BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

‘Il Capofamiglia’ di Ivy Compton-Burnett finalmente in Italia 

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«Non sono ancora scesi, i ragazzi?», disse Ellen Edgeworth. Suo marito le lancioÌ un’occhiata, poi si mise a guardare la finestra. «Non sono ancora scesi, i ragazzi?», ripeteì lei dando alla frase un accento interrogativo. Il signor Edgeworth s’infiloÌ due dita sotto il colletto e si sgranchiÌ il collo.

E’ il giorno di Natale, 1885. In casa Edgeworth, si è in attesa della colazione. Il padre Duncan si distingue da subito come l’espressione più compiuta del ‘capofamiglia’. Affianco a lui sua moglie Ellen “una donna bassina, smunta e giallastra”, le due figlie ventenni, Nance, più dolce e remissiva e Sybil, caustica, egocentrica e provocatrice ed il nipote Grant – accolto in casa dopo la morte dei genitori – un donnaiolo in costante competizione con lo zio.

Esce il 14 maggio con Fazi Editore, nella collana “Le strade”, “Il Capofamiglia” – “A House and Its Head” del 1935 – di Ivy Compton-Burnett (353pp, 19 Euro), una grande interprete del ‘900 inglese, finora inedito in Italia e titolo preferito dalla stessa autrice.

Attraverso una narrazione densa di dialoghi pungenti, caratterizzata, almeno inizialmente da un incedere lento, la Compton-Burnett conduce il lettore in un crescendo di grovigli familiari dai risvolti inattesi.

Ogni giorno, intorno alla tavola, sotto il velo di una conversazione educata, si intuiscono tensioni sotterranee e si consumano battibecchi, giochi di potere, veri e propri duelli a suon di battute glaciali: “non stiamo semplicemente facendo colazione”.

L’improvvisa morte di Ellen, l’inatteso e repentino secondo matrimonio di Duncan, freddo e distaccato anche di fronte al dolore, apriranno la strada ad una marea che monterà giorno dopo giorno, a colpi di intrighi e trasgressioni crescenti, svelando via via la reale natura di ciascuno. Le reazioni di volta in volta appaiono più incomprensibili: l’importante, del resto, è sempre e comunque evitare lo scandalo. Una narrazione fluida, ricca di colpi di scena e di dialoghi al vetriolo tra i familiari e le tante figure secondarie, un ritratto amaro ed impietoso dell’Inghilterra vittoriana.


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