sua professione minata per l’impossibilità di lavorare in pubblico. Le ultime notizie nel frattempo parlano di
riapertura dei teatri e dei cinema il 15 giugno prossimo, mentre il ministro
Dario Franceschini ha incontrato, insieme ai rappresentanti della Conferenza Stato – Regioni, le associazioni delle imprese culturali,
Agis, Federvivo e
Anfols. Non erano presenti però i sindacati di categoria né una rappresentanza dei lavoratori. E su questo si potrebbe aprire una discussione ulteriore: da un lato l’evidente mancanza di risposte efficaci per sostenere il comparto dello spettacolo, dall’altro gli stessi artisti incapaci di unirsi insieme a tutte le maestranze del settore per rivendicare con forza un ruolo politico, sociale, sindacale e culturale, coeso e compatto. Invece si continua a sprecare del tempo prezioso (a causa della quarantena obbligatoria prolungata), nel proporre forme di spettacolo virtuale a distanza con l’intento più rivolto all’aspetto squisitamente artistico. “
Non è divertente” è stato lo slogan da parte di chi si è sentito preso in causa, offeso e deriso. Reazioni a catena alimentate dalla determinazione di voler
“condannare” chi si è reso colpevole di aver svilito l’arte nobile del recitare a teatro , nonostante sia stato aggiunto anche:
“Ci appassionano”. Troppo poco…
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