Lo stillicidio di udienze convocate e rinviate, sei consecutive con oggi, deve spingere tutti noi a cambiare strategia e non attendere la successiva data.
Che Patrick Zaki sia, per chiunque si occupi di diritti umani e conosca la situazione egiziana, un detenuto innocente, arrestato solo a causa del suo attivismo e del tutto estraneo ai gravi addebiti che gli sono stati mossi, è evidente.
Ma non si può rincorrere il calendario delle udienze, in un paese dove peraltro l’attività giudiziaria è pressoché ferma a causa della pandemia da Covid-19.
Proprio questo è l’aspetto che preoccupa: Patrick Zaki è asmatico, dunque un soggetto a rischio di contagio più di altri e si trova in un ambiente – una prigione egiziana – dove più che in altri può propagarsi il virus.
Per questo motivo è fondamentale che l’Italia faccia pressioni sul governo egiziano affinché, per motivi urgenti di salute, Patrick Zaki sia rilasciato il prima possibile o gli sia concesso almeno di scontare la detenzione preventiva presso il suo domicilio.
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