L’odio contro i giornalisti non ha confini

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La professione di giornalista è sempre oggetto di scarsa tutela e a rischi di intolleranza, specie quando testimonia di atti sgraditi a chi intende prevaricare le regole. Fa pensare alle varie iniziative per modificare le norme con le strane richieste di aprire le chiese per i riti pasquali. Ne ho testimonianza da una collega giornalista di Fiume, Ilaria Rocchi della rivista Panorama che ha evidenziato un gravissimo episodio a danno della collega Živana Šušak Živković (cronista del Dalmatinski Portal) avvenuto nei pressi di Spalato nella parrocchia di Sirobuja di cui è originario San Leopoldo Mandic, venerato in Veneto.

È un piccolo posto nel circondario di Spalato, la città di Diocleziano. I tipi che manifestavano a sostegno del prete (il quale ha dichiarato di strafregarsene del fatto che il papa celebra messa in chiese vuote e ha detto alla giornalista “che se la porti via il diavolo”) avevano uno striscione con la scritta “za dom spremni”, pronti per la patria, grido di combattimento degli ustascia. Dai fatti di Pasqua è discesa la posizione chiara e decisa del ministro degli Interni della, Croazia, Davor Bozinovic, proprio in riferimento alla faccenda dei colleghi aggrediti in Dalmazia mentre stavano documentando le violazioni delle norme anti Covid 19 da parte di un parroco, che il giorno di Pasqua ha celebrato la messa alla presenza di diversi fedeli (recidivo, l’aveva già fatto la domenica delle Palme). Aggressione a “pubblico ufficiale”, così la tratteranno. Fioccate denunce contro il sacerdote e gli uomini che, cercando di impedire a una giornalista di fare il suo lavoro, le hanno schiacciato la mano con il portale della chiesa e rotto il cellulare. Si procederà anche nei confronti dei sostenitori del religioso, che hanno inveito contro i giornalisti con degli striscioni, esibendo torce e simboli contestabili. Gli aggressori, in base al nuovo codice penale che ha introdotto il reato contro persone che svolgono un lavoro di interesse pubblico, rischiano da 6 mesi a 3 anni di carcere, estensibili fino a 5 in caso di lesioni. Il ministro ha definito importante il lavoro svolto dai media non soltanto come informazione dell’opinione pubblica, ma anche nel fornire alle stesse autorità il quadro della situazione e a indicare, con le loro domande, aspetti su cui riflettere.

Al di là della doverosa solidarietà alla giornalista ferita e ai colleghi coinvolti resta la constatazione che in un clima di odio e di prevaricazione che sta spirando in vari paesi d’Europa, la funzione del giornalismo è insostituibile per dare il senso della verità e dei fatti che invece in varie forme molti vorrebbero occultare anche con irragionevoli arrampicate sugli specchi che dimostrano scarsa onestà intellettuale. Un tema importante per tutte le minoranze, comprese quelle linguistiche. Quella italiana in Croazia fa riferimento alla Voce del Popolo, quotidiano che, per il blocco dei confini imposto dall’emergenza sanitaria, non riesce più a essere consegnata nelle edicole della Slovenia (dove pure vive una minoranza italofona) e del Friuli Venezia Giulia.


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