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Covid in Italia: MSF: nelle Marche supportati 3 ospedali e quasi 50 RSA

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29 maggio 2020 – Dopo quasi tre mesi di azione contro il Covid-19 in Italia, nei luoghi simbolo dell’epidemia come ospedali e strutture per anziani e sul territorio tra medici di famiglia e spazi di aggregazione sociale, Medici Senza Frontiere (MSF) porta a termine le attività nel lodigiano e nelle Marche, che hanno visto impegnati più di 60 operatori, tra medici, infermieri, esperti di igiene, promotori della salute e psicologi, con alle spalle una lunga esperienza nella gestione di epidemie complesse.

L’intervento di MSF in Italia continua in alcune carceri in Lombardia, Piemonte e Liguria per proteggere dal contagio detenuti, agenti e operatori, a Roma con attività tra le comunità più vulnerabili nella periferia urbana e nella provincia di Catania supportando il servizio di sorveglianza epidemiologica che individua e registra i nuovi casi e i loro contatti.

In questi mesi abbiamo lavorato per proteggere il personale sanitario negli ospedali ma anche chi è impegnato sul territorio, perché è sul territorio che si vince il coronavirus, attraverso attività di prevenzione, sorveglianza e igiene pubblica. Non è il momento di abbassare la guardia perché il rischio di nuove ondate epidemiche non può essere escluso. A febbraio nessuno poteva dirsi in grado di rispondere all’emergenza, oggi però nessuno può permettersi di farsi trovare impreparato. La salute è un diritto di tutti, per garantirlo il sistema sanitario deve essere rafforzato, non indebolito da pericolosi tagli di risorse” dichiara la dr.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF e coordinatrice medica dell’intervento di MSF per il coronavirus in Italia.

L’intervento di MSF sul coronavirus, in Italia e nel mondo, si basa su un approccio di salute pubblica, che oltre alla cura del singolo paziente affronta l’epidemia nel suo complesso, con interventi mirati a proteggere le comunità ed evitare che si diffonda. Per questo MSF chiede alle autorità sanitarie di mantenere alta la vigilanza, di garantire importanti investimenti sulla medicina territoriale e una regolamentazione del mercato globale dei dispositivi di protezione individuale (DPI) per garantire che siano distribuiti in modo equo e trasparente in tutti i paesi.

Nel ricordare questi mesi di lavoro insieme, MSF esprime ancora una volta, solidarietà a tutti gli operatori sanitari che hanno lottato senza sosta contro un virus nuovo e con effetti senza precedenti.

DAGLI OSPEDALI AL TERRITORIO, L’INTERVENTO DI MSF NEL LODIGIANO

“Prendersi cura di chi si prende cura”, con questo obiettivo è partito a inizio marzo l’intervento di MSF negli ospedali di Lodi, Codogno e Sant’Angelo Lodigiano, primo epicentro dell’epidemia di Covid-19 in Italia. MSF ha contribuito agli sforzi dell’Azienda Socio-Sanitaria (ASST) di Lodi per evitare il contagio degli operatori, dei pazienti, e per assicurare che gli ospedali potessero continuare a funzionare malgrado l’aumento progressivo e continuo di nuovi casi. Sono stati organizzati circuiti ospedalieri per separare nettamente le aree Covid dalle altre. Una parte fondamentale delle attività si è concentrata sulla formazione: più di 500 operatori sanitari sono stati formati sulle procedure di vestizione e svestizione nelle aree filtro, sui flussi di personale e pazienti e sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

Sul territorio, MSF ha fornito un supporto alla collaborazione tra ASST e l’azienda Zucchetti per riadattare il sistema di telemedicina all’assistenza a distanza di oltre 200 pazienti Covid positivi in isolamento domiciliare, limitando l’afflusso agli ospedali solo ai casi di emergenza.

Le équipe di MSF sono intervenute in 3 strutture per anziani, “Fondazione Madre Cabrini” di Sant’Angelo Lodigiano, “Santa Chiara” di Lodi, e nell’Hospice Città di Codogno, per consulenze sulla gestione del controllo delle infezioni. Psicologi di MSF hanno, inoltre, offerto supporto psicologico al personale delle RSA e, in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) di Lodi, al personale medico e paramedico ospedaliero.

Per rafforzare la protezione di tutta la comunità, i promotori della salute di MSF hanno offerto formazioni sulla prevenzione e il controllo delle infezioni, tra cui il corretto uso delle mascherine, anche ad associazioni di volontariato che lavorano con migranti nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) e SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e con i senza fissa dimora nei dormitori, al personale nei supermercati e a rappresentanti delle forze dell’ordine. Oltre 180 le persone raggiunte da queste attività. Con l’inizio della Fase 2 nuove formazioni hanno coinvolto altre 200 persone, tra responsabili della sicurezza del lavoro e risk advisor di aziende e fabbriche, per evitare nuovi focolai alla riapertura.

