La notizia è di oggi: Locarno rinuncia al suo festival del cinema, la rassegna internazionale che ogni anno, dal 1946, ha richiamato sulle rive del lago Maggiore film e cineasti di ogni provenienza e con un folto pubblico a riempire la suggestiva Grand Place. Una decisione amara che segue quella di Cannes e precede quella che molto probabilmente arriverà da Venezia, dove la Mostra al Lido è a rischio rinvio. Un duro colpo per il cinema che vede i festival uno dopo l’altro ammainare le bandiere sotto l’imperversare della pandemia da virus. Eppure i festival sono fondamentali per la promozione del cinema mondiale, sono la vetrina che presenta nella buona stagione i film che il pubblico andrà a vedere d’inverno, esattamente come le sfilate di moda e i saloni dell’auto. Oggi sono chiusi per prudenza, domani ripartiranno alla grande, ma intanto è arrivato Netflix, che non teme contagi. Ed è un segno dei tempi.
Anche questa è una notizia di oggi: Reed Hastings, il patron della Netflix, la più grande società d’intrattenimento in streaming, che può contare su 183 milioni di spettatori in 190 Paesi, ha annunciato di volersi iscrivere alla nostra Anica, primo paese europeo che lo accoglie ufficialmente, dopo aver aderito alla Motion Picture Association of America, la potente MPAA che presiede alla produzione statunitense del mondo dell’audiovisivo, e che nella storia ha fatto la fortuna di Hollywood.
Certo ringalluzzito dalle vittorie riportate sui grandi festival europei (prima Cannes e poi Venezia avevano tentato di opporsi ai film Netflix perché non destinati alle sale cinematografiche, poi hanno dovuto fare marcia indietro) Reed Hastings ha puntato sull’Italia, di cui evidentemente si ricorda quando Cinecittà era la “Hollywood sul Tevere”, e ha presentato domanda di ammissione all’Anica, la storica associazione che riunisce i produttori cinematografici, una vera e propria Confindustria del cinema, di cui è diventato presidente Francesco Rutelli, già leader dei Verdi, Ministro dell’Ambiente, indimenticato sindaco di Roma, per due mandati.
Spiega Rutelli: “Con l’adesione ad Anica, Netflix intensificherà il suo rapporto con il mondo industriale italiano cinematografico e audiovisivo sia nel comparto più tradizionale (produzione, distribuzione, industrie tecniche) che nelle componenti più legate alla contemporaneità (piattaforme, digitale, canali tematici) con la prospettiva di realizzare film, serie, documentari. Inutile negarlo: stiamo vivendo una stagione di radicali cambiamenti”.
Una rivoluzione che piacerà ai produttori ma che danneggerà i distributori, quelli che portano i film al cinema. Con Netflix in casa sarà più difficile riempire domani quelle sale oggi chiuse per virus, perché lo streaming ti porta a domicilio prodotti che puoi godere con grande comodità, ma senza il fascino del grande schermo e la magia della sala buia. Ma questo è un discorso da cinefili d’antan.