L’opposizione ungherese non ci sta e risponde con una protesta in Parlamento contro la presa di poteri illimitati del primo ministro Viktor Orban.
Dopo le accuse di voler trasformare il paese in una dittatura, arrivate dall’Europa, dalle organizzazioni per la libertà di informazione e di espressione e da attivisti per i diritti umani, è il fronte interno a far alzare il livello di tensione all’indomani dell’approvazione della legge che annulla di fatto l’azione parlamentare con la scusa dell’emergenza coronavirus.
Gli organi di stampa ungheresi per ora non riportano notizie sulle tensioni nel Paese ma gran parte dei media sono da tempo sotto il controllo governativo, il 90 %, e gli altri limitati nella libertà di informazione dalla legge voluta dal premier magiaro, di fatto il massimo ispiratore sovranista d’Europa, che lo scorso dicembre ha istituito un “Consiglio nazionale della cultura” a cui è stato affidato il controllo della vita culturale del Paese secondo “criteri strategici”.
In pratica è stata imposta la censura sui comunicati di Amnesty International, Human Rights Watch e altre ong che monitorano da tempo il deterioramento dello Stato di diritto in Ungheria e le discriminazioni e le violazioni nei confronti dei migranti. Ma anche ridotte al silenzio le voci degli oppositori che denunciano il crescente antisemitismo in Ungheria.
Ciò che invece filtra è l’intenzione del partito di maggioranza, dopo aver accentrato il potere nelle mani dell’uomo autoritario al comando, di sottrarre autonomia ai sindaci e ai consigli comunali per trasferirlo ai presidenti delle assemblee di contea e alle commissioni di difesa istituite per la gestione dell’emergenza coronavirus.
Se il progetto di legge dovesse passare, i poteri dei primi cittadini sarebbero drasticamente ridotti perché le loro decisioni dovranno essere sottoposte all’approvazione delle commissioni di difesa entro 5 giorni.
Una volontà chiara quella che traspare dalla nuova norma a sei mesi dalle elezioni amministrative che hanno visto l’opposizione vincere in 4 delle 5 maggiori città dell’Ungheria, inclusa la capitale Budapest, mentre la gran parte delle assemblee di contea sono guidate da uomini del partito di governo Fidesz, così come le commissioni di difesa.
Insomma la deriva di regime impressa da Orban è ormai inarresstabile, eppure ancora oggi nel nostro Paese qualcuno prova a difendere Orban con l’argomento dell’ampia maggioranza parlamentare di cui gode. Peccato che nessuno di loro ricordi che tra pochi mesi ricorrerà l’80esimo anniversario del voto che assegnó pieni poteri al maresciallo Philippe Pétain che portò alla nascita del governo di Vichy, il regime francese antisemita che collaborò con la Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.
L’Italia, l’Unione europea, non possono permettersi una memoria corta.
L’Europa è nata per impedire il ripetersi di quei tragici errori. Oggi nessuno può sminuire le decisioni illiberali e autoritarie assunte da un premier di un Paese membro che si pone automaticamente fuori dall’Ue.