Oggi è indispensabile rinforzare sistemi di prevenzione sul territorio per permettere a tutti i cittadini di poter vivere protetti dal contagio, e a tutti i pazienti di accedere alle cure necessarie. Auspichiamo collaborazioni strette e sistematiche tra amministrazioni locali, medici di medicina generale, ATS ed ASST, in un continuum di contenimento, diagnosi ed assistenza dei pazienti” dichiara la dr.ssa Chiara Lepora, coordinatrice dell’intervento di MSF nel lodigiano. Le competenze che abbiamo acquisito in questi mesi in Italia saranno messe a disposizione negli altri 70 paesi dove MSF sta intervenendo sul coronavirus, anche grazie all’invio dei nostri operatori. L’anestesista che ha lavorato nella terapia intensiva a Lodi oggi è in Yemen”.

DALLE STRUTTURE PER ANZIANI ALLE CARCERI, LA CURA DEI PIÙ VULNERABILI NELLE MARCHE

 Iniziato lo scorso 26 marzo, quando le Marche erano tra le regioni più colpite dall’epidemia, l’intervento di MSF in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR) e la Regione, si è concentrato nella protezione delle popolazioni vulnerabili: operatori sanitari, anziani, detenuti, migranti e senza fissa dimora.

Ringraziamo l’ASUR per la stretta collaborazione che ci ha dato la possibilità di intervenire nelle Marche in maniera tempestiva dimostrando come la prevenzione ed il contenimento dell’infezione siano decisive per frenare la diffusione del virus tra le persone e le comunità più a rischio, come nelle RSA, ma anche negli istituti penitenziari” afferma Tommaso Fabbri, capo progetto di MSF nelle Marche. “Abbiamo lavorato fianco a fianco con operatori spesso lasciati da soli ad affrontare questa emergenza, che non si sono mai tirati indietro, mettendo in campo tenacia e impegno con enorme dedizione. Per gli anziani, rimasti soli nelle strutture data la sospensione delle visite esterne, sono stati l’unica famiglia e l’unica cura”.

Nell’area che comprende le città di Fabriano, Jesi, Senigallia e Ancona, un team MSF, composto da medici, infermieri, esperti di igiene e logisti, ha lavorato in 41 strutture per anziani, offrendo attività di formazione sul Covid-19 e supporto al personale sulle misure di prevenzione e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. In ogni struttura sono state identificate aree di isolamento e di quarantena per pazienti positivi o sospetti, individuando circuiti specifici per evitare contaminazioni. Per aiutare gli operatori delle RSA a gestire un’epidemia senza precedenti, psicologi di MSF hanno attivato un servizio di supporto psicologico di cui hanno beneficiato circa 240 operatori.

Per rafforzare l’intervento sul territorio, i team MSF hanno anche lavorato nell’hotel Covid di Senigallia, dove vengono ospitati pazienti in via di guarigione, per fornire supporto sulla corretta applicazione delle misure di prevenzione del contagio.

Jesi, dove l’ospedale è intitolato a Carlo Urbani, ex presidente di MSF che ha dedicato la sua vita allo studio e alla lotta contro epidemie come la Sars, MSF ha effettuato un ciclo di formazioni per i medici delle unità USCA (Unità speciali per la continuità assistenziale) impegnati ad assistere pazienti positivi a domicilio. La formazione si è focalizzata sulle misure di prevenzione e mitigazione della diffusione del virus con particolare riferimento ai dispositivi di protezione individuali. Una formazione sull’utilizzo di un ecografo portatile, che permette l’esame ecografico direttamente al letto del paziente, è stata fornita ai team USCA di Jesi e Ancona sud che oggi sono così in grado di monitorare il coinvolgimento polmonare della malattia.

I team MSF nelle Marche hanno anche lavorato negli istituti penitenziari di Montacuto e Barcaglione ad Ancona e in quelli di Fossombrone e Pesaro dove sono state organizzate sessioni di formazione sul coronavirus per i detenuti e il personale degli istituti, e implementati piani di preparazione e risposta per far fronte all’epidemia. Per raggiungere le fasce più deboli, i team MSF hanno infine supportato 7 CAS dove sono state fornite indicazioni sulla gestione degli spazi e sulle misure di contenimento e prevenzione e sono state svolte sessioni di promozione alla salute a operatori sociali e gruppi di persone che vivono in condizioni di marginalità.

Le attività di MSF sul coronavirus in Italia continuano in altre province: i dettagli su www.msf.it/covid19.

MSF e Covid-19, in Italia e nel mondo

L’intervento di MSF in risposta alla pandemia si estende in oltre 70 paesi tra Europa, Africa, Medio Oriente, Asia, Oceania e Sudamerica. I team MSF composti da medici, infermieri, logisti, promotori della salute e psicologi stanno supportando ospedali e centri di salute, formando gli operatori sanitari locali sulle misure per contenere il virus, e proteggendo persone vulnerabili come anziani, senzatetto e rifugiati, in collaborazione con le autorità sanitarie dei diversi paesi.

In Italia, gli operatori MSF impegnati nella risposta al Covid-19 per condividere la propria esperienza nella gestione delle epidemie, in particolare in Lombardia, nel Lazio e in Sicilia.

Diversi operatori che partono in missione con MSF da settimane sono in prima linea come medici del sistema sanitario nazionale.

Vi ricordiamo che a questo link – www.msf.it/coronavirus  – è possibile sostenere il Fondo Emergenze Covid-19 aperto da MSF a livello internazionale per supportare i nostri interventi sul coronavirus in oltre 70 paesi. 


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