Gentile Presidente,
mentre la ringrazio per il lavoro enorme che il suo Governo, insieme alla Protezione Civile, al Servizio Sanitario e a tutto il mondo che ruota attorno al volontariato, sta facendo per tutelarci e per superare questa emergenza, le chiedo pochi minuti del suo tempo e della sua attenzione .
In un futuro prossimo che vedrà nella forzata distanza tra esseri umani la nascita di una nuova era governata dall’intelligenza artificiale, il Teatro chiede di essere protetto come “sacra sede dell’umano sentire” :… chi sei? Sono tu. Ma sul quel palcoscenico la verità è cosi intensa che sei tu che agisci e sono io che piango.’ Ecco la commozione, la con-partecipazione , la condivisione che un’intelligenza artificiale non potrà mai provare e che nella dinamica tra bene e male, pone in primo piano la coscienza : “un muscolo che va allenato” (Cardinal Martini).
Il teatro è la palestra dove si allena il sentimento ‘thymos’: animo, vita, volontà, pensiero, principio vitale, forza, ardore. S’impara ad amare, a soffrire, a provare pena per gli altri, per gli indifesi , per noi stessi , sui grandi racconti, sui grandi testi teatrali. L’arte parla al cuore delle persone. Al cuore degli uomini chi parlerà? Un’intelligenza artificiale? Chi trasformerà il fatto non solo in una notizia ma in una esperienza se non attraverso il procedimento alchemico del tempo psichico nel buio della sala o davanti a un racconto.
Macbeth uccide il Re, gli strappa la corona e si fa Re ma nell’incertezza della sua sovranità, dovuta non ad un’investitura ma ad una rapina, non dorme più e dice: essere cosi è nulla se non lo si è con certezza.
E in sala la gente capisce.
Le chiedo di difendere la possibilità di raccontare chi siamo o chi stiamo diventando dopo che il nostro universo interiore è stato scosso, disassato .
I teatri molto probabilmente resteranno chiusi nella prima parte della stagione (ottobre 2020 – gennaio 2021). Un intervallo troppo lungo. Le chiedo umilmente, da teatrante, senza ruoli istituzionali, senza incarichi, di prendere in considerazione una possibilità che potrebbe coinvolgere la Rai. Se n’è parlato, c’e sensibilità. Che sia la televisione pubblica, il luogo della Cultura che arriva a tutti, a riservare spazio e tempo per portare al pubblico che non può andare a teatro il Teatro. Non parlo di tirare fuori vecchie registrazioni ma di lasciarci fare il Teatro.
Voi uomini di governo state prendendo misure a tutela delle più diverse attività. la nostra è allestire spettacoli, metterli in scena e portarli al pubblic . Fatecelo fare.
Presidente, gli spettacoli che avrebbero problemi nella prima parte di stagione sono tutti pronti aspettano solo di essere messi in scena e rappresentati.
Abbiamo solo bisogno della disponibilità di studi dove allestire le nostre scenografie. Abbiamo bisogno di affiancare ai nostri tecnici i tecnici televisivi, ai nostri registi i registi televisivi per la ripresa e il montaggio o la diretta. Un melting pot che può fare bene a tutte e due le discipline.
Abbiamo bisogno che il nostro lavoro e il nostro pubblico fatto da centinaia di migliaia di persone all’anno, che non esita a pagare tra i 15 e i 30 euro per sedersi nel buio di una sala, vengano riconosciuti come parte importante della società e che il nostro teatro non sia semplicemente ospitato come un parente nobile ma non interessante. Non c’è niente di più incandescente del racconto dell’essere umano, è un viaggio interstellare e merita un posto in prima fila.
Lei si chiederà perché mi rivolgo a lei nello stesso momento in cui si firmano giusti appelli, si avanzano proposte, si levano richieste, magari per interventi di sostegno alle persone che perdono il loro lavoro.
Io mi rivolgo a lei che, certo, non dispone di poteri di indirizzo immediato sulla televisione pubblica, perché possa sostenere un impegno straordinario della Rai, attraverso una semplice devoluzione dell’extragettito del canone, che non costi un solo euro di più agli utenti, ma che possa offrire loro un prodotto che riveste un grande valore, etico e culturale.
Mi rivolgo a lei e le chiedo attenzione sicura che a nessuno sfuggirebbe il significato di un grande gesto che metta insieme, nelle prossime fasi della nostra rinnovata vita nazionale, la cura di interessi materiali, importantissimi, con la difesa di quel gioco di ‘ombre’ che è finzione e al tempo stesso ‘racconto di un uomo che diventa racconto di tutta l’umanità’ e che compensi con il lavorìo interiore del ragionamento, del sentimento, dell’intelligenza, la freddezza di una vita raccontata da pixel.